L’altro giorno, durante una lezione universitaria, si è tenuto un confronto sulla guerra in Ucraina. L’idea era molto semplice: esporre la nostra opinione in lingua straniera.
Noi ragazzi abbiamo iniziato col focalizzare il discorso sul nostro disappunto. Non ne sappiamo abbastanza di politica, di storia, di economia, ma da un punto di vista umano è stato naturale affermare che la scelta di Putin ci è sembrata completamente fuori luogo. Aggiungere una crisi a un’altra preesistente è come buttare benzina sul fuoco.
Abbiamo riflettuto sulle migliaia di vite che si sono trovate costrette a scappare. A lasciare indietro tutto. Ci siamo chiesti…
…E se succedesse a noi? Se dovessimo scappare? Se dovessimo lasciare casa nostra, per poi vederla in televisione completamente distrutta?
La verità è che non possiamo capire le sensazioni che stanno provando gli abitanti dell’Ucraina. Dire che ci dispiace è anche troppo poco. Ci perdiamo in chiacchiere, quando, la maggior parte delle volte, sarebbe meglio stare in silenzio e operare fattivamente.
La maggior parte delle persone con le quali ho scambiato la mia opinione dipinge Putin come un pazzo. La crisi sanitaria è ancora una realtà tangibile e lui ha spinto migliaia di persone a rifugiarsi, tra le varie opzioni, nelle metropolitane, favorendo l’aumento dei contagi.
Immaginare che oggi, nel 2022, si faccia ancora la guerra in un modo così barbaro e vile, fa rivoltare lo stomaco
Sentire al telegiornale notizie di violenze, stupri e rapimenti, di donne usate come trofei di guerra: tutto ciò fa pensare a un’evidente retrocessione del genere umano.
Abbiamo la fortuna di vedere il conflitto, per ora e sperando per sempre, solo dall’esterno. Ma cosa accadrebbe, se lo scenario cambiasse?
In che modo la guerra potrebbe cambiare – ulteriormente – ciò che siamo? E soprattutto: come ne usciremmo psicologicamente?
Un articolo del New York Times afferma che determinate situazioni storiche hanno un impatto enorme sulle vite di tutti, non solo coloro che hanno vissuto in prima linea un determinato accadimento. Di questo siamo consapevoli perché, sebbene non paragonabile ad una guerra, stiamo pagando anche noi il prezzo del post pandemia.
Il professore, dal suo canto, ci ha invitato a prendere in considerazione la scelta belligerante di Putin. Ci ha proposto una riflessione sul passato storico della Russia, sulla sua cultura, facendo leva sul concetto di “patriottismo”
Il punto è che in guerra non si tratta mai solo di patriottismo. Si parla di vite umane messe a repentaglio, in questo caso anche di abuso di potere. Amare il proprio paese non è un lasciapassare per prendersi la libertà di giocare con migliaia di esseri umani.
Quindi, per quanto valide possano essere le argomentazioni della Russia e del suo presidente, qualsiasi azione fatta a scapito di completi innocenti ci pare inaccettabile.
Uno degli spot più frequenti riporta alcune immagini della guerra in Ucraina, sottolineando che non dobbiamo dimenticare. Ma davvero il nostro unico compito è non dimenticare?
Cambiare mentalità. Iniziare da adesso a educare generazioni migliori, per un cambiamento del quale non godremo, ma per il quale avremo lottato.
Sembra un’utopia. La verità è che uno scenario simile è possibile, ma nessuno ha abbastanza coraggio da crederci.
Maria Francesca Ruscitto
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