Marzo 19, 2024
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Dal 1999 ad oggi, il 25 Novembre è il giorno contro la violenza sulle donne. Ad istituire questa ricorrenza è stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. In questi anni si sono susseguite tante battaglie per contrastare ogni tipo di molestia verso le donne. Eppure, questo fenomeno continua ad essere ricorrente. Gli episodi di donne uccise, maltrattate, minacciate, continuano ad essere dilaganti. Il problema della violenza di genere è così radicato da risultare inarrestabile. Ma, quel che non si deve affatto arrestare sono le rivoluzioni. Ed infatti è l’incessante battaglia delle donne a promuovere un cambiamento socio-culturale.

Anche se, i cambiamenti da attuare sono ancora tanti. Si, perché purtroppo nell’immaginario collettivo abitano ancora troppi stereotipi e pregiudizi. Esistono ancora contesti familiari, sociali e lavorativi in cui la donna è percepita come “oggetto”. L’idea tradizionale secondo cui i due sessi debbano assolvere a compiti diversi, ostacola una reale emancipazione. Emancipare, in latino vuol dire liberare. Ecco, bisognerebbe liberarsi dai luoghi comuni, liberare la propria mente da prospettive ovvie. Il cambiamento deve avvenire nella forma mentis di chi è legato alla divisione del lavoro tra i sessi. 

“Se la vecchia divisione del lavoro tra i sessi fosse assolutamente naturale, allora non sarebbe possibile nessun cambiamento” (Randall Collins).

Non c’è nulla di naturale nell’attribuire agli uomini e alle donne ruoli differenti. La questione è culturale, è relativa a credenze e ad assetti sociali tradizionalisti. Motivo per il quale, occorre insistere sulla soggettività della donna. Nessuna legge naturale dice che il sesso femminile debba essere angelo del focolare domestico. E’ la donna, in quanto soggetto a scegliere chi essere all’interno della società. Chi essere nel mondo. Nessuno può e deve violare i suoi diritti umani. E la giornata contro la violenza sulle donne serve a ricordarlo.

Rispetto al passato, l’universo femminile ha sicuramente rivendicato i suoi diritti e doveri. Le donne si son fatte strada nel mondo del lavoro. Hanno reclamato una collocazione sociale diversa da quella che le rende solo madri e casalinghe. Tuttavia, il loro inserimento nei vari settori lavorativi è stato ed è tuttora motivo di discriminazione. Mentre l’uomo può fare carriera e può ricoprire professioni di rilievo, la donna si trova spesso ad essere assoggettata. Non a caso, il mobbing sul lavoro si manifesta soprattutto nei riguardi delle donne.

Mobbing significa attaccare qualcuno o qualcosa. Nella fattispecie è una forma di violenza psicofisica che il lavoratore subisce per mano di colleghi e/o del datore di lavoro. La violenza si palesa attraverso varie modalità: offese, minacce, maltrattamenti verbali e fisici. Chi si rende attore di questo reato, ha come obiettivo quello di emarginare il lavoratore, fino a condurlo alle dimissioni. Nel caso delle donne, il mobbing è spesso teso ad imporre il dominio maschile o semplicemente a minimizzare le sue competenze. Sminuire il profilo professionale di una donna vuol dire non riconoscergli premi, né scatti di livello, né aumenti.

Ed infatti, sono tanti i contesti di lavoro in cui si verifica un ineguale trattamento dei sessi. Tra i principali elementi di differenziazione, vi è sicuramente lo stipendio. Le differenze di salario tra uomo e donna sono il riflesso di una società ancora troppo arretrata. Una società in cui il pregresso diviene regresso a causa di modelli di pensiero sessisti. Per fortuna però, è stato approvato il disegno di legge sulla parità salariale. Quest’ultimo provvederà a far ottenere la parità di salario tra lavoratori e lavoratrici.

Un altro risultato che si dovrebbe ottenere nei contesti di lavoro, riguarda l’abolizione di specifiche domande poste alla donna durante un colloquio. “Hai intenzione di avere figli?” è un esempio di domanda illecita e indelicata. Chiedere ad una donna se vuole avere figli è sinonimo di discriminazione lavorativa. E’ assurdo pensare che ci siano realtà aziendali che vedono la donna come una minaccia perché potrebbe diventare madre.

Tuttavia, malgrado le tante forme di violenza che vedono coinvolte le donne, la verità è che la loro forza nessuno può arrestarla. E i movimenti femministi ne sono la prova, perché è grazie a quelli che i modelli tradizionali sono stati sovvertiti. Certo, di strada da fare ce n’è ancora. Comunque sia, tutti i cambiamenti raggiunti, dimostrano che determinati sistemi sociali non sono ovvi, né naturali.  

A tal proposito, il sociologo Randall Collins, afferma che “più una donna contrasta con successo la discriminazione sessuale nella società in generale, più vivrà una condizione effettiva di parità”.

Quindi, per quanto gli episodi di violenza sulle donne si presentino ogni giorno, l’universo femminile non deve mai arrendersi. Ogni volta che si è vittime di un’ingiustizia bisogna ribellarsi fino a rivendicare la propria dignità. Non c’è battaglia che una donna non possa vincere. 

E se passa il temporale

siete prime a ritrovare la voce

sempre regine voi

luce e inferno e poi

anche il male non può farvi del male (Alda Merini).

Che questo giorno possa ricordare a tutte le donne vittime di violenza, che urlare “Basta” è possibile. Siate attrici della vostra esistenza!

Emanuela Mostrato

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