Aprile 28, 2024
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Nuovo. ennesimo, folle tentativo, tutto italiano, di applicare il politicamente corretto alla religione cattolica. Ma quando il protagonismo e l’ignoranza predominano ecco che l’inclusività diviene pericolosa assurdità e Gesù viene ridotto a Cucù.

Nella scuola elementare “Edmondo De Amicis” di Agna, Padova, il Natale quest’anno ha assunto una piega alquanto bizzarra: Gesù è diventato “Cucù”

In una decisione che sembra più una caricatura del politicamente corretto che un genuino sforzo di inclusività, le maestre hanno sostituito il nome di Gesù con “cucù” nei canti natalizi, scatenando un vero e proprio putiferio tra i genitori cattolici.

Francesco, padre di uno studente, ha scoperto per caso questa “rivisitazione” dei classici natalizi. “Mi sono chiesto se fosse uno scherzo di cattivo gusto”, ha commentato amaramente. La sorpresa si è trasformata in indignazione quando ha realizzato che la cosa era seria. “Siamo arrivati a un punto in cui il rispetto per le altre religioni significa cancellare la nostra? È ridicolo”, ha aggiunto.

Il sindaco e il parroco, contattati per commentare l’accaduto, hanno offerto reazioni tiepide. Il primo ha promesso un’indagine, che finora sembra essere rimasta solo una promessa. Il secondo, invece, ha optato per un classico “succede”, una risposta che sa tanto di rassegnazione.

Il maestro di musica originale, Josè Angel Ramìrez Ragoitia, è stato l’unico a mostrare una certa resistenza, condividendo i testi originali con i genitori. Ma il danno era già fatto. La chat dei genitori è diventata un focolaio di indignazione e incredulità. “È come se ci dicessero che la nostra cultura e le nostre tradizioni non valgono nulla”, ha detto un genitore.

La risposta è stata un’ondata di ritiri dalla recita

“Perché dovrei permettere a mia figlia di partecipare a questa farsa?” ha detto un altro genitore, riflettendo il sentimento generale. “A questo punto, chiamiamola ‘Festa dell’Inverno’ e dimentichiamoci del Natale, tanto sembra essere questo il loro obiettivo.”

Quando l’inclusività si sposa con ignoranza e stupidità genera mostri

La mia affermazione potrebbe apparire come forte o fuori contesto, ma vorrei argomentarla per fare in modo che il mio punto di vista venga ben compreso. Non è la prima volta che una maestra o un’insegnante hanno comportamenti simili. Tutto ciò è frutto di superficialità, ignoranza, stupidità e, probabilmente, voglia di protagonismo. Il risultato è avere risultati diametralmente opposti. Mi spiego.

  1. Rispetto delle tradizioni religiose: se questa scelta è stata fatta per evitare di offendere le sensibilità di studenti non cristiani, è importante ricordare che molte religioni, inclusa l’Islam, riconoscono e rispettano la figura di Gesù. Cambiare il suo nome potrebbe non essere necessario e potrebbe essere visto come un’azione che non tiene conto del rispetto che queste religioni hanno per Gesù. Maria (Maryam in arabo) e Gesù (Isa) sono figure altamente rispettate e venerate.
  2. Educazione e inclusività: l’intento di essere inclusivi è importante, ma dovrebbe essere bilanciato con l’accuratezza storica e religiosa. È essenziale educare gli studenti alle diverse tradizioni in modo rispettoso e informato, piuttosto che alterare le tradizioni per evitare potenziali controversie che molto spesso esistono solo nella mente di chi altera le tradizioni.
  3. Comunicazione e comprensione: prima di prendere decisioni del genere, sarebbe utile per gli insegnanti discutere le loro intenzioni con i genitori e i leader della comunità per comprendere meglio le diverse prospettive. Questo può aiutare a evitare malintesi e assicurare che le decisioni siano prese con piena consapevolezza del contesto culturale e religioso.
  4. Studiare e ascoltare: male non farebbe a coloro che insegnano studiare approfonditamente le altre religioni prima di prendere decisioni del genere. Lo stesso politicamente corretto insegna che se chi vi scrive è un uomo, non può essere in grado, ad esempio, di comprendere come una donna potrebbe reagire ad una molestia, o a un insulto razzista. Il tanto amato politicamente corretto consiglia di ascoltare le vittime e non di parlare in loro vece. Ecco, questo continua a mancare in certi paladini dei diritti e dell’inclusività: mettere da parte il “sé” e ascoltare il noi.

Promuovere l’inclusività è fondamentale, ma nel farlo è essenziale che essa sia attuata con una profonda comprensione e rispetto per tutte le tradizioni culturali e religiose coinvolte, inclusi cristianesimo e cattolicesimo. Altrimenti, il rischio è di trasmettere il messaggio errato che altre culture non apprezzino, si scandalizzino, o peggio ancora, disprezzino Cristo, la Croce e la Natività.

Personalmente, ho avuto l’opportunità di visitare paesi islamici, come ad esempio la Siria, dove i resti di profeti come San Giovanni Battista vengono conservati all’interno delle moschee senza che i crocifissi o i simboli cristiani siano stati rimossi. Analogamente, ho osservato a Baghdad dei tempietti dedicati a Maria, adornati con splendidi e poetici versi tratti dal Corano. La partecipazione ad altre funzioni religiose in templi di tutto il mondo mi ha permesso di incontrare ‘l’altro’, di comprenderlo e di apprezzarne la cultura. Spero che anche in Italia si possa favorire questo processo di incontro e comprensione reciproca, senza ergersi a paladini di cause che nessuno ha richiesto di difendere.

Giovanni Scafoglio

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