Ottobre 8, 2024
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Ecco a voi “Baby Reindeer”, la serie che ti fa controllare continuamente, e non senza una certa ansia, le notifiche del tuo telefono. Ma questa volta, non è l’ennesima email promozionale da cancellare: sono le 41.071 e-mail di un vero stalker che hanno ispirato questa serie culto di Netflix. Sì, hai letto bene. Quel numero non è il saldo del conto in banca di del tuo capo, ma il conteggio delle mail ricevute da Richard Gadd, il cui incubo personale è diventato ora intrattenimento da binge-watching. Questa è Baby Reindeer la vera storia diventata fiction raccontata come mai prima era accaduto, alla faccia del politicamente corretto e delle associazioni di categorie.

Baby Reindeer la vera storia dietro la storia

Richard Gadd, noto comico scozzese, è anche l’autore e protagonista della serie “Baby Reindeer” su Netflix, che trae ispirazione da eventi reali della sua vita. La serie riflette l’esperienza personale di Gadd con uno stalker che ha influenzato profondamente la sua vita per anni. Questo stalker, che nella serie viene chiamata Martha, ha iniziato a perseguitarlo dopo un incontro casuale in cui Gadd, lavorando come barista, le offrì gentilmente una tazza di tè. Da quel momento, Martha ha inviato a Gadd migliaia di e-mail, messaggi vocali e tweet, diventando una presenza ossessiva e invadente nella sua vita quotidiana.

Questa serie non è solo un racconto di terrore, è un’esplorazione della fragilità umana e della complessità delle relazioni malsane

Il quarto episodio getta una luce cruda sulle ombre più scure di questa storia: violenza sessuale, manipolazione, e la lotta interna di Donny. Non è la solita narrazione di buoni contro cattivi; è un viaggio attraverso il dolore e la comprensione, dove le vittime possono avere sfaccettature e i carnefici possono essere involontariamente tragici.

Baby Reindeer ci mostra che, a volte, le persone di cui credi di aver hai bisogno possono essere quelle che ti fanno più male

E’ la base di partenza di tante relazioni tossiche. La relazione tra Donny e Martha serve come un microcosmo di interazioni più ampie, illustrando come uno squilibrio di potere e un attaccamento ossessivo possano condurre a un circolo vizioso di manipolazione e dolore. Questa dinamica costringe a riflettere sulla sottile linea tra affetto e ossessione. Spesso le nostre ossessioni.

Baby Reindeer è una serie stupenda da divorare prima che internet la rovini definitivamente


Questa mini serie ha davvero stupito il popolo di Netflix, abituato a una rappresentazione stereotipata dello stalking. Qui, invece, devo ripetermi, la storia tra Donny e Martha non è dipinta come una semplice violenza a senso unico, tipo lui l’eroe e lei la cattiva. È più un tiro alla fune psicologico, un duello sfiancante pieno di ambivalenza, trauma, paura, insicurezza, ossessione, dipendenza e affetto, un vero e proprio sfruttamento reciproco.

Entrambi i personaggi sono descritti con disturbi mentali e sessuali. Su TikTok girano diagnosi come borderline ed erotomania per lei, stress post-traumatico e sindrome di Stoccolma per lui e in effetti la serie fa un lavoro pazzesco nel descrivere tutte queste sfumature con una precisione e una delicatezza davvero rare. Ci sono anche una regia elegante e sensazionale di Weronika Tofilska e Josephine Bornebusch, una colonna sonora notevole con brani originali di Evgueni e Sacha Galperine e canzoni molto azzeccate che accompagnano i momenti chiave. Ma la chiave del successo è anche nel talento dell’attrice che fa Martha, Jessica Gunning, senza dimenticare gli altri personaggi come Nava Mau, che interpreta la magnetica Teri, e Tom Goodman-Hill, nel ruolo di un mentore viscido e orribile, Darrien O’Connor.

Su TikTok è diventato virale un video con una vecchia esibizione di Gadd in cui si sente echeggiare l’esplosiva risata della presunta vera Martha

Abbondano anche le foto di una donna che, secondo alcuni, dovrebbe essere lei. Oltre a ricordarci quanto può essere perverso e squallido il popolo di internet questo fenomeno genera domande molto interessanti sull’arte e sull’etica dell’auto-fiction. Nelle interviste Gadd ha assicurato di aver cambiato molti dettagli per rendere la sua stalker non riconoscibile e tutelarla (sic). C’è chi addirittura accusa Gadd di essere stato imprudente, di aver “sfruttato” la sua stalker, insomma di essere un arrivista che pur di raggiungere il tanto agognato successo ha sputtanato una malata mentale, altro che coraggioso.

Chi vi scrive crede che Gadd abbia dimostrato forza e coraggio. Non si è arreso è ha trasformato una tragedia in una opportunità. La domanda da farsi probabilmente è un’altra: perché le persone dopo aver guardato una serie come questa finiscano a cercare pruriginosamente sui socila il profilo della vera Martha, per deriderla e condividere le sue foto ovunque?

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Giovanni Scafoglio

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