Aprile 24, 2024
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Politica e televisione: la coppia perfetta, un sodalizio robusto, vincente e di beneficio reciproco.

Anche se la politica serve per amministrare e governare lo stato, e la televisione è l’intrattenitore per eccellenza, spesso queste due entità così diverse viaggiano in coppia.

Ma noi, spettatori di questa unione, ci guadagniamo o ne subiamo le conseguenze?

Vediamo come e perché televisione e politica si sono trovati.

La RAI

Sono ormai lontani i tempi in cui la RAI deteneva il monopolio della televisione.

All’epoca del 1954, le trasmissioni RAI erano poche e trasmesse solo in alcune ore della giornata. L’analfabetismo era un problema e la RAI aveva il compito di informare ed educare i cittadini.

Il linguaggio televisivo era sobrio, semplice e vigeva il divieto di non usare parole volgari.

Il tutto venne mantenuto fino alla fine degli anni ’70 quando un uomo di affari milanese ebbe un’intuizione.

Silvio Berlusconi

Con Berlusconi la situazione televisiva viene stravolta, mettendo in crisi il monopolio RAI, perché viene offerta una programmazione completamente nuova.

La legge vietava la trasmissione via etere da parte di emittenti private, ma Berlusconi aggirò la cosa trasmettendo via cavo programmi registrati.

La RAI sporse denuncia verso la Fininvest (oggi Mediaset), ma grazie a vari decreti emanati dall’amico e all’epoca Presidente del Consiglio Bettino Craxi, per tutti gli anni ’80 Berlusconi riuscì a trasmettere sul territorio nazionale.

È però la Legge Mammì del 1990 che apre a tutte le aziende private la possibilità di trasmettere programmi televisivi fino a un massimo di tre canali.

L’effetto di tale legge fu di fatto quello di consolidare il duopolio RAI-Fininvest, in quanto non esistevano emittenti private in grado di possedere tre canali.

Berlusconi riuscì ad accaparrarsi i personaggi più amati della televisione italiana di quel tempo: Mike Bongiorno, Marco Columbro, Loretta Goggi e la coppia Mondaini-Raimondo. Rubò ascolti alla RAI con programmi quali Dallas, Buona Domenica, Non è la Rai e Drive in.

Ispirandosi alla televisione commerciale americana e cogliendo le esigenze dei giovani della “Milano da bere”, annoiati dai programmi educativi RAI e da un linguaggio démodé, Berlusconi portò in Italia un format di televisione basato prevalentemente sull’intrattenimento.

La tv, infatti, non doveva più solo istruire, ma soprattutto divertire.

Ed è in questi termini che si sviluppa un nuovo genere televisivo: infotainment.

La politica e la televisione, anche se di natura diversa, sono da tempo la coppia perfetta e di beneficio reciproco. Ma noi? Ci guadagnano da questa unione?;Francesca Bazzoni; infointaiment; polintaiment

Infotainment

Infotainment è un neologismo composto dalle parole informazione (information) e intrattenimento (entertainment) (G. Mazzoleni, A. Sfardini – Politica Pop – Il Mulino, Bologna, 2009).

Lo scopo è quello di rendere più leggere e appetibili le notizie serie. Come? Utilizzando un tono sensazionalistico, tipico dei giornali scandalistici.

L’offerta televisiva è infatti molto ampia e un programma di informazione non ha altra scelta che mischiare i suoi contenuti con l’intrattenimento, se non vuole perdere i suoi spettatori.

I talk show rispondo bene alla categoria dell’infotainment.

Nei talk show, di solito, troviamo personaggi esperti del tema della puntata (politici, avvocati, professori) e personaggi non necessariamente competenti. Questi ultimi hanno lo scopo di bilanciare il tutto ed evitare che la trasmissione risulti troppo pesante.

Il conduttore fa da ponte fra gli ospiti e il pubblico, mischiando domande serie e più leggere.

Alcuni talk show italiani sono: Maurizio Costanzo show, Porta a porta, Che tempo che fa.

Un altro genere di infotainment è quello dei tg satirici come Striscia la notizia, o programmi di denuncia sociale come Le Iene. Questi programmi, tramite toni satirici e scandalistici, ci informano di fatti di cronaca o sociali.

Il risultato è che un comico come Maurizio Crozza o un conduttore quale Giulio Golia, risultano più meritevoli della nostra fiducia rispetto a un professore che si esprime in linguaggio tecnico.

Politainment

Un altro neologismo, della stessa categoria dell’infotainment, è il politainment ovvero l’intrattenimento politico.

Sembra un controsenso, eppure, i leader politici sono sempre più personaggi mediatici prima che uomini di politica.

In passato non si parlava della vita privata dei politici, mentre oggi li ritroviamo seduti in molti salotti televisivi o sulle copertine di giornali a condividere i loro lati più personali.

La politica è diventata quindi uno show?

Pensiamo a quando l’ex deputata, Vladimir Luxuria, partecipò e vinse il reality l’Isola dei famosi nel 2008. Grazie a quel programma, Luxuria ebbe spazio e visibilità per esprimere le sue idee politiche sul tema LGBT. La sua popolarità aumentò tanto da pensare a una sua candidatura al Parlamento Europeo.

Pensiamo a Vittorio Sgarbi, ospite fisso al Maurizio Costanzo show, che divenne celebre più per le sue litigate che per le sue lezioni di arte. Da lì in poi, nonostante i cambi di schieramento politico, venne eletto sindaco, poi deputato, europarlamentare e ottenne via via altri incarichi politici.

Vincendo reality o litigate mediatiche i politici dimostrano di avere carisma, leadership; il ché ci spinge a provare stima per loro e quindi votarli.

Chi mai voterebbe un perdente?

Il vantaggio è reciproco: i politici ottengono visibilità, la tv ne guadagna in ascolti.

Politica e televisione: la coppia perfetta. Ma noi?

Assodato che politica e televisione siano la coppia perfetta, che impatto ha questa relazione su di noi?

Qualche volta ci fa comodo trovare la “pappa pronta”. È infatti così comodo avere le informazioni in formato leggero e capibile mentre siamo seduti sul divano di casa nostra. Il nostro senso di colpa per lo scarso interesse di quello che succede nel mondo, a favore di programmi più soft, viene in questo modo colmato.

Altre volte, invece, percepiamo la messa in scena e andiamo a informarci presso fonti più attendibili.

I critici sono divisi. Alcuni di loro sono decisamente contro queste correnti, dichiarando che la sola visione di questi programmi non sia sufficiente al cittadino per votare e avere una situazione chiara della società. Altri sono dell’idea che sia meglio guardare programmi di infointament e politaiment piuttosto che programmi trash.

La scelta, come sempre, è nelle nostre mani.

Francesca Bazzoni

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