I software di Intelligenza artificiale come ChatGpt di OpenAi e Bard di Google consumano molta energia e richiedono grandi data center. Il raffreddamento di queste strutture comporta un enorme dispendio di acqua.
Data la popolarità senza precedenti di questi chatbot, i ricercatori temono che tutto questo consumo d’acqua possa avere un impatto preoccupante sulle forniture idriche, in rapporto alla crescente siccità e ai problemi ambientali
I ricercatori si aspettano, inoltre, che questi consumi idrici aumenteranno ulteriormente con i modelli più recenti, come Gpt-4, che si basano su un insieme e una elaborazione più ampia di dati rispetto ai software predecessori. I problemi relativi al consumo di acqua non si limitano ai modelli di OpenAI. Gli studiosi hanno fatto dei calcoli anche sui consumi d’acqua di Google. I suoi data center negli Stati Uniti hanno bevuto complessivamente 12,7 miliardi di litri di acqua dolce nel 2021, di cui circa il 90% potabile.
L’impronta idrica dei modelli di intelligenza artificiale non può più rimanere sotto i radar
deve essere affrontata come una priorità e come parte degli sforzi collettivi per combattere le sfide idriche globali.
Intanto entro la fine di aprile scopriremo se ChatGPT potrà essere nuovamente fruibile per gli utenti italiani
E’ il tempo concesso dal Garante per la privacy a OpenAI, la società che ha sviluppato ChatGPT, per soddisfare le richieste dell’Autorità che aveva limitato provvisoriamente il trattamento dei dati degli utenti italiani.
In particolare, il Garante ha stabilito che OpenAI dovrà predisporre e rendere disponibile sul proprio sito un’informativa trasparente. In tale informativa dovranno essere illustrate modalità e logica alla base del trattamento dei dati necessari al funzionamento di ChatGPT nonché i diritti attribuiti agli utenti, ai quali dovrà essere richiesto di dichiarare di essere maggiorenni.
Quanto alla base giuridica del trattamento dei dati personali degli utenti per l’addestramento degli algoritmi, il Garante ha ordinato di eliminare ogni riferimento all’esecuzione di un contratto e di indicare, invece, il consenso o il legittimo interesse quale presupposto per utilizzare tali dati.
Ulteriori prescrizioni riguardano la messa a disposizione di strumenti utili per permettere agli interessati, anche non utenti, di chiedere la rettifica dei dati personali che li riguardano generati in modo inesatto dal servizio. Stesso discorso per la cancellazione degli stessi, nel caso la rettifica non fosse tecnicamente possibile.
L’Autorità ha anche ordinato a OpenAI di sottoporle entro il 31 maggio un piano che preveda entro il 30 settembre 2023, l’implementazione di un sistema di verifica dell’età. Si vuole così escludere l’accesso agli utenti fino a 13 anni e ai minorenni per i quali manchi il consenso dei genitori.
Di concerto col il Garante, inoltre, entro il 15 maggio OpenAI dovrà promuovere una campagna di informazione su radio, televisione, giornali e web. La campagna servirà per informare le persone sull’uso dei loro dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi.
Chi vivrà vedrà… …o chatterà!
Francesca Rampazzo
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