Aprile 26, 2024
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In Italia, purtroppo, si investe pochissimo sulla salute mentale. Infatti, per questo, si trova all’ultimo posto in Europa. Oltretutto, negli ultimi anni si è registrato un calo del personale medico e di psicologi. Al contrario, i problemi legati alla salute mentale sono aumentati a dismisura anche a causa della pandemia. Sono moltissime, infatti, negli ultimi due anni, le diagnosi di depressione ed altre patologie psichiche. Sopratutto tra i giovani.

La salute mentale in Italia è trascurata poiché viene ancora vista come un tabù

Non se ne parla. Ancora. Perché viene visto come una fragilità. In alcune interviste dove alcuni ragazzi chiedevano ai passanti se loro ritenevano di aver bisogno dello psicologo, la maggior parte delle persone (per lo più adulte) rispondeva di non averne bisogno. Ed è proprio questo il problema. Tutti, in realtà lo necessitiamo. Sopratutto le persone che pensano di non averne bisogno. E perché lo dicono? Perché, ‘quando mai posso mostrarmi per come sono veramente… ‘ cioè una persona, un essere umano che, come tutti gli altri, ha delle fragilità e difficoltà. Perché così è la vita.

È chiaro, però, che ammettere di avere delle fragilità è un grandissimo passo. E, secondo me, è proprio questo il primo passo da compiere nella società in cui viviamo.

Bisogna, prima di tutto combattere lo stigma che circonda la maggior parte delle persone. A tal proposito, nel 2020, è nata una campagna promossa da Lundbeck Italia chiamata “Insieme per la salute mentale”, che mira a scardinare questi pregiudizi. Spiegano come tutti noi, nel corso della nostra vita, affrontiamo piccole e grandi difficoltà e questo, chiaramente, si ripercuote sulla nostra salute mentale. È normale avere disturbi psichici o sintomi particolari, in qualsiasi momento della vita. L’amministratore delegato di Lundbeck Italia, Tiziana Mele, ha, infatti, dichiarato: “Non c’è salute senza salute mentale.”

1 italiano su 3 soffre di disturbi mentali.

Sono circa 17 milione le persone in Italia che soffrono di disturbi psichici. Di questi, quasi 3 milioni soffrono di depressione, e ben 2 milioni sono donne. La pandemia non ha migliorato certamente la situazione. I disturbi depressivi, nel 2020, sono quintuplicati e, in generale, la percentuale di incidenza di problemi mentali è passata dal 6% al 32%.

Sempre di più ad avere questo tipo di problemi sono anche i minorenni. Si tratta di adolescenti con disturbi d’ansia o ritirati (i famosi “hikikomori). Ragazzi che hanno paura del domani, che è normale durante la fase di crescita, ma ora più che mai sono arrivati a chiedersi se davvero avranno un futuro. E come sarà. Hanno la forte consapevolezza che un giorno dovranno ereditare un mondo peggiore rispetto a quello dei propri genitori.

“Questo impoverimento dei servizi pubblici, ormai sotto la soglia della sopravvivenza, fa sì che si riducano anche le capacità e le possibilità di intervento precoce, mettendo in seria difficoltà le attività di prevenzione, tassello fondamentale per evitare di precipitare nel buio. In particolare il riconoscimento precoce del problema negli studenti, che ci aiuta ad avere una conoscenza vera del fenomeno. Ecco quindi l’importanza di svolgere attività di osservazione e survey nelle scuole, cosi come è fondamentale sviluppare la conoscenza di farmaci e sostanze”. aggiunge Massimo di Giannantonio, presidente SIP (Società Italiana di Psichiatria).

L’Istituto superiore della sanità ha reso noti alcuni risultati di uno studio in cui sono stati esaminati i sintomi depressivi di alcune persone durante la pandemia. Ne è scaturito che, mentre nella media, la popolazione ha dimostrato una certa resilienza di fronte allo stress dello stato d’emergenza, altre categorie, come i giovani (dai 18-34 anni), le donne e i soggetti con difficoltà economiche hanno vissuto un severo peggioramento.

In Italia mancano i servizi dedicati alla salute mentale

Se i servizi per la salute mentale non erano una priorità prima della pandemia figuriamoci adesso. E si tratta di un paradosso che avanza di anno in anno. Perché i disturbi aumentano, ma i servizi non ci sono o diminuiscono. La prima a denunciare questa mancanza è stata proprio L’Organizzazione mondiale della sanità, attraverso un’indagine del 2020.

In Italia, un rapporto censisce 3,3 psicologi ogni 100mila abitanti.

“In Europa, nei Paesi a reddito paragonabile a quello italiano, troviamo circa 10 psicologi ogni 100 mila abitanti all interno delle Asl pubbliche. Questo vuol dire che pur avendo meno psicologi in totale, altre nazioni investono nella salute mentale pubblica il triplo dell’Italia.” spiega a Lifegate la vice segretaria generale di Cittadinanzattiva, Francesca Moccia. Per l’esattezza, secondo L’Headway 2023 – Mental health index si spende il 3,5 per cento della spesa sanitaria per la salute mentale, contro il 12% europeo.

È chiaro, quindi che va fatto un grandissimo lavoro su vari aspetti. Tra questi, c’è anche il bisogno di più strutture e di nuove competenze infermieristiche, migliorando anche i costi. Perché si stratta di un servizio di cui tutti avrebbero diritto ad usufruire. Per questo, il costo non dovrebbe essere un limite, ne un ostacolo. Anche per questo, infatti, è stata introdotto il bonus psicologo (meglio detto “bonus per la salute mentale”), cioè uno stanziamento di 20 milioni di euro che andranno alle strutture del servizio sanitario nazionale e ai cittadini. Tutto questo, in sostanza, vuol dire migliorare la qualità dell’assistenza.

Spendere di più per la salute mentale porterebbe sicuramente ad avere grossi benefici per la società.

Ed è un qualcosa che dovrebbe essere messa come assoluta priorità. Perché prima di qualsiasi altra cosa veniamo noi e la nostra salute. E siamo noi che facciamo muovere la società e tutto il resto. Quand’è che si inizieranno a prendere dei provvedimenti per cambiare seriamente le cose?

Alexa Panno

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