Ottobre 10, 2024
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Free Congo. Stop the genocide. Romelu Lukaku, calciatore belga di madre congolese, ha lanciato tramite i propri social un messaggio al termine del match della Roma (squadra nella quale milita) contro il Feyenoord. L’attaccante ha postato la foto della sua esultanza dopo il gol agli olandesi, in cui per ‘celebrare’ la sua rete ha ripetuto il gesto che usavano fare nella recente Coppa d’Africa, durante l’esecuzione dell’inno, i giocatori della Repubblica Democratica del Congo. Il riferimento è al Genocidio dimenticato in Congo.

Il conflitto nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) è uno dei più sanguinosi e complessi del nostro tempo, eppure rimane largamente trascurato dalla comunità internazionale e dai media. Questa crisi, che dura da decenni, ha radici profonde e molteplici che meritano un’analisi dettagliata.

Le cause del conflitto in Congo

La crisi congoles trae origine da una combinazione di fattori storici, politici ed economici. L’eredità del colonialismo belga, che ha lasciato il paese con confini artificiali e tensioni etniche, è stata esacerbata da decenni di malgoverno e instabilità politica. La vasta ricchezza mineraria del Congo ha attratto l’interesse di attori interni ed esterni, spingendo gruppi armati nazionali e stranieri a competere per il controllo di queste risorse preziose. Tali dinamiche hanno alimentato conflitti prolungati, caratterizzati da una violenza brutale e indiscriminata contro la popolazione civile.

Perché è definito genocidio

Alcuni episodi del conflitto in Congo sono stati descritti come genocidio, soprattutto quando specifici gruppi etnici sono stati presi di mira in maniera sistematica e intenzionale. La distruzione di intere comunità, l’uso della violenza sessuale come arma di guerra e il massacro di civili sono elementi che, per alcuni analisti, configurano il genocidio. Tuttavia, la complessità del conflitto e la molteplicità degli attori coinvolti rendono difficile una classificazione univoca.

Il computo totale delle vittime

Le stime sul numero di vittime variano notevolmente, ma il Comitato Internazionale di Soccorso ha calcolato che tra il 1998 e il 2007, il conflitto ha causato circa 5,4 milioni di morti, rendendolo uno dei conflitti più mortali della storia moderna. La maggior parte di queste morti non è stata causata direttamente dalla violenza, ma dalle conseguenze indirette del conflitto, come malattie, carestie e il collasso dei servizi essenziali.

:A differenza del conflitto israelo-palestinese, che riceve ampia copertura mediatica e attenzione politica internazionale, il conflitto in Congo è spesso descritto come una “guerra dimenticata”. Questa discrepanza può essere attribuita a vari fattori, tra cui la complessità del conflitto congolese, che sfida narrazioni semplicistiche, e l’assenza di una chiara “narrazione” geopolitica che coinvolga direttamente gli interessi delle grandi potenze.

Il conflitto in Congo rappresenta una delle crisi umanitarie e geopolitiche più gravi e meno comprese dei nostri tempi. La sua natura prolungata e complessa, unita alla mancanza di attenzione mediatica e politica, ha lasciato milioni di persone vulnerabili a violenze indicibili. È imperativo che la comunità internazionale rinnovi il suo impegno per comprendere, affrontare e risolvere le radici profonde di questa crisi, in modo da offrire al popolo congolese una speranza di pace e stabilità.

Ciò che lascia, ancora una volta, l’amaro in bocca è l’ennesima conferma che esistono guerre di serie A, B e C. Così come donne, bambini e morti dimenticati.

Ginevra Leone

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