Ottobre 8, 2024
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Una madre che, prima, la partorisce con amore, poi, resa cieca dalla gelosia, ordisce per ucciderla, arrivando a credere di mangiarne cuore e fegato. Bambini resi schiavi, lavoratori in miniera, e un principe gretto e depravato (forse affetto da necrofilia) che anela il suo corpo. Sicuri che leggeremmo questa favola ai nostri figli se dal ‘600 ad oggi questa, come altre favole, non fosse stata riscritta centinaia di volte? Si, la vera storia di Biancaneve è completamente diversa da quella che raccontate ai vostri cari. Una storia frutto di quella che oggi chiamate con disprezzo Politicamente Corretto. Non è buffo?

Partiamo dal principio: La vera storia di Biancaneve

La vera storia di Biancaneve è amorale: una madre assassina, nani che sono bambini e principi poco azzurri e forse necrofili. Favole, Disney, Politicamente corretto, cancel culture, Ai, immagine generata da Giovanni Scafoglio

La favola che favola non è più ma fiaba, raccontata da Disney è a torto considerata la versione originale. In realtà è solo quella che meglio si è adeguata alle regole di quello che oggi noi chiamiamo con disprezzo “pensiero dominante” ed è molto lontana da quella narrata dai fratelli Grimm o da quella ancora più antica di Basile. Partiamo dai Fratelli Grim e dal loro oscuro racconto che, badate bene, non era rivolto ai bambini ma ai genitori.

La strega non esisteva, la cattiva era la madre

La madre di Biancaneve, inizialmente colma di amore, successivamente si lascia consumare dalla gelosia. Decisa a eliminare la bellezza della giovane, intraprende un piano malvagio che sfocia in un episodio macabro: la madre giunge a credere di consumare il cuore e i polmoni della sua stessa figlia. Questo tentativo di omicidio, originariamente passivo, assume ora un aspetto attivo e ancor più inquietante. Saranno ben tre i tentativi di uccidere Biancaneve.

In un primo tentativo la malvagia madre ordina a un cacciatore di portare la giovane nel bosco e di ucciderla. Tuttavia, il cacciatore, commosso dalla bellezza e dall’innocenza di Biancaneve, non riuscì a compiere l’omicidio e la lasciò scappare. Invece, uccise un animale e portò al posto della principessa il suo cuore e i suoi polmoni come “prova” dell’avvenuta morte. Nella prima versione il cacciatore ucciderà un cervo. In una successiva revisione si decise di virare su un cinghiale (eh si più politicamente corretto uccidere un cinghiale che un cervo).

In un altro tentativo di uccidere Biancaneve, la malvagia genitrice la costringe a indossare un corsetto stretto, così stretto da farle perdere i sensi. Fu solo grazie all’intervento di alcuni bambini che allentando il corsetto la salvarono. Corsetto che poi le salvò la vita, come scopriremo più avanti.

La madre gelosa della bellezza di Biancaneve, al terzo tentativo riesce nel suo intento tramite una mela avvelenata. Offre a Biancaneve una mela con un lato avvelenato, facendola cadere in un sonno profondo che solo il bacio del vero amore avrebbe interrotto. Ma su questa storia del bacio del vero amore ci sono versioni molto discordanti tra loro.

Schiavitù e lavoro forzato

Biancaneve, sopravvissuta al primo attentato mortale, si ritrova successivamente ospite di un villaggio di bambini (in origine erano 3 bambini) che le danno protezione a patto che cucini, faccia le pulizie e si occupi in generale di loro. Praticamente è ridotta in schiavitù. In alcune versioni la giovane principessa è costretta a lavorare in una miniera, sfruttata e oppressa da coloro che cercano di trarne profitto. L’immagine di Biancaneve trasformata in una prigioniera costretta a svolgere lavori pesanti è considerata troppo oscura e Disney decide di alleggerirla grazie all’invenzione dei sette amorevoli nani.

L’oscuro desiderio del principe e le allusioni alla necrofilia

In questa storia contorta, emerge anche la figura di un principe insidioso e corrotto, che nutre un cupo desiderio per il corpo di Biancaneve. Un’affinità perversa, probabilmente caratterizzata da necrofilia, alimenta il suo desiderio morboso. Nella storia dei Grimm, quando la povera ragazzina giace come morta, un principe chiede ai suoi custodi, sette nani, di portarsi a casa il cadavere. E quando al castello i servitori del principe, stanchi per le continue richieste di spostare avanti e indietro la bara, tirano fuori il corpo della poveretta e lo scuotono, prendendosene gioco, fanno saltare via dalla gola il pezzo di mela avvelenato.

Non è il Principe Azzurro a salvare Biancaneve, ma il suo outfit

Come ho scritto in passato in un altro articolo sempre su questo tema, nella versione più comune dei Grimm, i sette nani portano al castello del principe azzurro Biancaneve in una bara di cristallo. Accidentalmente, la bara cade e il pezzetto di mela avvelenato, incastrato nel petto a causa dello stretto corpetto, viene sputato via da Biancaneve che è salva grazie al suo outfit.

Niente Principe Azzurro e niente Nani nella versione del 1600 di Basile

Nella sua primissima versione, Biancaneve non è Biancaneve ma “La schiavottella”. A scriverne è Giambattista Basile (primo a utilizzare la favola come forma di espressione popolare). Lo scritto narra di una bambina che colpita da una maledizione a 7 anni muore, dopo che la madre le conficca per errore (errore?) il pettine nel cranio mentre le sta spazzolando i capelli.
Morte apparente, ma la madre non lo sa, e dopo averla rinchiusa in una bara di vetro in una stanza del castello, muore dal dolore della perdita. Le chiavi della stanza sono affidate al fratello della madre, ovvero lo zio della bambina, ignaro di vivere sotto lo stesso tetto con una fanciullina morta. Succede però che la moglie del fratello, quindi la zia, scopre questa giovane donna rinchiusa (la bambina nel frattempo cresce anche se la maledizione la fa dormire) e convinta sia l’amante del marito (SIC), la prende per i capelli per trascinarla fuori dal castello. Così facendo il pettine che si era conficcato nel cranio si spezza e si spezza in questo modo anche la maledizione. La giovane si sveglia e la zia ne fa la propria schiava, compiendo su di lei violenze immonde, tanto che la nostra povera Biancaneve premedita il suicidio. Accade così che mentre sta affilando il coltello con cui sgozzarsi da sola, lo zio scopre tutta la brutta faccenda, caccia la moglie e da in sposa Biancaneve a un uomo ricco.

La storia verrà negli anni arricchita con fatti ispirati alla cronaca nera e al costume

Ci si basa su fatti di cronaca legati ad episodi di necrofilia come accadde alla sventurata Maria Sophia Margaretha Catharina von Erthal o a Margaretha von Waldeck, delle quali magari parleremo in futuro.

Negli anni, fu considerato troppo crudele che una madre desiderasse di sopprimere la propria figlia per gelosia per poi mangiarne il cuore. Dunque la madre morirà e verrà sostituita da una matrigna. Così come i poveri bambini sciavi in miniera divennero dei nani. Ecco poi introdotta la figura del principe azzurro e il fantomatico quanto poco credibile “bacio del vero amore”. Degna di nota sarebbe la fine della strega nella prima favola Disney che pochi ricordano, anch’essa eliminata negli anni poiché considerata troppo truce:

dopo aver fallito nei suoi tentativi di uccidere Biancaneve, la strega è inseguita dai sette nani e costretta a salire su un’altura. Lì, è costretta ad indossare delle scarpette di ferro infuocate, costringendola a ballare fino alla morte.

Alcuni anni fa questa scena venne eliminata da uno show Disney generando non poche polemiche in Italia, molto simili a quelle causate dall’uscita della nuova versione di Disney. Anche in quel caso, tutti a difendere la storia di Biancaneve come se da essa dipendessero le sorti del mondo… …pochi ad aver capito realmente l’accaduto.

E tutti vissero indignati e contenti

Giovanni Scafoglio

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