Dall’indagine Almalaurea 2023 è emerso un divario tra Nord e Sud relativo alla mobilità territoriale dei laureati. Il 46% dei laureati del Sud ha scelto nel 2022 di abbandonare la propria regione per trasferirsi al Nord. Una percentuale di gran lunga più elevata rispetto a quella che vede i residenti del Nord spostarsi altrove: il 4,5% per i laureati di primo livello e il 6,1% per quelli di secondo livello. Questa netta differenza di percentuali è lo specchio della mancanza di opportunità professionali per i giovani del Mezzogiorno o almeno per una buona fetta.
Eppure, abbandonare il Sud dovrebbe essere una scelta libera non obbligata
Purtroppo i flussi migratori che partono dal Sud sono mossi da disagi e difficoltà. Nel senso che nella gran parte dei casi, le persone migrano perché il loro futuro formativo e professionale appare incerto. Scegliere di abbandonare il proprio territorio non sempre è una decisione presa a cuor leggero. Molti ragazzi si sacrificano, rinunciano agli affetti, agli amici, al legame con la loro terra. Rinunce che invece riguardano solo una piccola porzione dei giovani del Nord.
Tra l’altro, la mobilità dei laureati del Nord è verso l’estero: il 2,7% per gli occupati di primo livello e il 3,6% per quelli di secondo livello.
Sulla mobilità territoriale dei giovani del Sud incide anche la ricerca di una migliore offerta formativa oltre che occupazionale.Infatti, dalla ricerca Almalaurea è emerso che il 28,6% degli intervistati decide di conseguire la laurea in atenei del Centro e del Nord.
Quali motivazioni spingono i ragazzi del Meridione ad iscriversi ad un corso di laurea in atenei del Centro e del Nord?
Dal rapporto Almalaurea 2023 emergono le seguenti motivazioni:
-il numero di sedi presenti sul territorio
-l’eterogeneità dell’offerta formativa
-la possibilità di poter fruire di una borsa di studio
-le prospettive occupazionali
-dotazione infrastrutturale.
Insomma, le difficoltà ci sono e finché gli sforzi per riqualificare il territorio saranno minimi, la fuga dei cervelli continuerà a persistere.
Non è un caso che, Sergio Mattarella, in occasione della festa del 2 Giugno abbia dichiarato che è compito della Repubblica fare in modo che la migrazione sia una libera scelta. Secondo il Presidente bisognerebbe parlare di “circolazione dei talenti” piuttosto che di fuga dei cervelli.
Solo in questo modo, afferma Mattarella si può alimentare un “circuito virtuoso di capacità e di competenze”.
Però, per mettere in moto questo circuito occorrerebbe abbattere le disparità tra Nord e Sud e tra l’Italia e gli altri Paesi. L’Italia, per esempio, non ha ancora un salario minimo e gli stipendi medi degli italiani sono fra i più bassi dei paesi del gruppo Ocse.
Inoltre, da un’elaborazione de Il Sole 24 Ore è emerso che le persone che hanno studiato in Italia, ma lavorano all’estero, guadagnano il 41,8% in più rispetto a chi lavora in Italia.
Questi dati confermano che in Italia la condizione economica degli ultimi vent’anni non è migliorata. Rallentamento della produttività, inflazione, inefficienza del settore pubblico, mismatch, sono solo alcune delle cause che provano disuguaglianze geografiche.
Senza una politica attiva di sostegno all’occupazione, all’inclusione e alla parità di genere, la mobilità territoriale di molti giovani resterà una scelta inevitabile
L’articolo 3 della Costituzione recita:
“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Quando ci sarà aderenza tra quanto scritto in questo articolo e quanto bisognerebbe concretamente fare affinché tutti questi ostacoli siano abbattuti?
La narrazione politica ha bisogno di fatti oltre che di parole. Altrimenti da questi rapporti risulteranno sempre e solo le differenze e mai le uguaglianze in termini di opportunità e possibilità umane.
Emanuela Mostrato
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