Ottobre 18, 2024
A ECORANDAGIO ospitiamo e formiamo i giornalisti di domani

Una troupe del Tg3 è stata aggredita in Libano, vicino a Sidone, mentre stava lavorando a un reportage. Il tragico evento ha avuto un esito fatale: l’autista locale, Ahmad, ha avuto un infarto durante l’attacco ed è deceduto nonostante i tentativi di rianimarlo. L’episodio è stato raccontato in diretta dall’inviata Lucia Goracci durante l’edizione delle 12 del Tg3, descrivendo il momento di paura che ha coinvolto l’intera troupe.

L’aggressione troupe del Tg3 a Jiyeh: il racconto di Lucia Goracci

Erano le 9 di mattina quando l’inviata Rai Lucia Goracci e l’operatore Marco Nicois stavano girando delle riprese a Jiyeh, a sud di Beirut. In quel momento, la troupe stava operando senza particolari problemi, con la gente del posto che sembrava aperta al dialogo. Tuttavia, la situazione è cambiata rapidamente: “Poi è spuntato un uomo, è andato verso Nicois tentando di strappargli la telecamera”, ha raccontato Goracci. La troupe, intuendo il pericolo, è tornata in auto pronta ad allontanarsi velocemente.

Poco dopo, la tensione è aumentata: “Sono arrivati altri uomini che hanno preso a spintonare noi e l’auto. L’uomo di prima ha provato a tirarci una grossa pietra”, ha proseguito Goracci. Nonostante i tentativi di allontanarsi, gli aggressori li hanno inseguiti e hanno continuato a minacciare il gruppo. Quando si sono fermati in un distributore fuori da Ghazieh, uno degli aggressori è riuscito a raggiungerli e ha tentato di danneggiare la telecamera, entrando dai finestrini aperti dell’auto.

Il tragico decesso dell’autista Ahmad

Durante questo momento di alta tensione, l’autista locale, Ahmad, ha cercato di calmare la situazione, ma si è accasciato improvvisamente a terra. Nonostante i tentativi di rianimarlo, sia da parte della troupe che del personale medico intervenuto con un’ambulanza, Ahmad è purtroppo deceduto. Lucia Goracci ha raccontato il dolore di quei momenti, descrivendo come l’ambulanza fosse arrivata prontamente, ma i soccorsi non siano riusciti a salvare l’autista.

Secondo quanto riportato, il fixer della troupe aveva segnalato la presenza dei giornalisti agli Hezbollah locali, una pratica comune per evitare fraintendimenti nelle aree sotto il controllo del gruppo. Tuttavia, sembra che la situazione sia comunque degenerata, sfociando in violenza. “C’era chi lo tratteneva e chi lo aizzava”, ha dichiarato Goracci, evidenziando la confusione e la pericolosità del momento.

La troupe procedeva con tutti i permessi in regola forniti dalle autorità locali, ma ciò non è stato sufficiente a evitare l’attacco. Gli aggressori avrebbero continuato a inseguire l’auto degli inviati anche con una moto, aumentando ulteriormente la paura e la tensione. L’episodio mette in luce i rischi e le difficoltà che i giornalisti affrontano quotidianamente per raccontare storie da zone pericolose e instabili.

La tragica morte di Ahmad riporta l’attenzione sull’importanza della sicurezza per i giornalisti che operano in zone di conflitto

Le missioni sul campo possono diventare estremamente pericolose, soprattutto quando si verificano situazioni imprevedibili come quella affrontata dalla troupe del Tg3. Le organizzazioni internazionali spesso chiedono una maggiore protezione per i reporter, affinché possano svolgere il loro lavoro in sicurezza senza il rischio di subire aggressioni o perdere la vita.

Questo drammatico episodio ricorda che, nonostante tutte le precauzioni, i rischi per i giornalisti restano elevati in contesti di instabilità politica e militare, e sottolinea il coraggio di chi, come Lucia Goracci e il suo team, continua a raccontare al mondo le verità scomode provenienti da luoghi lontani e complessi.

Ginevra Leone

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