Ottobre 6, 2024
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Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, ha raggiunto un accordo di patteggiamento con le autorità statunitensi, ed è un uomo libero. Bene. Fino a qui siamo tutti contenti ed è una vittoria per la democrazia e la libertà di stampa. Ma le vittorie restano tali se legate a una battaglia. Siamo proprio sicuri di non aver perso la guerra? Julian Assange si è dichiarato colpevole di cospirazione per ottenere e diffondere informazioni riservate. Questo accordo di patteggiamento ha comportato l’ammissione di attività criminali minori rispetto alle accuse originali, che includevano violazioni della Legge sullo Spionaggio degli Stati Uniti. Ora lui è libero ma è stato creato un pericoloso precedente.

I dettagli dell’accordo di patteggiamento

Assange ha ammesso di aver cospirato per ottenere e diffondere informazioni riservate. Una delle accuse minori rispetto a quelle più gravi ai sensi della Legge sullo Spionaggio degli Stati Uniti. in base a questo patteggiamento, Assange è stato condannato a una pena che include il tempo già scontato durante la sua detenzione nel Regno Unito. Ha trascorso cinque anni nel carcere di Belmarsh a Londra e precedentemente sette anni nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Questo periodo di detenzione è stato considerato come parte della sua condanna complessiva, permettendogli di essere rilasciato senza ulteriori periodi di detenzione negli Stati Uniti.

Questa risoluzione ha evitato l’estradizione di Assange negli Stati Uniti, dove avrebbe potuto affrontare fino a 175 anni di carcere se condannato per tutte le accuse di spionaggio e altre accuse correlate

Impatto sul diritto all’Informazione

Questa ammissione può creare un precedente legale che potrebbe influenzare negativamente il lavoro dei giornalisti e degli informatori.

  • Supporto alla libertà di stampa: molti giornalisti e organizzazioni per la libertà di stampa hanno espresso preoccupazione che il caso di Assange possa essere usato per criminalizzare pratiche giornalistiche comuni, come la pubblicazione di documenti riservati quando è nell’interesse pubblico. La paura è che questo possa avere un effetto raggelante sulla libertà di stampa, dissuadendo i giornalisti dall’indagare e riportare su questioni di interesse pubblico che coinvolgono informazioni riservate.
  • Sicurezza nazionale: d’altro canto, alcuni commentatori e funzionari governativi sostengono che le azioni di Assange abbiano messo in pericolo la sicurezza nazionale e la vita di individui coinvolti nelle operazioni militari e diplomatiche degli Stati Uniti. Ritengono che l’accordo di patteggiamento sia un compromesso necessario per affrontare le violazioni senza compromettere eccessivamente la libertà di stampa.
  • Equilibrio tra libertà e sicurezza: la discussione più ampia riguarda come bilanciare la protezione della libertà di stampa con la necessità di mantenere la sicurezza nazionale. Alcuni analisti ritengono che il caso Assange evidenzi la necessità di riforme legali che chiariscano meglio i limiti e le protezioni per i giornalisti che si occupano di informazioni riservate.

CNN e altre grandi reti di notizie hanno riportato sia i lati positivi che negativi del patteggiamento, enfatizzando l’importanza della protezione dei giornalisti e del diritto del pubblico a essere informato. New York Times e Washington Post hanno spesso sottolineato i rischi per la libertà di stampa derivanti dalla criminalizzazione delle pratiche giornalistiche investigative.

Conseguenze etiche della sentenza

Le conseguenze etiche di questa sentenza, piuttosto che di una grazia, sollevano interrogativi sulla responsabilità dei giornalisti e sui limiti della libertà di stampa. Se da un lato è fondamentale proteggere il diritto di informare il pubblico su malefatte governative, dall’altro è altrettanto importante garantire che tale diritto non comprometta la sicurezza nazionale e la vita di individui. La decisione di Assange di patteggiare potrebbe quindi avere ripercussioni di lunga durata sull’equilibrio tra libertà di stampa e sicurezza nazionale​. Nello specifico, cosa accadrà quando un giornalista che non gode della popolarità di Assange, quando si appellerà al primo emendamento e un giudice gli metterà sotto il naso il precedente legato al patteggiamento del fondatore di WikiLeaks.

Assange che patteggia non è una vittoria, è una sconfitta per la libertà di stampa

Di Chelsea Manning avremo modo di scrivere ancora. Lei uscì vincitrice dalla battaglia legale quando Barack Obama commutò la sua pena graziandola. Manning era stata condannata a 35 anni di carcere con l’accusa di aver passato documenti a Wikileaks. La decisione di Obama arrivò dopo due tentativi di suicidio da parte di Manning in carcere, dove da transgender si trova in un penitenziario maschile.

Va ricordato che nei giorni precedenti Edward Snowden aveva lanciato un appello a Obama per la liberazione di Manning. Anche il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, si era detto pronto a consegnarsi alle autorità Usa se Obama avesse graziato Manning per la fuga di documenti classificati del 2010, una della più grandi nella storia Usa. Assange non tenne mai fede alla promessa. Detto ciò la vittoria sarebbe stata ottenere la grazia da Biden.

Per chi vi scrive, questo patteggiamento è un terribile e subdolo (da parte della politica USA) cavallo di troia per mettere un bavaglio alla libertà di stampa in USA. A finire il lavoro ci penserà Donald Trump.

Giovanni Scafoglio

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