Aprile 30, 2024
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Si parla tanto del fenomeno delle Grandi Dimissioni e quindi del coraggio di chi sceglie di cambiare lavoro per inseguire il proprio benessere psichico. Però, si parla troppo poco di chi invece questo coraggio non ce l’ha, di chi versa in una condizione di stress e ansia. Un’ indagine di Mindwork – Well being in progress, ha rilevato che l’85% delle persone soffre di ansia e insonnia a causa del lavoro. E ancora, secondo un’indagine dell’Organizzazione mondiale della sanità entro il 2030 andranno persi 12 miliardi di giorni di lavoro a causa dell’ansia. Sono dati preoccupanti e che danno evidenza che probabilmente non si è presa coscienza dell’importanza della salute sul lavoro.

La paura di non avere alternative

Indubbiamente la paura di restare senza un’occupazione può frenare qualsiasi cambiamento. Ma la paura è l’anticamera del coraggio, è segnale di un’energia che deve essere solo sprigionata. È sintomo del nostro essere al mondo ed esistere vuol dire “uscire fuori” alla ricerca della propria felicità. Non si può soccombere a questo dovere quando si ha la consapevolezza di non stare bene. 

La sicurezza della zona di comfort, del contratto a tempo indeterminato non deve impedire di guardare oltre e intorno a sé. Le alternative esistono, solo che a volte ci convinciamo del contrario per il timore di sbagliare. Il cambiamento spaventa, perché siamo abituati a vivere nella routine che ci arreca certezza e stabilità. Ma se quella stabilità non ci rende sereni né nella vita privata né in quella lavorativa, vuol dire che il cambiamento è necessario. Vuol dire che in fondo così stabili non siamo. 

Si è piuttosto in bilico tra due estremità: la paura di lasciare il “posto fisso” e la voglia di trovare un’occupazione che ci renda sereni.

Salute mentale e posto fisso non sempre combaciano

Rimandando la scelta giusta per noi, ci si condanna all’infelicità, si resta legati alle catene delle convenzioni sociali, quelle che spingono a pensare di tenersi stretto il “posto fisso”. Dimenticando che il “posto fisso” è quello in cui alberga l’entusiasmo. Il posto che bisogna reputare come fisso è quello in cui si fiorisce, proprio come un fiore in una prateria.

Eppure, nonostante i tanti cambiamenti del mondo del lavoro, esistono ancora realtà organizzative che trascurano il benessere psicologico dei propri collaboratori. Realtà che declamano di essere leader di mercato, ma non leader della qualità della vita delle persone. 

Un piano B esiste

“Troppo poco” è il podcast di Bianca Cavallini e Luna Esposito, nato con l’obiettivo di porre l’accento sulla centralità della salute mentale nei luoghi di lavoro. 

Bisogna dare una voce a tutti coloro che vivono una situazione di malessere legata alla vita lavorativa. Queste persone hanno bisogno di sapere che non sono sole, che il mondo fuori le aspetta, che un piano B esiste.

Allo stesso modo, le aziende incuranti dell’integrità psicofisica dei propri lavoratori, devono sapere che non potranno andare lontano. Che prima di produrre risorse finanziarie, devono produrre capitale umano, sociale, culturale.

Le imprese hanno il dovere di curare la dimensione psicologica e sociale dell’ambiente lavorativo. Non bastano il miglior livello contrattuale e un’adeguata retribuzione. E’ necessario vivere in un contesto organizzativo congeniale con il proprio sistema valoriale

Stare bene sul luogo di lavoro significa nutrire stima nei confronti dei propri colleghi e superiori. Significa affrontare le attività giornaliere con serenità e tranquillità. Indubbiamente arrivano per tutti momenti complicati, in cui si fa fatica a gestire il carico di lavoro. Ma se persiste uno stato di ansia e malumore, vuol dire che il lavoro influenza negativamente il proprio benessere psicofisico.

E quando si è consapevoli di stare male, bisogna trovare la forza di dire “basta”. Di indietreggiare solo per consentire a noi stessi di ritrovare le energie fisiche e mentali. La società contemporanea richiede di accogliere e guidare le trasformazioni del mondo del lavoro. E questi cambiamenti sono mossi dalla necessità di privilegiare la visione umana del lavoratore, prima anche che quella performativa. 

“Oggi, e questa è una grande novità, il lavoro non lo si deve solo cercare, ma lo si può anche inventare, e le giovani generazioni hanno, rispetto a quella a cui appartengo,  un ventaglio di possibilità straordinario. La vita va creata e scoperta anche là dove non si prevede”.

Queste le parole di Paolo Crepet nel libro “Prendetevi la luna”. La vita va creata e scoperta, è proprio così. Quindi, abbandonate la paura di non avere altre alternative e scoprirete che oltre l’ovvio c’è una mare di possibilità che vi aspetta. 

Emanuela Mostrato

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