Una decina di giorni fa si è tenuto il terzo Belmarsh Tribunal a Washington. I primi due si celebrarono a New York e a Londra, in una sede simbolica: il National Press Club. Si tratta di una sorta di corte alternativa a quella londinese dove si sta decidendo in merito all’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. Notizia importante poichè, il fondatore di WikiLeaks rischia oltre oceano una condanna fino a 175 anni di carcere. Eppure se facciamo una ricerca su google, l’unica notizia che appare è quella relativa al fatto che Julian Assange è diventato cittadino onorario di Catania. Perché allora non ne parliamo? Di chi abbiamo paura? Perché questa fretta di cancellare Julian Assange? Perché in Italia i media non parlano di Assange?
Perché in Italia i media non parlano di Assange e del suo processo?
Eppure tredici anni fa esatti i cinque più grandi giornali del mondo decisero di pubblicare migliaia di documenti segreti relativi alle guerre americane in Iraq e Afghanistan. Fu imbarazzante per il governo americano. In quei file erano documentati atti orribili, compreso un video che testimoniava una strage di civili attuata dalle forse USA. Quei documenti i giornali li avevano ottenuti da Wikileaks fondata proprio da Assange. Da quel momento è in corso un processo che per molti media internazionali è “il processo del secolo“. Per altri “il processo alla libertà di stampa e di espressione“. Eppure in Italia il tema latita.
Vietato parlare di Assange nelle scuole italiane
Censurata la giornalista Stefania Maurizi che lotta per Julian Assange. La denuncia: “Niente più tweet o sarò attenzionata dalle autorità”. Ecco il suo tweet di denuncia:
Ma perché Julian Assange è sotto processo? E perché è un processo ingiusto?
Lo spiega molto bene Stefania Maurizi, la giornalista che ha seguito in modo meticoloso la terribile vicenda di Julian Assange. Ha scritto un libro in proposito, nel 2022: “Il potere segreto”, 2022. Si tratta di un testo fondamentale, che reca la prefazione di Ken Loach.
“Nei documenti diffusi, il segreto non viene utilizzato per proteggere la sicurezza dei cittadini, bensì per proteggere la criminalità di stato, e assicurare l’impunità alle istituzioni e agli apparati che commettono crimini. Ho lavorato negli ultimi 13 anni a quella documentazione, e fin dall’inizio mi resi conto che Julian Assange e i giornalisti di WikiLeaks rischiavano letteralmente la testa per pubblicarla e, purtroppo, la realtà mi ha dato ragione. Da quando ha pubblicato i file segreti del governo americano Julian Assange non ha più conosciuto la libertà. Prima è finito dentro un caso di presunto stupro e molestie in Svezia, uno dei più anomali che abbia mai visto. Me ne sono occupata a livello giornalistico in modo così minuzioso, da innescare una battaglia legale che va avanti ancora oggi ed è in corso da sette anni. Assange è inizialmente finito, per questo caso, agli arresti domiciliari per 18 mesi con un braccialetto elettronico intorno alla caviglia; poi è rimasto sette anni confinato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra.“
Per quale reato gli Usa hanno chiesto l’estradizione per Assange?
L’estradizione e il successivo arresto di Assange non sono state richieste dagli Stati Uniti per la diffusione di documenti riservati per il lavoro che si può considerare “giornalistico”. Non lo è nemmeno per la sua presunta collaborazione con la Russia nelle interferenze elettorali del 2016. La richiesta è realtiva alla sua presunta collaborazione con l’allora soldato Bradley Manning (oggi Chelsea Manning) nell’hackerare una password per introdursi nei sistemi informatici governativi e sottrarre dei documenti.
Bradley Manning è stata già condannata negli USA
Nel 2010 l’ex militare è stata condannata a 35 anni di carcere per aver fornito a Wikileaks centinaia di migliaia di documenti e materiali riservati diffusi e pubblicati su Internet. Dopo sette anni di carcere, nel 2017, l’allora presidente Barack Obama le ha concesso la grazia.
Ma torniamo al tema dell’articolo: Perché in Italia i media non parlano di Assange?
Come scritto è in corso un processo alla libertà di stampa e di espressione, un processo che invece sembra un regolamento di conti nei confronti di chi non ha mai avuto paura di raccontare verità scomode. Non stiamo parlando solo del destino di un uomo coraggioso che rischia di finire la sua vita in carcere solo per aver pubblicato cose vere. Fatti. Documenti.
Va inoltre ricordato che oltre ad Assange, sono ben 360 i giornalisti incarcerati nel mondo. Per quanto ci è dato sapere.
Come scritto in precedenza il fatto che non si parli del Belmarsh Tribunal a Washington, che non si sappia ufficialmente nulla delle condizioni di Assange e che il suo nome non compaia sui media italiani è preoccupante.
Ciò che rischiamo è la definitiva fine del giornalismo investigativo, una censura preventiva per giornalisti liberi, una scure sulla libertà di pubblicare documenti governativi che nessuno vuole pubblicare. Julian Assange va difeso e questo silenzio imbarazzante della “grande stampa” fa riflettere, ancora una volta, sul ruolo che l’informazione ha e avrà nel mondo contemporaneo.
Leggi anche
- La Russa, Via Rasella e i partigiani. Può la seconda carica dello stato mentire così spudoratamente agli italiani?
- Tutti i crimini di guerra degli Usa. Sono tra i 20 e i 30 milioni le vittime stimate
- L’Ucraina vieta a tre giornalisti italiani di documentare la guerra perchè accusati di essere spie russe