Aprile 29, 2024
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La tragica vicenda di Giulia Cecchettin, la giovane di Vigonovo scomparsa e poi trovata morta vicino al lago di Barcis presumibilmente assassinata dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, ha scosso profondamente la comunità e ha spinto sua sorella Elena Cecchettin a scrivere una potente lettera al Corriere della Sera. Nella sua dichiarazione, Cecchettin affronta la questione del femminicidio e della cultura dello stupro, ritenendo che l’omicidio della sua sorella non sia isolato, ma un tragico risultato di un sistema che non protegge adeguatamente le donne.

“Filippo non è un mostro, ma figlio della cultura dello stupro”

“Filippo Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro. Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela”, scrive Elena, gettando luce sulla percezione del femminicidio come un problema strutturale che richiede una risposta immediata e radicale.

Elena esplora la correlazione tra il femminicidio e la cultura dello stupro, evidenziando comportamenti dannosi come il controllo, la possessività e il catcalling, che sostiene derivino da questa cultura nefasta. “Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura”, afferma, sottolineando la responsabilità di tutti gli uomini nel contribuire a smantellare una società che perpetua tali comportamenti.

La giovane donna pone un forte accento sull’importanza di un cambiamento culturale, affermando che la cultura dello stupro legittima comportamenti lesivi nei confronti delle donne. La sua lettera si trasforma in un appello appassionato per un’educazione sessuale e affettiva diffusa che insegni l’importanza di rispettare l’autonomia e l’integrità delle donne. Elena Cecchettin insiste sul fatto che l’amore non dovrebbe significare possesso e che è cruciale sfidare la mentalità patriarcale che permette la perpetuazione di comportamenti violenti.

L’appello alle istituzioni è altrettanto incisivo, con Elena Cecchettin che definisce il femminicidio come un omicidio di Stato a causa della mancanza di tutela e protezione

Evidenzia la necessità di un sistema giuridico più efficace e di misure preventive che affrontino le radici profonde della violenza di genere. Cecchettin chiede un maggiore finanziamento per i centri antiviolenza e un accesso più agevole all’aiuto per coloro che ne hanno bisogno, sottolineando l’importanza di creare una rete di supporto solida per le vittime.

Elena Cecchettin ha anche preso posizione contro il Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, criticandolo per i suoi commenti sull’arresto di Turetta. La sorella della vittima denuncia lo scetticismo sulla colpevolezza come una forma di violenza di stato, basata su criteri come il colore della pelle e la ‘buona famiglia’, evidenziando il problema più ampio della discriminazione sistemica.

“Ministro dei trasporti che dubita della colpevolezza di Turetta. Perché bianco, perché di ‘buona famiglia”

La lettera della sorella di Giulia Cecchettin si conclude con una citazione delle parole dell’attivista peruviana Cristina Torres Caceres

“Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”. Queste parole risuonano come un grido di giustizia e un appello a porre fine alla violenza contro le donne, sottolineando la necessità di un impegno collettivo per creare un cambiamento significativo.

La lettera di Elena Cecchettin al Corriere della Sera rappresenta un appello urgente e appassionato per affrontare le radici della cultura dello stupro e per implementare misure concrete per proteggere le donne, sottolineando l’urgenza di agire per prevenire futuri femminicidi. La sua voce risuona come un richiamo alla responsabilità collettiva di creare un mondo in cui le donne possano vivere libere dalla paura e dalla violenza.

Cristina Ferrari

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