Aprile 26, 2024
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Negli ultimi anni, specialmente dopo l’avvento della pandemia, le difficoltà dei ragazzi nella didattica e nell’educazione insieme al conseguente isolamento sociale sembrano essere esplosi. I disagi giovanili hanno aumentato i disturbi psicologici e questi, molte volte, hanno giustificato da parte di giovani, ma anche di adulti, il ritiro dagli impegni della vita.

Una delle più importanti riviste scientifiche del mondo, Nature, in un editoriale redazionale del 2015 ha evidenziato come in tutto il mondo il 13% dei giovani tra i dieci e i diciannove anni vive con una diagnosi di disordine mentale, manifestando prevalentemente sintomi di ansia e depressione.

Ciò che colpisce nei discorsi degli esperti circa le difficoltà dei giovani e le loro eventuali patologie è la mancanza di una seria considerazione sull’educazione.

O meglio, si parla anche di educazione, ma sotto un punto di vista di una psicologia minore e senza darne troppa importanza. Sembra, anzi, che una delle poche, se non l’unica soluzione sia l’intervento degli psicologi, anche a partire dai bambini più piccoli, per i quali al giorno d’oggi si è potuto riscontrare un aumento della sindrome ADHD (acronimo inglese per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività). Negli Stati Uniti è diagnosticata anche fino al 5% dei bambini delle scuole elementari (5 milioni di bambini).

L’approccio psicologico è sicuramente utile, magari anche applicato in anticipo. Anche se questo strumento non sempre ha una efficacia garantita, e ha pur sempre un costo. Ma ci dev’essere un ulteriore intervento, più importante, che si possa fare prima dell’insorgenza del disturbo psicologico.

Per questo, l’educazione ha un ruolo fondamentale.

A capo di questa c’è anche una scienza molto importante: la pedagogia. Questa forma di conoscenza si concentra, infatti, sullo studio dello sviluppo umano, sociale e personale.

Ma la cosa importante che bisogna prendere in considerazione quando si parla di educazione è che questa si rivolge alla libertà e alla sua conquista.

L’uomo aspira alla propria libertà, a fare e volere quello che egli ritiene più conveniente per realizzare il proprio benessere ed essere felice. Ma questo, a volte, non è così facile. Anzi, a volte l’ostinazione nel raggiungimento di qualcosa ci rende infelici. Da qui si sottolinea la necessità dell’educazione come elemento fondamentale della vita, un qualcosa che diventi utile e costruttivo.

Bisogna individuare, quindi, un metodo educativo efficace.

Se ci si ostina solamente ad inculcare la cosiddetta “norma sociale”, questo non è soddisfacente se non per chi si adatta o, addirittura, sottomette alla concezione dominante. Chi si sottomette magari si assicura anche un posto nella società ma non è pronto o, meglio, non ha gli strumenti necessari per le realizzazioni personali che vuole ottenere.

Per questo, molto spesso, ai giorni d’oggi ci sono pochi giovani che rispondo agli stimoli e che, al contrario, si sentono afflitti. E non solo i giovani. Inoltre, l’educazione per far raggiungere la libertà deve attenersi alla verità. Perché senza questa non c’è niente da decidere e da scegliere.

Verità e libertà hanno la stessa natura misteriosa.

La nostra esistenza stessa ha un’impronta costante di mistero: i nostri affetti, la causa di eventi sfavorevoli e favorevoli, il destino, la vita stessa. Il mistero, l’ignoto incommensurabile fa parte di noi. E quando questa natura misteriosa tra libertà e verità raggiunge la massima potenza con il loro incontro reciproco è li che l’educazione raggiunge il suo vero scopo, e la persona acquisisce una vastissima ricchezza.

Per educare bisogna anche andare oltre all’apparenza, a ciò che tocchiamo e a cui siamo abituati. Bisogna andare incontro a qualcosa che non vediamo, che non tocchiamo ma che c’è. Si parla, infatti, di cammino educativo. Si cammina insieme. E se non viene specificato questo, i ragazzi iniziano a perdere l’interesse, se ne vanno perché si rendono conto che stanno diventando schiavi delle idee degli educatori.

Mi sembra lecito, a questo punto, delineare il pensiero educativo di uno dei personaggi storici italiani che ha avuto una particolare attenzione per le nuove generazioni: Pier Paolo Pasolini.

Da qualche mese dal centenario dalla sua nascita, questo intellettuale ha avuto particolarmente a cuore le questioni giovanili del suo tempo. Un’attenzione guidata dalla passione, dall’amore, dalla rabbia e dalla nostalgia. Un’attenzione libera da ogni accondiscendenza e fuori dagli schemi.

Questa sua particolare attenzione per il mondo giovanile nasce chiaramente da una ferita. Una ferità creatasi proprio nei suoi anni di gioventù, dove sentiva che quella parte di vita gli fosse stata violata, tolta della purezza che egli stesso aveva sperimentato. E’ anche la ferità che riflette quel senso di impotenza nel non sentirsi preparato come maestro, ad insegnare ai giovani a far valere le loro idee, a restare veri.

Attraverso il cinema, Pasolini ci insegna che la gioventù è una continua esperienza di scoperta del reale.

Ci spiega come il ruolo del maestro non sia semplicemente quello di dare spiegazioni, ma quello di andare insieme dentro l’evidenza del mistero. Sente sempre la necessità di dire qualcosa hai giovani, liberandoli, così, dai conformismi, in un mondo nuovo che li risucchia e li rende prigionieri.

Per Pasolini, i giovani si misurano e si paragonano sempre con qualcosa. Da quando nascono si misurano con la prima cosa con cui vengono a contatto, l’amore dei genitori. E se quello manca, questo li rende infelici. Mdavanti a questo lui non si ferma.

Questo suo “trattamento psicologico” nasce proprio per amore per una generazione che per Pasolini vedeva in grande sofferenza. E diceva… che più che le parole, sono le cose a contare nella storia. E lui sperimentava questo con il cinema. Poiché il film, meglio di qualunque altra cosa, ti costringe a guardare le cose come sono.

“Mai potrò dimenticare ciò che mi è stato insegnato con le cose.”

Pier Paolo Pasolini

Personalmente, voglio prendere questo suo insegnamento inteso come far valere i fatti più che le parole stesse, poiché sono questi che fanno la storia, sono questi che costruiscono il mondo.

Oramai, in un mondo prettamente conformista, ci si può imbattere in eccezioni, maestri che sappiano educare nel vero senso della parola. E quelle persone si distinguono immediatamente, perché, come afferma sempre il nostro grande maestro:

“Se qualcuno ti avesse educato, non potrebbe averlo fatto che col suo essere, col suo parlare. Cioè, col suo amore o la sua possibilità di amore.”

Pier Paolo Pasolini

Alexa Panno

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