Maggio 1, 2024
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Nel mondo dell’informazione, la necessità di dare una notizia prima degli altri ha superato quello che dovrebbe essere il dovere principale di un giornalista, ossia verificare le notizie prima di divulgarle. Caso emblematico riguarda la tuta grigia indossata da Chiara Ferragni in un video di scuse dopo la nota vicenda legata alla multa dell’Antitrust per l’affaire Balocco.

Tuta Ferragni, fake news e cattiva informazione

Il famoso video di scuse sull’errore di comunicazione di Chiara Ferragni ha generato un esempio da manuale di cattiva comunicazione. Il tutto sarebbe partito da una fonte anonima su Instagram, in particolare dal profilo “Very Inutil People.it”. Il post faceva notare che la tuta grigia di Chiara Ferragni, a marchio Laneus e con un presunto costo di 600 euro, era “sold out”. Tuttavia, la notizia originale non specificava se la tuta fosse andata sold out prima o dopo il video delle scuse di Ferragni.

Da qui, la notizia si è diffusa rapidamente su diversi media italiani, dando vita a una serie di equivoci. Alcuni articoli non specificavano il momento esatto in cui la tuta era andata sold out, lasciando aperta la possibilità che fosse successo dopo il video di Ferragni. Ci sono “cascati tutti”: Il Corriere della Sera, Open, Il Messaggero, HuffPost, per tutti loro: “la tuta del pentimento da 600 euro di Chiara Ferragni è sold out”.

Fake news Ferragni e la tuta sold out: quando il giornalismo preferisce la velocità alla verità. Dal Corriere della Sera ad Open.

Il problema è che non solo i media hanno diffuso una bufala senza verificarla, ma si sono lasciati andare anche ai “pipponi morali”. Vanity Fair scrive: “Il video del pentimento di Chiara Ferragni ha generato essenzialmente tre cose: indignazione, comprensione e la corsa all’acquisto del capo indossato dall’imprenditrice digitale per l’occasione. Come sempre accade, per quanto la riguarda.”

L’intervento di Loredana Barozzino e il ruolo della Daddato S.p.A.

La giornalista Loredana Barozzino ha cercato di fare chiarezza sulla situazione contattando direttamente la Daddato S.p.A., l’azienda dietro al marchio Laneus. Ha scoperto che la notizia del sold out della tuta non era corretta e che il capo era stato esaurito ben prima del video di Chiara Ferragni. Questa informazione è stata fondamentale per smascherare la fake news. Tale notizia è stata poi confermata da diversi debunker.

Chi verifica le fonti? Quanto le notizie dei giornali sono attendibili

Questo caso mette in luce l’importanza della verifica delle fonti e della chiarezza nelle notizie riportate dai media. La corsa a ottenere notizie in anteprima può portare a errori che danneggiano la reputazione del giornalismo. È essenziale che i giornalisti verifichino accuratamente le informazioni prima di pubblicarle e che specificino chiaramente i dettagli rilevanti per evitare malintesi. E non è la prima volta che accade, anzi ormai è più una regola che una eccezione. Ne scrissi a proposito del “Bacio di Biancaneve” altra bufala diffusa dai maggiori mediai nazionali.

Il giornalismo italiano ne esce sicuramente male, perché, a questo punto la domanda sorge spontanea, quante notizie, comprese quelle su politica, geopolitica e sanità, sono verificate o frutto di pressapochismo e cattivo giornalismo come accaduto poche settimane fa con Il massacro dell’ospedale di Gaza?

Giovanni Scafoglio

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