Ottobre 8, 2024
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“Ma tu, chi minchia sei?”, è la frase leitmotiv della serie The bad guy distribuita da Amazon Prime a partire dall’8 Dicembre scorso.

Nino Scotellaro ( interpretato da Luigi lo Cascio) è un Magistrato palermitano dai modi poco ortodossi, alla costante ricerca del boss Mariano Suro, latitante dopo aver fatto saltare in aria vent’anni prima la barca del padre di Luvi Bray (Claudia Pandolfi), moglie di Nino, anche lui  stimato magistrato antimafia. Nino insegue il latitante come un gatto insegue un topo, che si rivela il più delle volte un buco nell’acqua per il protagonista. Ogni volta che è a un passo dal catturare Suro, una soffiata permette al boss di allontanarsi ed evitare l’arresto.

Dopo l’ennesimo tentativo fallito, Nino durante una conferenza stampa fa esplodere tutta la sua frustrazione nei riguardi anche delle istituzioni, compromettendo ancora di più la sua posizione.

Questo passo falso da’ un vantaggio ai mafiosi nel mettere il magistrato con le spalle al muro.

Durante una intercettazione dei pentiti fanno il nome di Nino accusandolo di essere lui in realtà la talpa che avvisa Suro ogni volta che si sta preparando un blitz per catturarlo.

Dopo un sopralluogo in casa dove viene rinvenuto un cellulare sospetto, Nino viene arrestato e condannato a 15 anni di carcere.

Dopo tre anni,un incidente nel quale è dato per morto, permette a Nino di ritrovare la libertà e mettere in atto il suo piano di vendetta contro Suro.

Fin qui la trama della serie potrebbe far pensare a qualcosa di già visto, eppure qualcosa di diverso c’è.

I due registi della serie, Giancarlo Fontana e Giuseppe stasi, hanno dato un’impronta alla serie diversa da quelle cui siamo abituati. Hanno infatti portato il linguaggio della dark comedy americana senza scimmiottarla, plasmandola su quello che è lo stile narrativo italiano.

Questo reso possibile dalla libertà di espressione messa a disposizione dalle piattaforme che ha consentito a sceneggiatori e registi di sentirsi a loro agio nel poter utilizzare un linguaggio più cinematografico , cosa che una rete nazionale in prima serata non avrebbe consentito.

In The bad guy a colpire  è l’assoluta mancanza della distinzione bene/male

in questa serie non si troverà mai il personaggio totalmente cattivo o totalmente buono, nonostante parli proprio di un “buono” che da’ la caccia ad un “cattivo”.

Più si va avanti con la narrazione, più ci rendiamo conto che i mezzi utilizzati da Nino per decodificare le azioni dei mafiosi, fanno ormai parte dell’essenza stessa di Nino, e lui ad un certo punto sembra rendersene conto, tentando di convincere più se stesso che il suo interlocutore, quando dice “ fuori sono diverso, ma dentro sono sempre lo stesso”.

La sete di riscatto porta Nino ad oltrepassare un limite che di fatto era già stato scavalcato, non soltanto da lui, ma anche da chi lo circonda.

Un po’ come il conte di Montecristo, che cambia aspetto e ritorna per vendicarsi di un’ingiustizia subita, e alla fine forse risulta essere più crudele ed incattivito dei suoi nemici.

E’ una linea veramente sottile quella del bene e del male che albergano in ciascuno di noi, ed in questa serie le due cose vanno di pari passo, si mescolano, si tingono di surreale e grottesco come anche la vita di tutti i giorni sa essere.

Perchè the bad guy è la serie che non ti aspetti Forse perchè la frase ricorrente “Ma tu chi minchia sei?” sembra quasi rivolta a noi piuttosto che al suo protagonista.

Il cliffhanger ormai è d’obbligo in quasi la totalità delle serie televisive, ed anche qui non manca, lasciandoci in sospeso sulle sorti di Nino, preparando il terreno a quella che sarà la seconda stagione, già in fase di registrazione a partire da Febbraio.

Bisognerà aspettare almeno un altro anno per capire se Nino ha saputo rispondere alla domanda “ma tu chi minchia sei?”

di Paola Aufiero.

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