La scorsa settimana su Clubhouse si è tenuta una room dal titolo “Zelensky vs Putin: strategie di comunicazione a confronto”. La stanza è stata organizzata da Maurizio De Bonis, Orith Youdovich e Giovanni Scafoglio che con la loro esperienza e conoscenza hanno analizzato una parte affascinante della guerra: la comunicazione dei suoi leader.
Sulla base del contenuto di questa room, uscirà una serie di tre articoli che toccheranno nel profondo la comunicazione dei due leader politici. In questo primo articolo, riportiamo l’analisi fatta sul video che il presidente ucraino ha postato il 9 maggio in occasione del Giorno della Vittoria sul nazismo.
Il background di Zelensky
In questa analisi, non si può non considerare la formazione di partenza di Zelensky. Il leader ucraino infatti ha un recente passato da attore, sceneggiatore, regista e comico. Possiede quindi una solida conoscenza dei linguaggi audiovisivi e anche della loro storia. Conoscenza che trova conferma nella serie televisiva Servant of the People che vede Zelensky sia nel ruolo di protagonista che in quello di ideatore, regista e sceneggiatore. Da questa serie, Zelensky ottenne molta popolarità che lo portò a fondare il suo partito politico appunto Servitore del Popolo ed essere poi eletto nel 2019 come Presidente dell’Ucraina.
Analisi del video di Zelensky del 9 maggio 2022
Nel video vediamo un presidente che sveste gli abiti formali e indossa un abbigliamento più confidenziale. Il suo outfit militare comunica la vicinanza al suo popolo che come lui sta combattendo contro questo attacco russo. L’ambiente del video ci riporta a una classica scena di un film catastrofico.
Analogamente a Io sono leggenda, Zelensky cammina per le strade deserte di Kiev. Come se quell’uomo rimasto fosse l’unico a difendere quello che di umano è rimasto. Le strade abbandonate di Kiev rappresentano una sorta di vuoto visibile. Nello spettatore si insinua una sensazione di angoscia, ma allo stesso tempo anche di speranza. Speranza riversata su un unico soggetto che, parlando e guardando sempre dritto in macchina, tende a essere molto assertivo e rassicurante.
La prima inquadratura è un “inquadratura soggettiva” ovvero un’inquadratura dove vediamo le strade della città con gli occhi di Zelensky. Subito dopo, abbiamo quello che nel gergo tecnico cinematografico viene chiamato lo “scavalcamento di campo”. L’inquadratura cambia completamente direzione, diventa frontale e ci mostra il protagonista mentre cammina.
Con sapiente utilizzo della retorica, vengono inserite delle brevissime scene di parate militari e di una bambina che corre con dei fiori. Il tutto per andare a toccare il nostro lato emotivo, ma senza esagerare per non appesantire. Subito dopo c’è uno stacco. La camera ritorna frontalmente su Zelensky sempre seguendo la sua camminata e parlata.
L’aspetto presente durante tutto il video è il dinamismo. Non c’è mai staticità in ciò che fa Zelensky a parte l’ultima scena. Perché? Perché la dinamicità richiama il movimento e quindi azione e quindi positività. Per dare poi anche un’idea di assertività e di solidità abbiamo le inquadrature frontali e simmetriche.
Zelensky parla sempre in modo assertivo e continua a camminare davanti alla macchina da presa. Ad un certo punto avviene qualcosa che denota la conoscenza del valore del montaggio da parte di Zelensky e del suo staff. Viene praticato quello che nel gergo del montaggio si chiama “attacco sull’asse”.
L’attacco sull’asse è una fattispecie di montaggio per cui si dispongono una dopo l’altra due inquadrature il cui centro rimane il medesimo. L’inquadratura A è più larga come campo visivo rispetto all’inquadratura B, ma il centro è lo stesso.
Nell’inquadratura A vediamo Zelensky inquadrato fino al livello delle ginocchia, mentre l’inquadratura B è più ravvicinata e il campo visivo è più stretto. Che effetto produce il meccanismo dell’attacco sull’asse? L’attacco sull’asse implica uno spostamento emotivo della percezione e una ulteriore concentrazione sulla figura del protagonista.
Si tratta come di un piccolo schiaffo che viene dato allo spettatore. Una richiesta di maggiore attenzione. Un modo per sottolineare emotivamente la figura del protagonista che sta avanzando verso di noi. L’operazione viene ripetuta svariate volte. Nel corso del video, assistiamo ad attacchi sull’asse anche al contrario cioè prima l’inquadratura più stretta e di nuovo più larga.
Questo avanti e indietro ha una doppia funzione: innalzare il livello emotivo e innalzare il livello di rassicurazione.
A partire dal minuto 2.50 circa, si decide di cambiare angolazione. Zelensky non viene più inquadrato frontalmente. Un eccesso di frontalità generebbe insofferenza nello spettatore e abbasserebbe il livello del dinamismo dell’azione. L’inquadratura passa a un’angolazione di 45° con gli occhi di Zelensky sempre rivolti verso l’obiettivo della macchina da presa. Così fino al ritorno dell’inquadratura frontale.
Qui, denotando ulteriore conoscenza dei meccanismi del linguaggio audiovisivo e cinematografico, si decide di stabilizzare il percorso dinamico e l’azione. Quasi a voler far capire allo spettatore che si è arrivati all’obiettivo finale. Zelensky procede sempre in fase dinamica verso la macchina da presa che avanza verso lo spettatore.
Verso la fine del video, Zelensky si ferma e si ferma anche l’operatore della steadycam, mantenendo un’inquadratura abbastanza ristretta su di lui. La macchina da presa stringe verso Zelensky raggiungendo in questo modo 2 obiettivi molto precisi:
- far concentrare ulteriormente lo spettatore sulla figura di Zelensky e soprattutto sulle sue parole;
- ottenendo di nuovo uno effetto emotivo, attraverso il montaggio, il restringimento delle inquadrature e gli attacchi sull’asse.
Si lancia così l’ultimo messaggio allo spettatore. Emotivamente ci viene chiesto di essere coinvolti nel messaggio del leader politico, ma lo dobbiamo fare con equilibrio, con attenzione, con rispetto. Lo dobbiamo fare mescolando la nostra emotività alla presa di coscienza razionale della giustezza del messaggio. Solo così saremo in grado di essere totalmente coinvolti e alleati nella sua battaglia.
La bandiera dell’Ucraina a chiusura del video richiama il “principio evocativo dell’immagine”. Tutto quanto discusso prende forma nell’immagine della bandiera ucraina sventolante, come a dire ‘noi vinceremo’.
“Zelensky vs Putin: strategie di comunicazione a confronto” – La parte testuale
La parte testuale è stata studiata nei minimi dettagli soprattutto in funzione dell’innalzamento emotivo e razionale. Anche in funzione sia della retorica evidente nel testo, sia in quella retorica basata sulla questione della cosiddetta denazificazione dell’ucraina e della relazione con l’idea del nazismo oggi in Ucraina.
Zelensky chiarisce in modo assolutamente inequivocabile da che parte sta l’Ucraina e cerca di smontare il discorso di Putin sulla denazificazione. Zelensky si fa promotore dell’idea della lotta al nazismo, attribuendo di fatto alla figura di Putin un atteggiamento quasi hitleriano.
Il ruolo dei social media
Sicuramente questo video è pensato per la diffusione sui social. I frame molto veloci e la tecnica di mostrarli quasi in maniera subliminale è tipica dei linguaggi moderni di Instagram e Tik Tok.
Ciò che si avvicina ulteriormente alle logiche dei social media sono proprio i tipi di inquadrature usati nel video di Zelensky. Tali effetti si vedono spesso nei video online utilizzando le nuove tecniche con mini steadycam. Anche l’attacco sull’asse è ormai entrato nel linguaggio moderno non solo dei videomaker ma anche dei ragazzi.
Grazie alle inquadrature utilizzate nel video, noi abbiamo la sensazione di camminare insieme a Zelensky. Lui ci guarda dritto negli occhi e quindi noi siamo suoi alleati. Siamo empatici con lui e lo stiamo affiancando in questo giorno di grande privazione.
Possiamo cogliere anche un altro messaggio, quale “Io sono qui a sfilare in questa strada per la prima volta nella storia da solo. C’è una privazione, voi ci avete tolto qualcosa. Ci avete tolto la nostra vita”.
Sicuramente un video riuscito e di impatto.
Nel prossimo articolo, analizzeremo la comunicazione del rivale Vladimir Putin.
Francesca Bazzoni
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