In diretta in una room di Culturaitalia, il club dedicato alla cultura con più iscritti su Clubhouse, lo scrittore russo Nicolai Lilin ha presentato il suo libro “Putin. L’ultimo zar”. É stato un prezioso appuntamento che ha permesso ai partecipanti di dialogare insieme all’autore del testo. Nicolai ha raccontato le motivazioni recondite che lo hanno spinto a scrivere questo libro. Quella principale riguarda il suo interesse per la metamorfosi umana. Specie quella relativa ai percorsi che conducono al controllo e al potere. La trasformazione umana di Vladimir Putin è tra quelle metamorfosi che sin da bambino hanno affascinato Nicolai Lilin.
Lo scrittore ha tenuto a precisare che la trasformazione di cui parla non riguarda il presidente della Russia, né quella dell’ultimo zar. Piuttosto, all’autore preme raccontare la storia di un uomo e non di un capo politico. Più volte Putin è stato condannato dai luoghi comuni, dai pregiudizi del mondo occidentale verso il territorio russo. In molti hanno scritto e scrivono di lui come un dittatore, un tiranno. Certo, ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero. Ma, Nicolai ha affermato – giustamente – che prima di maturare un’opinione, bisognerebbe informarsi. Conoscere in maniera approfondita e non per sentito dire.
Qual è, allora, la metamorfosi di Vladimir Putin?
L’incontro comincia con la richiesta a Nicolai Lilin di raccontare il Putin ragazzo, quello che viene dalla strada. E soprattutto ha chiesto all’autore se lo scenario storico e sociale in cui è cresciuto Putin abbia influito sulla sua carriera politica.
Nicolai non ha nessun dubbio in merito. Ha ribattuto dicendo che le azioni di Putin a livello geopolitico (e non solo) sono state condizionate dal suo vissuto. Infatti – ha raccontato Nicolai – Putin è cresciuto tra la criminalità giovanile di San Pietroburgo, ed è da quei tessuti sociali che deriva la sua capacità di realizzare una squadra vincente intorno a sé.
“Su questo aspetto nessuno si è soffermato, perché per comprendere questa realtà bisogna conoscerla e siccome io sono stato un ragazzo di strada, posso capire quella realtà. La strada, la borgata, il tuo quartiere, le leggi criminali, ti rimangono dentro. Tutto quello che vediamo di Putin arriva da quello che ha vissuto in strada. Putin è stata temprato in uno dei quartieri più pericolosi di San Pietroburgo, ha imparato a sopravvivere tra i ragazzi figli di veterani della guerra, ragazzi che giocavano con le armi”.
Le parole di Nicolai Lilin sono quelle di un uomo che conosce quello stesso contesto in cui è vissuto Putin. Lo conosce perchè Nicolai è di estrazione russa, perché suo nonno era presente tra quelli che hanno liberato Stalingrado. E tanti sono i racconti di cui l’autore ha potuto godere.
Putin appartiene a quella generazione cresciuta con la nostalgia di una guerra vissuta attraverso le storie di famiglia e i racconti dei vicini. Ed è in questo contesto complesso che Putin è diventato l’uomo tanto amato dai cittadini russi.
Un’altra domanda interessante che è stata posta a Nicolai durante l’intervista, riguarda il rapporto di Putin con Kgb (Comitato di sicurezza per lo Stato). Si tratta di un’organizzazione enorme, in cui – dichiara lo scrittore – ognuno ricopriva il proprio ruolo. Ebbene, il ruolo di Putin era quello di mediatore. Putin, in quanto esperto specialista di comunicazione, mediava tra poteri oscuri. All’interno del Kgb, l’ultimo zar aveva “la capacità di lavorare in sincronia con i processi criminali della città, di San Pietroburgo, e ottenere ovviamente vantaggi economici”.
Ma cos’è che ha determinato il successo di Putin e perchè per i cittadini russi rappresenta un idolo?
Ovviamente è stato imprescindibile affrontare questa curiosità durante il dialogo con Nicolai Lilin. É risaputo che Vladimir Putin costituisce per il suo popolo un baluardo di difesa, un vero e proprio leader politico. Nicolai ha chiarito le motivazioni di questo mito raccontando le imprese di Putin. Quando quest’ultimo è salito al potere nel 1999 ha cercato di far riemergere la Russia da uno stato di crisi sociale, economico e politico. “Putin ha dato alla gente l’impressione di poter tornare alle basi del sistema sociale sovietico”. Può sembrare strano che il popolo volesse tornare ad un regime dispotico piuttosto che democratico. Ma, la verità è che in Unione sovietica – afferma Nicolai – tutto era a favore del proletariato.
“In unione sovietica non esistevano le tasse, si faceva tutto per il lavoratore, l’università era gratuita. Mia madre mi ha raccontato che l’unione sovietica creava presupposti per lo sviluppo della cittadinanza, si pagava solo la tassa per appartenere al partito comunista e la quota sindacale”.
Va da sé dunque, che il popolo russo nutrisse un attaccamento particolare per l’URSS. Ed è quindi comprensibile l’idolatria verso Putin, giacchè ha cercato di restituire quella che per i russi era la “normalità”. E l’ha fatto assicurando il sostegno alla gente di periferia, gente appartenente alla cultura di strada. Cultura che egli ben conosce.
Nicolai Lilin ha precisato quindi che, l’affezione del russi verso l’URSS è qualcosa che trascende il nazionalismo. É un sentimento, un modo di vivere e di essere.
“Sento molto parlare gli italiani del nazionalismo russo, ma non esiste, perché la Russia è una moltitudine di realtà etniche. Essere russo è un modo di fare”.
Per rendere ancor meglio l’idea di questo sentimento, Nicolai ha parlato dell’amore verso suo Nonno. All’età di diciassette anni suo Nonno è partito dalla Siberia per combattere la guerra patriottica.
“A casa mia, nella cassaforte ho l’Ordine della Stella rossa, la medaglia di mio nonno che ogni tanto tiro fuori e mi emoziono. Io sono stato cresciuto dai racconti di mio nonno, uomo molto profondo e dalla grande capacità espressiva”.
Insomma, “Putin. L’ultimo Zar” è senz’altro un libro da leggere per poter cogliere a fondo la metamorfosi umana del Presidente della Russia. Nicolai Lilin ha voluto dare una lettura ampia di questo personaggio. Una lettura neutrale e senza pregiudizi.
Emanuela Mostrato