Durante un discorso al Senato, il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, ha esposto la necessità di riformare la disciplina dei tirocini extracurriculari. Il tasso di disoccupazione giovanile continua ad impennare nella fascia 15-36 anni. Questo problema è legato a mancati provvedimenti normativi, i quali dovrebbero agevolare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Invece, piuttosto che aiutare i giovani, si alimenta in loro uno stato di precarietà. A causare questo stato di incertezza è il ricorso eccessivo a tirocini extracurriculari. Il più delle volte, sottopagati e poco formativi.
L’ Apprendistato come contratto principe di formazione
Questo è l’obiettivo che lancia il Ministro Orlando, al fine di arrestare il fenomeno della disoccupazione giovanile. Ma non solo. I giovani oltre a dovere godere di un’occupazione dignitosa, necessitano di essere realmente formati. Stage e tirocini spesso si rivelano tutt’altro che progetti di apprendimento. Finiscono per essere la soluzione più facile e conveniente per chi non vuole investire nei giovani.
E allora perché ci si lamenta dello skill mismatching? Perché assistiamo alla cosiddetta “fuga di cervelli”?
Innanzitutto, se c’è un disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e quelle realmente possedute dal lavoratore, è anche perché i ragazzi non sono correttamente guidati lungo il processo di Upskilling. Se è vero che i lavori stanno cambiando e che ruoteranno sempre più intorno al digitale, è anche vero che bisogna potenziare l’alternanza scuola-lavoro. A questo proposito, il Ministro Orlando ha affermato che 600 milioni del PNRR saranno destinati ai programmi di Upskilling e Reskilling.
Questi programmi mirano nel primo caso a sviluppare nuove competenze e nel secondo caso a riqualificare le proprie skills per svolgere determinate professioni. Ma affinché questo avvenga occorrono appunto delle normative in grado di tutelare e valorizzare i giovani. Quest’ultimi hanno bisogno di sapere di essere al centro delle riforme del lavoro. Altrimenti è ovvio che si sentano demotivati e decentrati dal loro stesso Paese.
La Riforma dei tirocini extracurriculari: l’apprendistato come forma contrattuale prediletta
Il Ministro del lavoro ha dichiarato che l’apprendistato dovrà essere la forma contrattuale prediletta dalle aziende. Stage e tirocini extracurriculari sono utili solo se concretamente orientati a percorsi di crescita. Se invece, l’obiettivo è circondarsi di stagisti solo per ottenere sgravi fiscali, per poi non confermare il loro inserimento in organico, allora i provvedimenti e sanzioni ci saranno eccome.
Quindi niente più stage? Questa la domanda che sta attanagliando milioni di giovani.
La legge di bilancio 2022, prevede che i tirocini extracurriculari siano una soluzione da adottare solo se si tratta di ragazzi molti distanti dal mondo del lavoro. Al punto tale da necessitare di una formazione professionale ad hoc.
Dunque, al fine di riformare la disciplina dei tirocini extracurriculari, i progetti formativi non devono più costituire l’unica strada per inserire diplomati e laureati nel mondo del lavoro. Non possono essere proposti a qualsiasi ragazzo/a. Servono dei criteri di selezione. Le persone più qualificate devono essere assunte con contratto.
Andrea Orlando ha sottolineato che dal 2014 al 2019 sono stati attivati 2 milioni di tirocini extracurriculari. Eppure, continua ad esserci una non-corrispondenza tra le skill dei giovani e quelle richieste dai datori di lavoro. Qualcosa non torna.
Colpa dei giovani? Vogliamo dare adito al cliché populista secondo cui le nuove generazioni sarebbero poco temprate al lavoro?
Ma sì, facile affibbiare la colpa ai ragazzi, renderli colpevoli di un sistema bacato e carente. Facile sottopagarli, metterli a paragone con genitori, zii, nonni e predecessori. Difficile invece, partire dalle basi, intercettare i problemi irrisolti di chi sta al vertice. Così come sembra essere difficile capire che ognuno è figlio del suo tempo.
E in questo tempo serve predisporre le condizioni affinché i giovani possano stare al passo con l’evoluzione del mondo del lavoro. Su questo però, ben si spera nel PNRR – Piano di Ripresa e Resilienza – il cui fine è quello di riempire tutti i vuoti strutturali dell’Italia.
Questo Piano di Ripresa e Resilienza mi auguro che venga rispettato alla lettera affinché la nostra “forza-lavoro” non fugga all’estero. E affinché i 3 milioni di Giovani Neet possano trovare uno scopo. I giovani Neet sono coloro che non studiano, non lavorano e non sono impregnati in formazione. Sono ragazzi senza sogni, né speranze. E che Paese è quello in cui vi abitano giovani senza un progetto di vita?
Un Paese in cui bisogna rifondare il valore del lavoro, proprio come quando è stato scritto “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”.
I principi insiti in questo primo articolo della Costituzione dovrebbero essere da monito per chi è alla guida di questo Paese e per tutti quelli che hanno il dovere di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona.
Emanuela Mostrato
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