Il 6 Novembre Giorgia Meloni ha incontrato il primo ministro albanese Edi Rama, per un accordo sulla gestione del flusso dei migranti in Italia. L’accordo ha tutte le caratteristiche di un patto di scambio commerciale, dal momento che l’Albania aspira con questo accordo di entrare a far parte della UE. Il Governo Italiano ha deciso di mettere a punto una gestione del flusso migratorio copiando un modello già messo a punto da Danimarca e Regno Unito, rivelatosi poco attuabile, e non esente da innumerevoli critiche da parte della commissione Europea.
IL patto Italia – Albania
Nello specifico, L’italia affida all’Albania i migranti che vengono soccorsi al largo delle coste dalle navi della Guardia di Finanza e Marina Militare, prima che questi tocchino il suolo Italiano. Rama si è impegnato nella costruzione di due centri per la detenzione dei migranti che potrebbe “ospitare” fino a 36.000 persone.
Molti sono i nodi da sciogliere in quello che viene definito da molti, un pasticciaccio albanese. A chi chiede conto del fatto che gli altri stati membri della UE non sono stati presi in considerazione, La Meloni lamenta l’indifferenza con la quale è stata trattata, “non rispondono al telefono” ha detto la premier. In realtà il sospetto più accreditato è proprio quello di un accordo con l’Albania. Un do ut des che permette in primis all’Albania di entrare a gamba tesa nella UE. Non è un caso infatti che Rama abbia dato piena disponibilità al nostro paese, considerando che l’Italia frutta all’ Albania il 20% del PIL nazionale. Un valore destinato ad incrementare con l’accordo sui migranti, dato che per i primi mesi il Governo Italiano si è impegnato a pagare di tasca propria.
Meloni-Rama e l’accordo commerciale sul giro di vite dei migranti
Con questo sistema di exclave migration ( dove un paese esterno si incarica di diventare un centro di ricollocamento) l’Albania diventa a tutti gli effetti il più grande Cpr d’Italia.
Come ricordiamo, la Meloni nelle scorse settimane ha introdotto alcune leggi riguardanti proprio i Cpr. Il più discusso, è quello che riguarda una cauzione di 5.000 euro da versare entro 28 giorni dallo sbarco. Un acconto per evitare i Cpr e portare avanti le procedure per ottenere i documenti da richiedente asilo. Tale versamento è possibile in sole due rate, e non è concesso il pagamento tramite terzi. Un altro punto molto controverso, è quello che prevede il trasporto in Albania solo degli uomini maggiorenni, apparentemente ritenuti illegali, e permettere a donne e bambini lo sbarco sulle coste Italiane. Come pensa Meloni di gestire la selezione? Mandando un tender sulle navi della Marina Militare, mettere le persone in fila e fare un sorteggio?
Ma soprattutto, non si tiene conto delle numerose famiglie che attraversano la tratta marittima. Ma anche dei bambini che non hanno altri che il padre o il fratello a condividere l’inferno degli sbarchi. Ovviamente, in questo progetto di ricollocazione non sono minimamente considerate le navi delle Ong. Segno ancora più inequivocabile della volontà del Governo di fare accordi che possano portare un introito redditizio. Come una catena di montaggio, si spera che la macchina della migrazione possa autofinanziarsi, speculando economicamente sul giro di vite dei migranti.
Paola Aufiero.
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