Aprile 28, 2024
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Un gruppo di influenti intellettuali ebrei ha recentemente espresso la propria posizione sulla critica a Israele in una lettera aperta firmata da più di mille scrittori, giornalisti, registi, attori, artisti, tra cui Judith Butler, Keith Gessen, Nan Goldin, David Grossman, Naomi Klein, Adam Shatz. Questa dichiarazione rappresenta un’importante riflessione sulla complessità delle relazioni tra Israele, i palestinesi e la comunità ebraica mondiale: criticare Israele è antisemitismo?

La lettera inizia con una dichiarazione chiara: “Siamo scrittori, artisti e attivisti ebrei che respingono l’idea diffusa che qualsiasi critica a Israele sia intrinsecamente antisemita.”

I firmatari credono che i diritti degli ebrei e dei palestinesi debbano andare di pari passo. “La sicurezza di ognuno dei due popoli dipende da quella dell’altro.” La lettera accusa Israele e i suoi difensori di usare la tattica di sollevare il paese dalle sue responsabilità, nobilitare l’investimento multimiliardario degli Stati Uniti nell’esercito israeliano, oscurare la micidiale realtà dell’occupazione e negare la sovranità palestinese. Ora questo insidioso bavaglio alla libertà d’espressione è usato per giustificare i continui bombardamenti su Gaza e mettere a tacere le critiche della comunità internazionale.

La lettera condanna i recenti attacchi contro i civili israeliani e palestinesi

“Condanniamo i recenti attacchi contro i civili israeliani e palestinesi e questa straziante perdita di vite umane ci rattrista profondamente. Ma pur nel nostro dolore, ci fa orrore vedere che la lotta all’antisemitismo è usata come pretesto per crimini di guerra con un dichiarato intento genocida.”

L’antisemitismo è un aspetto terribilmente doloroso del passato e del presente della comunità ebraica. La lettera riconosce che le famiglie degli intellettuali ebrei sono scampate a guerre, vessazioni, pogrom e campi di concentramento. A ottobre, si commemora il quinto anniversario dell’attacco antisemita nella sinagoga Tree of Life a Pittsburgh, compiuto da un uomo armato convinto che gli ebrei fossero responsabili dell’arrivo dei migranti centroamericani.

Riguardo all’antisemitismo e all’antisionismo, la lettera afferma:

“Rifiutiamo l’antisemitismo in tutte le sue forme, anche quando si maschera da critica al sionismo o alle politiche di Israele. Ma riconosciamo anche che, come scriveva il giornalista Peter Beinart nel 2019, ‘l’antisionismo non è intrinsecamente antisemita e affermarlo sfrutta la sofferenza ebraica per cancellare quella palestinese’.”

La lettera sottolinea che difendere la dignità e la sovranità del popolo palestinese si basa sulla dolorosa storia dell’antisemitismo e sulle lezioni dei testi ebraici. “Rifiutiamo la falsa scelta tra la sicurezza ebraica e la libertà palestinese; tra l’identità ebraica e la fine dell’oppressione dei palestinesi. In realtà, crediamo che i diritti degli ebrei e dei palestinesi vadano di pari passo. La sicurezza di ognuno dei due popoli dipende da quella dell’altro.”

La lettera critica le definizioni di antisemitismo promosse da organizzazioni come l’International Holocaust Remembrance Alliance e l’Anti-defamation League, affermando che queste hanno favorito i rapporti del governo israeliano con le forze politiche antisemite di estrema destra in diversi paesi.

La propaganda del governo israeliano è denunciata:

“Nella propaganda rivolta ai propri cittadini e all’occidente, il governo israeliano afferma che le proteste dei palestinesi non hanno a che fare con il diritto alla terra, alla mobilità, con i diritti umani e la libertà, ma con l’antisemitismo. Gli intellettuali denunciano questa narrativa come un tentativo di strumentalizzare la traumatica storia degli ebrei per disumanizzare i palestinesi.”

L’articolo sottolinea come i politici statunitensi abbiano accolto con favore l’opportunità di confondere ulteriormente la sicurezza degli ebrei con l’incondizionato finanziamento militare a Israele. Il dipartimento di stato ha diffuso una nota interna il 13 ottobre in cui esortava i funzionari a non usare espressioni come “de-escalation/cessate il fuoco,” “fine della violenza/dello spargimento di sangue.” Il 25 ottobre, il presidente statunitense Joe Biden ha messo in dubbio il bilancio delle vittime palestinesi, definendolo il ‘prezzo’ della guerra contro Israele.

Gli intellettuali ebrei sottolineano che l’identità ebraica non è un’arma da impugnare nella lotta per il potere dello stato, ma una fonte di saggezza generazionale

“La giustizia, la giustizia sempre cercherai: ‘Tzedek, tzedek, tirdof’.” Si oppongono allo sfruttamento del loro dolore e alla riduzione al silenzio dei loro alleati. Chiedono il cessate il fuoco, una soluzione per il ritorno a casa in sicurezza degli ostaggi a Gaza e dei prigionieri palestinesi in Israele, e la fine dell’occupazione israeliana.

“Chiediamo inoltre ai governi e alla società civile degli Stati Uniti e di tutto l’occidente di opporsi alla repressione delle manifestazioni di sostegno alla Palestina. E ci rifiutiamo di permettere che queste richieste urgenti e imprescindibili siano ignorate in nostro nome. E quando diciamo mai più, lo diciamo sul serio.”

Ginevra Leone

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