Un anno dopo la morte di Mahsa Amini il governo attua la repressione violenta contro i manifestanti a Teheran.
Scontri brutali tra le forze di sicurezza iraniane e i manifestanti
Nel commemorare il doloroso anniversario della tragica scomparsa di Mahsa Amini. La giovane iraniana assassinata dopo l’arresto per non aver indossato correttamente l’hijab. I cittadini di Teheran sono stati testimoni di scontri brutali tra le forze di sicurezza iraniane e i manifestanti. Questo tragico evento ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale riguardo ai diritti umani e ha aumentato la tensione all’interno del paese.
I manifestanti radunati pacificamente nella capitale per commemorare il primo anniversario della morte di Mahsa Amini, il cui caso aveva attirato l’attenzione dell’opinione pubblica momndiale. La giovane detenuta dalla polizia morale iraniana per non aver rispettato le norme sull’abbigliamento che obbligano le donne a indossare l’hijab. La sua morte ha suscitato interrogativi inquietanti sulla severità delle leggi sull’abbigliamento e sulla brutalità delle forze di sicurezza iraniane.
I filmati condivisi tramite i social media hanno documentato momenti di grande tensione, caratterizzati da spari e arresti in diverse zone della città, tra cui i dintorni dell’Università di Teheran e piazza Azadi
Le forze dell’ordine hanno anche vietato l’accesso ai cimiteri in cui sono sepolti i manifestanti uccisi durante le proteste dell’anno precedente.
Un aspetto altamente drammatico di questa tragedia riguarda l’arresto di Amjad Amini, il padre di Mahsa, mentre lasciava la sua residenza a Saqqez. Organizzazioni per i diritti umani come ‘Hengaw’ e vari account di dissidenti iraniani sui social media hanno confermato l’arresto. Amjad Amini era stato precedentemente sottoposto a sorveglianza e aveva ricevuto l’ordine di non organizzare cerimonie commemorative in occasione dell’anniversario della morte di sua figlia. Questo episodio ha aumentato ulteriormente le preoccupazioni in merito alle restrizioni alla libertà di espressione in Iran e alla persecuzione delle voci dissidenti.
Nel frattempo, le autorità iraniane hanno intensificato la loro repressione delle attività legate alle proteste
Il vice governatore generale della provincia del Kurdistan iraniano, Mehdi Ramezani, ha riferito che un gruppo di persone coinvolte nella registrazione degli scontri e nell’invio di informazioni a media dissidenti stranieri è stato arrestato. Le autorità hanno accusato queste persone di appartenere a gruppi terroristici anti-rivoluzionari e di pianificare atti di sabotaggio.
La tensione è salita alle stelle nelle comunità curde, compresa la città natale di Mahsa Amini, Saqqez, dove numerosi negozi hanno temporaneamente chiuso come forma di protesta. Questo sciopero ha evidenziato il crescente malcontento della popolazione nei confronti delle politiche repressive del governo. In varie città del paese, tra cui Teheran e il Kurdistan iraniano, sono state impiegate massicce forze di sicurezza e si sono verificate interruzioni dell’accesso a Internet per impedire la comunicazione tra i manifestanti e il mondo esterno.
Secondo le organizzazioni per i diritti umani, nelle ultime due settimane sono stati effettuati almeno 91 arresti di curdi, mentre centinaia sono stati sottoposti a interrogatori serrati
Anche nella provincia di Kermanshah, sette giovani sono stati arrestati con l’accusa di aver incoraggiato la partecipazione alle proteste in occasione dell’anniversario della morte di Mahsa Amini. Le dimostrazioni antigovernative, innescate dalla tragica vicenda di Mahsa l’anno precedente, avevano scosso il paese, continuando a persistere per numerosi mesi.
Amjad Amini, il padre di Mahsa è stato arrestato mentre lasciava la sua abitazione a Saqqez
Lo fanno sapere la ong ‘Hengaw’ e vari account di dissidenti iraniani sui social media. Arresto preventivo attuato per impedirgli di manifestare civilmente e pacificamente contro la morte della figlia.
A un anno dalla triste scomparsa di Mahsa Amini, emergono chiaramente un clima di crescente tensione e repressione in Iran. Le continue violazioni dei diritti umani e la reazione aggressiva alle proteste rappresentano una sfida significativa per il paese e richiamano l’attenzione della comunità internazionale sulla necessità di affrontare le serie preoccupazioni legate ai diritti umani presenti in Iran.
Cristina Ferrari
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