Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno vissuto una trasformazione politica e sociale senza precedenti, con una polarizzazione estrema e una crescente insoddisfazione verso l’establishment. Donald Trump, con il suo approccio populista e nazionalista, ha incarnato e amplificato queste tensioni. Tanto che il partito repubblicano, quello di GW Bush ad esempio, sembra di sinistra in confronto a quello attuale di Trump. In Europa, fenomeni simili stanno emergendo, ma sono stati immediatamente bollati come una marea nera, come un pericolo fascista alle porte. Ma siamo sicuri sia davvero così?
Siamo sicuri che sia stata individuata la radice del problema? O siamo di fronte all’ennesima sinistra cieca e a media a cui l’attuale polarizzazione sta più che bene? Non potremmo ipotizzare un malcontento crescente verso una serie di tematiche che spaziano dalla gestione della pandemia di COVID-19 alle politiche green, dalla guerra in Ucraina alla percezione di un asservimento alla cultura woke e ai diritti LGBTQ+ e al politicamente corretto? In aggiunta, si sta diffondendo un crescente sentimento anti-atlantista e un odio nei confronti dell’UE e della NATO. Ho la sensazione cha ancora una volta certa politica e gran parte della stampa si stia soffermando su un dito invece che guardare la luna. Si continua a urlare al fascismo, ma urlare al lupo al lupo non è la ricetta giusta. La marea nera nasce dalla crisi prolungata della governance capitalistica.
“Ci hanno visto arrivare ma non sono riusciti a fermarci” ha dichiarato Giorgia Meloni dopo lo spoglio delle schede elettorali delle europee. Questa volta è difficile darle torto. Il problema è che l’altra politica non ha ancora compreso il problema. O forse, lo ha compreso e non ha intenzione di risolverlo. Perché il fascismo non si combatte gridando “arrivano i fascisti” ma sradicando il terreno fertile, o forse il concime, che permetterà che attecchisca nuovamente.
Il Fascismo in Europa potrebbe essere una scusa?
Cerchiamo di tenere una posizione equilibrata e distaccata e tracciamo un parallelismo tra ciò che accade negli USA con Trump e in Europa.
Insofferenza per la gestione della pandemia di COVID-19
Durante la pandemia, l’Europa ha seguito una traiettoria simile a quella degli Stati Uniti, con una serie di lockdown, obblighi di mascherine e vaccinazioni che hanno messo a dura prova la pazienza dei cittadini. Negli USA, Trump ha capitalizzato su questo malcontento, criticando le misure restrittive e promuovendo una visione di libertà individuale. In Europa, leader come Matteo Salvini in Italia e Marine Le Pen in Francia hanno adottato un approccio simile, criticando le restrizioni e guadagnando consensi tra coloro che si sentivano oppressi dalle misure governative. Le piazze europee, da Parigi a Berlino, da Roma a Londra, si sono riempite di manifestanti che urlavano la loro frustrazione contro un sistema percepito come oppressivo e incapace di gestire la crisi sanitaria senza sacrificare le libertà individuali.
Gestione della guerra in Ucraina
La guerra in Ucraina ha portato tensioni non solo sul campo di battaglia, ma anche nelle case europee. Con i prezzi dell’energia alle stelle e l’inflazione galoppante, molti cittadini europei si chiedono perché devono pagare il prezzo di una guerra che non sentono propria. Negli Stati Uniti, Trump ha spesso criticato l’intervento americano in conflitti esteri, promuovendo un approccio più isolazionista. In Europa, figure come Viktor Orbán in Ungheria e Marine Le Pen in Francia hanno espresso scetticismo sulle sanzioni contro la Russia, promosse come un atto di solidarietà con Kiev ma viste da molti come un boomerang che torna indietro con una forza devastante sulle economie nazionali. Così, mentre gli Stati Uniti si dibattono tra falchi e colombe, l’Europa rischia di fratturarsi ulteriormente sotto il peso di scelte geopolitiche che sembrano fatte per compiacere Washington piuttosto che per proteggere gli interessi europei.
Politiche green e transizione ecologica
Le politiche green sono diventate il nuovo campo di battaglia politico. I governi europei, nel tentativo di rispettare gli ambiziosi obiettivi climatici, stanno imponendo regolamentazioni stringenti e costose. Negli USA, Trump ha sempre criticato le politiche ambientaliste, considerandole dannose per l’economia. In Europa, leader come Salvini e Orbán stanno seguendo una linea simile, criticando le normative ambientali che vedono come un ulteriore fardello per le economie nazionali. I contadini francesi, gli operai tedeschi e gli imprenditori italiani percepiscono le normative ambientali come un ulteriore fardello che rischia di soffocare le loro attività economiche. E mentre Greta Thunberg viene osannata dai media mainstream, nelle campagne e nelle periferie cresce il risentimento contro quella che viene percepita come un’ennesima imposizione dall’alto.
Politicamente corretto e cultura woke
Il politicamente corretto e la cultura woke, nati negli Stati Uniti, hanno rapidamente attraversato l’Atlantico. Negli USA, Trump ha combattuto apertamente contro il politicamente corretto, vedendolo come una minaccia alla libertà di espressione. Le università europee, le aziende e persino le istituzioni pubbliche sono state investite da questa ondata di moralismo progressista. Ma non tutti sono disposti ad abbracciare questa nuova ortodossia. In Italia, Francia, Germania e oltre, cresce la resistenza contro un sistema che sembra più interessato a insegnare ai bambini il gender fluid che a migliorare l’istruzione di base. Le battaglie culturali contro la “cancel culture” e il revisionismo storico sono diventate il pane quotidiano di una politica sempre più polarizzata.
Asservilismo nei confronti della lobby gay
Infine, l’Europa si trova a fare i conti con un’asfissiante presenza delle lobby LGBTQ+. Mentre i diritti delle minoranze sessuali dovrebbero essere garantiti e rispettati, molti cittadini percepiscono un’overdose di politiche pro-LGBTQ+ come un’intrusione nelle loro vite quotidiane. Negli USA, Trump e i suoi sostenitori hanno criticato duramente queste politiche, vedendole come un attacco ai valori tradizionali. Eventi come il Pride sono visti non solo come celebrazioni dei diritti, ma anche come strumenti di propaganda che cercano di sovvertire le tradizioni culturali e religiose radicate da secoli. In Polonia, Ungheria e anche in Italia, la resistenza contro queste influenze è diventata un cavallo di battaglia per partiti populisti e conservatori.
Sentimento anti-atlantista e odio verso l’UE e la NATO
Un ulteriore elemento di tensione è il crescente sentimento anti-atlantista. Molti europei sono stanchi di vedere i loro paesi agire come vassalli degli Stati Uniti, sia in ambito politico che militare. Negli USA, Trump ha spesso criticato la NATO e l’UE, vedendole come inutili fardelli per gli interessi americani. L’odio verso l’UE e la NATO è alimentato dalla percezione che queste istituzioni lavorino più per gli interessi di Washington che per quelli del popolo europeo. La Brexit è stata solo il primo segnale di questa disaffezione, e movimenti simili stanno guadagnando terreno in altri paesi. L’idea che Bruxelles e Washington siano in combutta per imporre un’agenda globalista è sempre più radicata, portando a un rifiuto delle politiche promosse da queste entità.
Siamo sicuri che il pericolo fascismo risieda solo a destra?
La grande ondata antisemita che ha travolto l’Europa in questi mesi ci mostra un antisemitismo moderno, che esclude gli ebrei dalle università e li riduce al silenzio. Questo sentimento pervade tanto l’Europa quanto gli Stati Uniti, dove un crescente movimento chiede di bandire Israele dalle istituzioni accademiche.
Chi osa sfidare la moralizzazione della cancel culture e del politicamente corretto viene ostracizzato e cancellato, in una nuova forma di ostracismo che ricorda i meccanismi del totalitarismo. Questa cultura della cancellazione, che estromette individui dalle cerchie sociali e professionali per dichiarazioni o atti ritenuti offensivi, colpisce figure pubbliche, brand e prodotti di consumo. Da “Via col vento,” rimosso dal catalogo HBO e poi riammesso con una introduzione pedagogica, a Pepé Le Pew, escluso dal sequel di Space Jam per presunto maschilismo e molestie, fino al caso emblematico di Kevin Spacey, questa dinamica è all’ordine del giorno.
Non è forse tutto ciò una nuova forma di fascismo?
Giovanni Scafoglio
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