Maggio 8, 2024
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Sui fatti di via Rasella, Il presidente del Senato, La Russa ha mentito spudoratamente e in evidente cattiva fede. Ci sono sentenze che lo dimostrano. E’ accettabile che la seconda carica dello stato menta in maniera inpunita agli italiani? Che credibilità potrà mai avere?

La Russa: «Via Rasella pagina tutt’altro che nobile». Evidente attacco ai partigiani

«Via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non»: lo ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa a Terraverso, podcast di Libero, scatenando la reazione delle opposizioni.

Perchè su via Rasella e sui partigiani La Russa mente spudoratamente?

Il 23 marzo 1944 un gruppo di partigiani comunisti colpì a Roma una colonna del Polizeiregiment “Bozen”, un’unità militare tedesca, uccidendo 33 persone. L’episodio, legato alla successiva strage delle Fosse ardeatine, è al centro di polemiche: da anni viene portata avanti un’interpretazione dei fatti secondo cui le vittime erano anziane e disarmate. Fu detto anche che ai partigiani fu data la possibilità di consegnarsi per evitare la strage.

In realtà gli storici e diverse sentenze giudiziarie hanno chiarito che i fatti non stanno così

La Russa: “Via Rasella quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati”. FALSO!

Nell’attentato, che avvenne circa sei mesi dopo l’inizio dell’occupazione tedesca di Roma nel corso della Seconda guerra mondiale, vennero uccisi 33 militari del Polizeiregiment “Bozen”. Questo era un reparto militare creato in Alto Adige nell’autunno 1943, durante l’occupazione tedesca, e impiegato con compiti di guardia e sorveglianza nella Roma occupata.

Andrea Di Michele, storico e professore della Libera università di Bolzano, conferma che si trattava di «militari arruolati nella zona di Bolzano dopo il settembre del 1943 per creare una zona d’operazioni delle Prealpi, chiamata Operationszone Alpenvorland, sotto completo controllo nazista». Secondo lo storico «il fatto che si trattasse di una banda musicale è un’informazione infondata». 

Anche per Marco Cuzzi, professore associato di storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano Il reggimento «aveva compiuto operazioni antipartigiane anche piuttosto violente, e quello che mi sento di escludere è che si trattasse di una banda musicale». Come riportato da Cuzzi l’attentato ha avuto un significato simbolico, un’azione di guerra che rappresentava la lotta contro il regime nazista e fascista, perché una guerra di liberazione viene condotta anche con strumenti di terrorismo, «un termine che porta il significato di “spaventare il nemico”».   

A fare ulteriore chiarezza ci aiuta una sentenza del 2007 con cui la Corte di Cassazione condannò un giornale per una serie di articoli che portavano avanti la descrizione tanto cara agli ambienti nostalgici del fascismo

La sentenza accertò che i soldati di via Rasella:
– Erano «altoatesini che avevano optato per la cittadinanza germanica».
– Non erano «vecchi» ma di un’età compresa tra i 27 e i 43 anni.
– Erano «pienamente atti alle armi, dotati di 6 bombe e di mitra “machine­pistolen”».
– Non erano «una banda musicale», ma un battaglione «militare attivo, usato soprattutto con finalità di guardia e addestramento» (storico Andrea Di Michele), che «aveva compiuto operazioni antipartigiane anche piuttosto violente» (storico Marco Cuzzi).

Fu detto anche che ai partigiani fu data la possibilità di consegnarsi per evitare la strage. FALSO!

Secondo diverse sentenze e diversi storici: nessun tedesco invitò mai gli attentatori a farsi avanti. La rappresaglia fu la prima mai ordinata da Hitler di questo tipo: tutt’altro che «aspettata». Tra l’altro è evidente che sarebbe stato impossibile per quei tempi stampare e diffondere dei volantini e manifesti in poche ore.

Secondo chi vi scrive. La seconda carica dello stato non può mantenere l’attuale incarico poichè avendo un così importante ruolo istituzionale, diffondendo falsità storiche rischia di sostituire i fatti con menzogne che diventano “verità nascoste” che finalmente si possono dire.

La mitologia neofascista su via Rasella

Secondo lo storico Di Michele, «tornare sulla questione dell’attentato di via Rasella e delle fosse Ardeatine è voler mettere in discussione la legittimità della lotta partigiana contro i fascisti». Come precisa lo storico, infatti, «se noi consideriamo legittima una lotta di questo tipo, capiamo che è ovvio che le formazioni partigiane non potevano che rivolgersi sotto forma militare contro formazioni naziste o fasciste» e il messaggio implicito della dichiarazione del presidente del Senato La Russa è volto a considerare illegittima l’azione militare partigiana.

“Siamo di fronte ad analfabeti della democrazia con nozioni vaghe della nostra Costituzione”

Bruno Segre

E’ accettabile che il presidente del senato italiano, menta agli italiani su fatti del genere? Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Giovanni Scafoglio

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