Aprile 18, 2024
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Nell’ultimo anno, l’ambiente è stato messo al riparo dal tumulto delle città. Le motivazioni, ormai, le conosciamo. La pandemia ci ha riconciliato con la natura e l’ambiente si è disintossicato da gas, motori e combustioni. Tutte le battaglie per l’ecosostenibilità, hanno trovato tutto un tratto una voce. Forse è stata la voce di una punizione divina. Oppure, è semplicemente la punizione che noi stessi ci siamo inflitti. Inconsapevolmente. Abbiamo distrutto la natura e forse siamo stati chiamati a prendercene cura. Di contro però, si è registrato un notevole incremento nell’utilizzo delle tecnologie. Ed infatti, con maggiore frequenza si sta parlando dell’inquinamento climatico provocato dalle attività digitali.

Ebbene si, ad inquinare l’ambiente non è solo la vita movimentata che si svolge nelle metropoli. Anche il tempo che trascorriamo online concorre a contaminare il pianeta Terra. Potrà sembrare bizzarro, ma è così. Se facciamo i conti con i tempi di utilizzo dei nostri device, possiamo riflettere su quanto un uso eccessivo possa essere nocivo. Passare tante ore davanti ad uno schermo è ormai parte della nostra routine. Ma dobbiamo mettere in conto che anche il mondo digitale arreca danni all’ambiente. 

Le cattive abitudini digitali che generano l’inquinamento climatico

Nello specifico, vi sono alcune attività che provocano un aumento dell’anidride carbonica. Per esempio, videochiamate e streaming online, emettono tra 150 e 1.000 grammi di CO2.  Lo conferma uno studio dei ricercatori del Purdue Climate Change Research Center. In questi casi, per ridurre i rischi climatici, sarebbe preferibile tenere la webcam spenta se non necessario e visualizzare in definizione standard film e serie. Bastano poche azioni, ma importanti per contribuire alla difesa ambientale. 

Ovviamente, anche l’utilizzo delle piattaforme social, può generare danni all’atmosfera. Si pensi alla mole dei dati che circola sui nostri smartphone. Sarebbe bene, di tanto in tanto, eliminare tutto ciò che occupa spazio inutile. Anche le caselle di posta elettronica si affollano di email indesiderate che dovremmo cestinare. Accumuliamo contenuti di ogni genere, ma raramente ci dedichiamo alla loro pulizia. Perché? Eppure, attraverso Internet riusciamo a tenere in piedi la nostra vita personale e lavorativa. Cosa ci costa attuare delle abitudini che possono contrastare il riscaldamento globale? 

Sarà che a volte ragioniamo in modo egoistico: “Se non lo fanno gli altri, perché dovrei farlo io?”. Ed invece no. In questo modo, siamo tutti artefici del degrado urbano e sociale. Occorre capire, che ognuno di noi può e deve costituire una parte essenziale per il benessere climatico.  A tal proposito, è interessante il riferimento alla famosa Teoria della finestra rotta. Secondo questa teoria, i comportamenti antisociali possono alimentare l’inciviltà dell’uomo. La “finestra rotta” potrebbe dunque, indurre le persone ad emulare un simile atto vandalico. Motivo per cui, il controllo degli spazi urbani è necessario per favorire la pulizia ambientale e l’ordine sociale. 

Allo stesso modo, al fine di ridurre i rischi climatici derivanti dalle attività digitali, è importante che tutti noi siamo mossi dal bene collettivo. Non dobbiamo alimentare il menefreghismo. Né renderci artefici delle catastrofi ambientali. Possiamo fare molto più di quel che pensiamo. Molto più di quel che crediamo. Ma se nessuno di noi inizia, niente può cambiare. Dovremmo avere maggiore cura della natura, perché troppe volte è stata calpestata. La nostra egoistica sete di artificiosità, però, è stata punita. E questa lezione deve farci riflettere e spingerci verso un maggiore equilibrio digitale. 

Emanuela Mostrato

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