Maggio 17, 2024
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Secondo le statistiche dell’ISTAT, in Italia migliora la condizione occupazionale. A febbraio 2024 è stato registrato un aumento del tasso degli occupati rispetto a febbraio 2023. Il numero degli occupati ha superato quello di febbraio 2023 dell’1,5% che è pari a 351 mila unità. È positivo anche il saldo dei contratti a tempo indeterminato che ha registrato una crescita di 142 mila unità rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Questo miglioramento coinvolge tutte le fasce di età, tranne quella che va dai 15 ai 24 anni che purtroppo segna un calo. 

Un calo positivo è quello che riguarda i Neet: il tasso è sceso dal 23% del 2021 al 16% del 2023

I Neet – acronimo di Not in Education, Employment or Training – ovvero i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione, rappresentano un fenomeno soprattutto italiano. In Italia, infatti, la percentuale dei giovani Neet è la più alta rispetto agli altri paesi dell’Europa. Sono 1,6 milioni gli italiani sotto i 29 anni che non studiano, non lavorano e non si formano. 

A maggior ragione, il calo registrato nel 2023 è senz’altro un dato incoraggiante, anche se c’è ancora molto lavoro da fare in termini di formazione, di educazione e di dialogo tra scuole e imprese. Non è un caso che più di un Neet su dieci ha una laurea: questo vuol dire che molti giovani hanno difficoltà nel trovare un’occupazione, specie se in linea con i propri studi. A incidere sulla scarsa occupazione è anche il numero limitato di donne laureate in ambito STEM

Dalle indagini Istat emerge che solo una laureata su sei ha conseguito il titolo in materie scientifiche e tecnologiche e questo dato incide sui tassi di occupazione.  

Anche il numero degli inattivi in Italia – tra i 29 e i 49 anni – è leggermente migliorato. Il tasso è sceso dal 60 al 58,4%, ma resta comunque la percentuale più alta rispetto agli altri paesi europei. 

Disparità di genere e divari territoriali

Nonostante la condizione occupazionale in Italia sia migliorata rispetto agli anni precedenti, le disparità di genere continuano a permanere. L’Italia è fanalino di coda riguardo al tasso di occupazione femminile: mentre in Europa il tasso di occupazione femminile medio è del 65%, in Italia il 55% delle donne tra i 20 e i 64 anni ha un impiego. Il divario di genere si staglia anche in materia di salario, infatti la retribuzione media annua è più alta per gli uomini con una differenza di 7.992 euro.

Da un rapporto Almalaurea è emerso che le donne sono svantaggiate in termini di salario anche quando conseguono una laurea nei gruppi disciplinari che hanno maggiore incidenza sul mercato del lavoro, ovvero quelli STEM. Infatti la retribuzione mensile netta per le donne si aggira intorno ai 1720 euro, mentre quella per gli uomini intorno ai 1948 euro. 

Inoltre, l’indagine Almalaurea ha messo in evidenza che le laureate nei percorsi STEM risultano essere anche più brave degli uomini. A confermarlo è il voto medio della laurea più alto:104,7 su 110, rispetto al 102,8 degli uomini. 

Le disparità però non sono solo di genere, poiché in Italia il contrasto tra Nord e Sud resta un’emergenza da affrontare

Al Sud le possibilità di lavoro sono spesso precarie e la distribuzione dei redditi e delle risorse rappresenta un problema. Di conseguenza aumenta il numero di persone che lascia il Mezzogiorno per migrare al Centro Nord. 

Da un rapporto SVIMEZ è emerso che dal 2002 al 2021 oltre 2,5 milioni di persone ha lasciato il Sud per trasferirsi al Nord. Il Mezzogiorno ha perso più di un milione di residenti e purtroppo si stima che entro il 2080 potrebbe perdere 8 milioni di abitanti.

Insomma, sebbene la condizione occupazionale in Italia sia leggermente migliorata rispetto al 2023, sono ancora molti i problemi da affrontare affinché nessuno sia escluso dal mondo del lavoro. E anche laddove ci sono l’inclusione e l’opportunità di carriera serve lottare per raggiungere l’equità di genere.

Bisogna accendere i riflettori sull’ampio bacino di disoccupati, inattivi e Neet esistente in Italia e su tutte le disuguaglianze che si riscontrano tra uomini e donne sul mercato del lavoro. Ci sarebbe bisogno di politiche per l’occupazione, di programmi sulle pari opportunità, di interventi in grado di contrastare la dispersione scolastica e di favorire la partecipazione dei giovani alla formazione pratica. 

E finché l’Italia sarà ai piedi delle classifiche relative all’efficienza del mercato del lavoro e finché ci sarà una “discarica” di giovani talenti lasciati ai margini della società, risulterà difficile guardare al futuro con speranza.

Emanuela Mostrato

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