Aprile 28, 2024
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Nell’ultima versione del piano per il PNRR risultano tagliati 36mila posti negli asili nido. La documentazione inviata il 30 Giugno (ultima data utile per la consegna) ha visto infatti una drastica riduzione dei posti disponibili per i bambini da 0 a 3 anni.  Dai 264.480 posti, si è passati a poco più di 228.000. Nonostante la promessa da parte del governo di investire 4,86 miliardi di euro per realizzare numerosi asili nido. La Commissione Europea infatti, ha precisato che i fondi debbano essere destinati alla realizzazione  di nuove strutture piuttosto che una riqualificazione di quelle già esistenti.

La Commissione Europea ha più volte tirato le orecchie all’Italia sulla questione fondi PNRR, non solo per l’inesattezza di alcuni progetti, ma anche per una inadeguatezza nel gestire le risorse a disposizione.

Tra queste quelle destinate agli asili nido, che ora vedono tagliati 36mila posti. Già nel 2002, il Consiglio Europeo di Barcellona sugli asili nido ha stabilito 2 obiettivi, in termini di diffusione di servizi per l’infanzia. Gli stati membri devono impegnarsi a fornire servizi adeguati all’infanzia ad almeno il 33% dei bambini sotto i 3 anni, e ad almeno il 90% dei bambini di età compresa fra i 3 anni, e l’età dell’obbligo scolastico (target che in Italia riguarda le scuole per l’infanzia). Dopo l’emergenza COVID19 entrambi gli obbiettivi sono stati aggiornati. Con il Consiglio Ue del Febbraio 2021 si è passati dal 33 al 45% per gli asili nido e dal 90 al 96% per le altre fasce di età scolare. L’Italia è riuscita a qualificarsi al quinto posto nella lista di Stati europei che garantiscono un adeguato numero di posti negli asili nido. Quando la soglia si è alzata al 45% è emersa la già nota disparità tra Nord e Sud del nostro paese.

Sono 6 le regioni  che superano la soglia del 33%, e si trovano tutte nell’Italia centro-settentrionale

Umbria, con 44 posti ogni 100 bambini 0-2 anni, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta con una quota superiore al 40%, e poi Toscana, Lazio e Friuli-Venezia Giulia. L’offerta in 3 regioni del Sud (Campania, Calabria e Sicilia) si attesta poco sopra la soglia dei 10 posti ogni 100 bambini. La Campania detiene un piccolo record in positivo con l’incremento dei posti disponibili: da 10.000 nel 2013, ai 15.000 nel 2020. Ovviamente non basta per dire che l’emergenza posti sia acqua passata. E i nuovi tagli disposti nel progetto fondi PNRR non fanno ben sperare.

PNRR significa Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Resilienza è un termine di cui si è ampiamente fatto uso soprattutto durante l’emergenza COVID19. La resilienza in psicologia è la capacità dell’essere umano di superare un evento traumatico o un periodo prolungato di difficoltà. E noi Italiani in generale, e del Sud in particolare, di resilienza ne abbiamo a profusione. Sebbene la resilienza sia una dote che più o meno abbiamo tutti, la strumentalizzazione che ne è stata fatta, l’ha portata quasi a perdere di significato, trasformandola da capacità di gestire le avversità a rassegnazione.

In particolar modo per noi cittadini del Sud Italia, dove ogni risorsa che dovrebbe essere basilare diventa quasi una chimera, la resilienza non è soltanto destreggiarsi con le mille difficoltà quotidiane che una donna- madre -lavoratrice incontra sul suo cammino. Il fatto che siano stati tagliati dal PNRR tagliati 36000 posti asili nido, riguarda tutte le madri Italiane (se consideriamo le quote rosa all’interno delle aziende e il divario salariale).  In una parte di Italia che da sempre è penalizzata da un punto di vista economico-sociale, la resilienza non è soltanto una dote ma una conseguenza. L’evento di difficoltà prolungato per chi vive dalla Basilicata in giù dura da oltre un secolo.

Paola Aufiero

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