Gianluigi Buffon, tra i più forti portieri della storia italiana è ufficialmente il capo delegazione della nazionale italiana di calcio. Probabilmente con merito visto i suoi trascorsi ideologici e morali partendo da un diploma falso e fino agli slogan fascisti.
Tuttavia, dietro l’aura di grande campione e l’immagine di un professionista impeccabile, si nasconde un lato di Buffon caratterizzato da ombre
Buffon e gli slogan fascisti
Uno dei momenti più controversi è stato il suo giro di campo con una maglietta che recava la frase: “Boia chi molla” mentre giocava ancora per il Parma. Questa espressione è legata agli ambienti neofascisti e gli costò un deferimento disciplinare. Buffon cercò di giustificarsi affermando di non conoscere il significato della frase, ma considerando la sua conoscenza della storia italiana e della cultura generale, è difficile credere che fosse solo una questione di ignoranza.
Un’altra controversia riguarda la scelta del numero di maglia 88 al Parma, un numero associato all’Hitlerismo. L’ottava lettera dell’alfabeto è H, quindi 88 diventa HH, abbreviazione di “Heil Hitler”. Solo dopo le pressioni di diverse associazioni, Buffon optò per il numero 77. Questo errore sembrerebbe derivare dalla sua educazione limitata, avendo abbandonato gli studi alla seconda superiore senza mai ottenere il diploma, nemmeno da privatista. La sua ambizione lo portò persino a iscriversi alla facoltà di legge, ignorando il requisito fondamentale del diploma.
Fiero di essere italiano
Con l’età, ci si sarebbe aspettati che gli errori giovanili fossero solo un lontano ricordo, ma Buffon ha continuato a collezionare controversie. Si è visto coinvolto nello scandalo delle scommesse, senza mai ammettere la propria responsabilità, preferendo incolpare una “Italia bigotta”. Nel 2006, durante i festeggiamenti per la vittoria del Mondiale, ha esibito uno striscione con la scritta “Fieri di essere italiani” accompagnata da una croce celtica, un simbolo spesso utilizzato da gruppi di estrema destra.
Le scommesse milionarie di Buffon
Quattordici assegni per un importo complessivo di 1 milione e 580 mila euro; quattordici assegni, staccati da gennaio a settembre del 2010, che portano la firma del portiere della nazionale Gianluigi Buffon e che arrivano a una tabaccheria di Parma che funziona anche come ricevitoria per scommesse sportive. Denaro che si ipotizza possa essere servito a scommettere. Un’attività che, anche quando legalmente, è assolutamente proibita per ogni tesserato della Federcalcio.
Un bidone al posto del cuore
Le sue dichiarazioni non sono state da meno. Una delle più recenti è stata quando accusò l’arbitro della partita tra Juventus e Real Madrid di non avere cuore, sostenendo che avesse “un bidone dell’immondizia al posto del cuore.” Questa reazione emotiva e vittimistica non è stata in linea con il comportamento esemplare che ci si aspetta da un campione. È interessante notare che Buffon stesso ha criticato gli avversari per comportamenti simili.
Nel comunicato della Federazione si legge che Buffon “sarà anche coinvolto nelle iniziative che la Federcalcio promuove nelle scuole per promuovere i valori della nazionale”. Un testimonial perfetto che potrà insegnare i tipici valori italici: lealtà sportiva, ideali cristiani, anti fascismo e rispetto per le istituzioni e la scuola.
“IO FASCISTA? NON SO COME RISPONDERE SE NON CHE MI SENTO E MI SONO SEMPRE SENTITO ORGOGLIOSO DI RAPPRESENTARE IL MIO PAESE” Gigi Buffon!
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