Aprile 29, 2024
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Alla fine del mese scorso, la Commissione Affari Costituzionali e Lavoro della Camera ha approvato a larga maggioranza un emendamento che propone di eliminare l’uso della parola razza dai documenti della Pubblica Amministrazione e che essa venga sostituita dalla parola ‘nazionalità’.” Questa importante decisione segna un punto di svolta in un processo avviato da almeno un decennio, coinvolgendo anche la Costituzione italiana (articolo 3). L’impegno di istituzioni come l’Istituto Italiano di Antropologia, la Sapienza Università di Roma e il comunicatore scientifico Pietro Greco ha contribuito a spingere verso questa importante trasformazione. Tale notizia pubblicata da Huffpost ha scatenato le ire di “ok boomer” e affini che stracciandosi le vesti farneticano urlando “e allora la costituzione?” e “allora il mio barboncino?”.

Cari amici state calmi, potrete ancora leggere libri e usare la parola razza. Si tratta solo di eliminare la parola dai documenti della pubblica amministrazione

Per quanto incredibile è successo! La Commissione Affari Costituzionali e Lavoro della Camera ha messo in moto una rivoluzione linguistica a larga maggioranza. Hanno votato a favore dell’abolizione della parola razza dai documenti della Pubblica Amministrazione, sostituendola con nazionalità. È un passo audace, un segnale che qualcosa sta cambiando nella nostra società.

Eliminare la parola razza è il risultato di un processo che dura da almeno un decennio, coinvolgendo il mondo accademico, come l’Istituto Italiano di Antropologia e la Sapienza Università di Roma, e figure di spicco come Pietro Greco, un grande comunicatore scientifico. L’obiettivo è chiaro: rimuovere il termine razza dal nostro linguaggio e dai documenti pubblici, non solo per ragioni culturali, pedagogiche e storiche, ma anche politiche ed etiche. Vogliamo dimostrare che questa categoria tassonomica non ha più posto nel nostro dizionario scientifico antropologico.

Ma veniamo alle considerazioni che tanto stanno a cuore a chi urla allo scandalo, alla cancel culture, alla censura, al pensiero unico, al proprio barboncino e all’immancabile “e allora la costituzione?”

Perché non è cancel culture

Nel caos di questa società folle, alcuni si scandalizzano all’idea di eliminare la parola razza. Ma smettiamola! Non stiamo cancellando nulla, stiamo solo dicendo basta alle stronzate che ci hanno tenuto divisi. Eliminare quella parola razzista non è “cancel culture”, è un gesto audace per abbattere l’ignoranza e l’odio. Un concetto fallace che ci ha solo portato a discriminare e odiare. Eliminare questa parola spaventa solo gonzi, boomer e razzisti. Apre le porte a una comprensione più profonda della nostra umanità condivisa. Non stiamo cancellando, stiamo cercando di risvegliarci dall’ignoranza.

Non è censura

Non sarebbe affatto censura, si starebbe solo cercando di scrollar di dosso il peso di un concetto dannoso che ci ha tenuto divisi per troppo tempo. Eliminare razza non è censura, è una mossa coraggiosa per rompere le catene dell’ignoranza e dell’odio. Non facciamo gli zucconi pronti a piangere la perdita di una parola vuota di significato. Apriamo le porte a una comprensione più profonda della nostra umanità condivisa, sfidando le false distinzioni che ci hanno separato per troppo tempo. Non lasciamoci ingannare dai gufi che gridano “censura”. Questo non è un negare la realtà, ma un’affermazione di libertà e uguaglianza. È un invito a guardare oltre le superfici e ad abbracciare la bellezza della diversità umana.

Non ha niente a che fare con il pensiero unico o con il politically correct

Non si cerca di spazzare via una parola solo per accontentare una folla di finti progressisti. Si prova a rompere le catene di un concetto razzista che ha avvelenato le nostre menti per secoli. Eliminare “razza” non è un atto di conformismo ipocrita, è un’azione radicale per sfidare i limiti mentali e costruire una società più inclusiva. Non lo si fa per ottenere l’approvazione degli intellettuali da salotto o delle anime timorate. Lo si fa per smettere di classificare le persone in base a etichette fuorvianti. Quindi, smettiamola di etichettare questa lotta come politically correct, perché non c’è nulla di politicamente corretto nel cercare di abbracciare la diversità e l’uguaglianza.

E il mio cane di razza?

Ah, la parola “razza” negli animali domestici, una vera e propria giungla linguistica! Sai, quando pensiamo alle razze di animali domestici, ci vengono in mente una serie di immagini: cani dalle diverse conformazioni, gatti con mantelli variopinti e persino pesci con colorazioni esotiche. Ma cosa significa davvero “razza” quando si tratta di animali domestici? Bene, mio caro lettore, ti dirò una cosa: non è così semplice come sembra. La parola “razza” viene utilizzata per descrivere gruppi di animali che condividono caratteristiche fisiche e genetiche simili, che si sono sviluppati attraverso la selezione umana nel corso del tempo. Non in natura. Non dovrebbe essere difficile da comprendere.

Eh ma la Costituzione…

La parola “razza” è stata inserita nella Costituzione italiana non per promuovere o legittimare il razzismo, ma piuttosto per riconoscere la diversità etnica e culturale all’interno del nostro Paese. Ora, lascia che ti dica una cosa: la parola “razza” nel contesto costituzionale non è un invito a discriminare o a trattare le persone in base alle loro caratteristiche fisiche o etniche. Al contrario, la nostra Costituzione promuove l’uguaglianza, la dignità e i diritti di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro “razza” o origine. Quindi, se pensi che la parola “razza” nella Costituzione giustifichi il razzismo, amico mio, ti sbagli di grosso. La nostra Costituzione mira a proteggere e promuovere l’uguaglianza e l’inclusione di tutti gli individui, perché solo così possiamo costruire una società migliore. Quindi, smettiamo di cercare scuse per giustificare l’odio e apriamo la tua mente all’accettazione e alla diversità.

Eliminare la parola razza dai documenti pubblici potrebbe essere l’inizio di un cammino più ampio

Sarebbe un segnale di speranza che stiamo finalmente affrontando il nostro passato di pregiudizi e ignoranza. Chi vi scrive auspica che questa decisione possa influenzare anche altri ambiti, come l’istruzione, i media e il dibattito pubblico.

La strada è ancora lunga, ma dobbiamo continuare a educarci, a combattere le discriminazioni e a promuovere una società basata sulla parità e sulla comprensione reciproca. Abbiamo bisogno di un linguaggio che celebri la nostra diversità e ci unisca come esseri umani, non che ci divida.

È ora di abbandonare il concetto di razza e abbracciare la nostra umanità comune.

Giovanni Scafoglio

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