La velocità con cui l’intelligenza artificiale si sta facendo spazio nella vita delle persone è spaventosa. Una nuova frontiera tecnologica che assiste gli utenti in ogni richiesta. A partire dalla scrittura automatica di testi, fino alla ricerca di relazioni ed emozioni artificiali. Il mondo digitale continua a partorire strumenti che offrono senz’altro comodità e semplificazione alla propria vita. Di contro però, l’incedere delle intelligenze artificiali rischia di spegnere le principali facoltà cerebrali dell’uomo. Cosa ne sarà delle abilità intellettive, dell’alfabeto emotivo, del desiderio di stringersi e guardarsi negli occhi?
Stiamo tristemente delegando ad un assistente artificiale le nostre capacità umane
Eppure, la nostra specie dovrebbe distinguersi per la potenzialità di produrre arte, cultura, innovazione. Invece, tutta questa potenza generativa del nostro cervello sta appiattendosi a causa dell’AI. I chatbot stanno del tutto sostituendosi all’uomo ed è preoccupante che molti giovani e adolescenti preferiscano un algoritmo ad una persona in carne e ossa. L’utilizzo esasperato dell’intelligenza artificiale anestetizza le emozioni e nega al pensiero la possibilità di evolvere.
Queste tecnologie assimilano il linguaggio umano e forniscono agli utenti le risposte che desiderano ricevere. Non sono altro che contenitori soverchianti di dati che noi stessi restituiamo all’universo digitale. Di reale non c’è nulla, se non il pericolo di abituarsi ad uno stile di vita svuotato di senso.
“Un mondo di connessi alla rete che parleranno non con altri, ma con dei se stessi digitali, gente che fa ricerca senza scoprire, innovazione senza scalpore” (Paolo Crepet).
L’AI di Replika
L’applicazione Replika è la dimostrazione della follia che si cela dietro alla creazione di questi robot di compagnia. Si tratta di un’app che crea chatbot personalizzate per offrire sostegno psicologico alle persone in difficoltà. Questo servizio (che ha registrato due milioni di iscritti) si è rivelato nocivo per bambini e adolescenti che hanno affidato ad un algoritmo le criticità del loro percorso di crescita. Guido Scorza, Garante della privacy, ha denunciato e bloccato l’utilizzo di Replika.
L’app non forniva nessuna tutela ai minori, anzi da alcuni racconti i bot erano pedoporngrafici e molesti. Sono stati causati molti danni psichici agli utenti registrati. Qualcuno è arrivato persino ad uccidere.
A tal proposito, Guido Scorza ha affermato:
“Così non si può andare avanti: i servizi digitali schiuderanno anche ai nostri figli straordinarie opportunità che noi non abbiamo mai avuto ma se non corriamo ai ripari il prima possibile ci ritroveremo a contare più vittime innocenti di quante non ne abbiamo contate sin qui.”
Il riparo dovrebbero essere le istituzioni primarie: la famiglia e la scuola
Se molti ragazzi preferiscono chiudersi in casa e parlare con il proprio gemello digitale, piuttosto che uscire e fare esperienze, significa che i processi educativi sono segnati da falle enormi.
Crepet parla di “Pedagogia dell’indifferenza” proprio per indicare l’assenza di percorsi educativi in grado di fornire ai giovani una direzione di senso. Gli adulti dovrebbero interrogarsi sulla loro capacità di educare e istruire. Si punta sempre il dito contro le nuove generazioni. Ma il “mondo dei grandi” si chiede mai cosa sta sbagliando? Qual è l’esempio che sta consegnando a chi ha bisogno di una bussola per il futuro?
Jodi Halpern, professore di bioetica presso l’Università della California a Berkeley, sostiene che le aziende non dovrebbero fare business grazie all’intelligenza artificiale, perché l’ AI impatta negativamente sulla vita amorosa e sessuale delle persone. Sempre Halpern afferma che bisognerebbe ridefinire le strategie di marketing dei chatbot. Non possono essere definiti “compagni di vita”, piuttosto “diari digitali”. È raccapricciante l’idea di sostituire l’umano con un algoritmo che non è affatto un compagno, quanto un nemico della nostra libertà intellettuale e sentimentale.
Al momento esistono pochi protocolli etici che regolano l’utilizzo delle intelligenze artificiali. Fermare questa nuova frontiera è impossibile, perché si appresta a dominare la scena degli spazi digitali. A maggior ragione, genitori e insegnanti svolgono un ruolo essenziale nel guidare i giovani alla fruizione consapevole di questi strumenti.
Non si può restare impassibili di fronte a ragazzi che lasciano la loro esistenza alla mercé di tecnologie che creano dipendenza e atrofia cerebrale.
È tempo di rimediare, prima che sia troppo tardi.
Emanuela Mostrato
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