Aprile 23, 2024
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Sembrava che in Iran le proteste e le rivolte stessero smuovendo qualcosa e che il regime stesse cambiando. Ma la realtà è ben diversa. Quest’ultimo sta solo cambiando tattica e la fa comunque pagare alle donne iraniane e ai rivoltosi. Se non attraverso la repressione e la violenza, adesso lo fa attraverso le multe. In realtà, non c’è stata una vera e propria abolizione della polizia morale ma solamente la fine dei pattugliamenti sulle strade, resi, di fatto, inutili visto il numero crescente di rivoltosi.

Il regime iraniano ha semplicemente deciso di cambiare metodi di repressione contro le donne iraniane

Il parlamento di Teheran ha deciso che le donne che trasgrediscono o si rifiutano di indossare il velo verranno, innanzitutto, avvertite tramite un messaggio sul cellulare e successivamente dovranno pagare multe salatissime. Altrimenti, i loro conti verranno immediatamente bloccati. Nonostante questo, sono ancora tantissime le donne che protestano sulle strade delle città iraniane. La loro voglia e desiderio di libertà non si è fatto mai così forte.

È stato proprio Hossein Jalal, membro della commissione Cultura del parlamento iraniano che si è fatto avanti con una nuova proposta che prevede di congelare i conti bancari delle donne che si rifiutano di mettere il velo o di non pagare le multe. Lui stesso ha annunciato:

“Dopo tre avvertimenti il conto bancario della persona che viene sorpresa senza l’hijab potrebbe essere bloccato.”

Il regime sceglie ancora una volta lo scontro, mentre i cittadini cercano di lottare per la propria libertà

Il paese è paralizzato da questi ultimi giorni di sciopero, conclusisi questa domenica. I rivoltosi sono anche studenti che hanno boicottato le lezioni, camionisti, lavoratori di impianti metallurgici e petrolchimici. Questi ultimi fermi in ben oltre 50 città.

 La situazione è critica, tanto che dal vertice arrivano segnali minacciosi. Uno di questi è l invio al patibolo di quei manifestanti che sono stati arrestati in questi ultimi tre mesi. Un altro è la minaccia delle forze di sicurezza che non si faranno problemi a fronteggiare i rivoltosi. Le forze di sicurezza hanno iniziato ad utilizzare qualsiasi mezzo per sopprimere le rivolte. Addirittura utilizzando ambulanze per infiltrarsi nelle proteste e arrestare i manifestanti. Questi venivano poi picchiati all’interno dei veicoli e portati via. Una pratica che violerebbe le norme internazionali sulla fornitura imparziale di cure mediche.

Il Time ha riconosciuto come vere eroine proprio le donne iraniane

Le donne iraniane saranno le eroine del 2023? Le ribellioni non si placano, arriveràfinalmente la fine della polizia morale e dello hijab?

Anche le più giovani protestano in strada da mesi per la libertà. Hanno aspettative più alte rispetto alle donne “più anziane”. Adesso loro non si vogliono accontentare. Vogliono un buon lavoro, viaggiare, vogliono entrare in politica, e vogliono indossare quello che desiderano. Questa generazione è molto diversa da quella che c’era prima. A volte si sentono più cittadine del mondo, piuttosto che cittadine iraniane. E probabilmente sarà anche per i tempi cambiati. Sarà perché oggi ci ritroviamo in un mondo globalizzato e interconnesso.

E per di più, molte di queste ragazze non vogliono avere figli. L’età media di arresti è notevolmente bassa, si stima sia intorno ai 15 anni. Il regime iraniano non ascolta i suoi concittadini. Anzi, non ascolta un’intera generazione e, soprattutto, non ascolta un sentimento di cambiamento vitale.

Il parlamento iraniano sta facendo i conti con una nuova generazione, più ribelle e che ha molte più aspettative.

“Quando una nuova generazione vede in modo allettante il raggiungimento della libertà, le rimanenti restrizioni sembrano ancora più umilianti, e l’ultimo sforzo per resistere appare meno arduo.” 

Azadeh Moaveni (scrittrice dell’articolo sul Time).

Da anni, le donne iraniane combattono per ottenere matrimoni egualitari, diritti d’eredità, e lottano contro altre discriminazioni. Quelle erano e sono ancora battaglie importanti, ma lo stato non ha avuto nessuna intenzione di attuare alcun tipo di riforma in merito. E, per questo, col passare degli anni, gli attivisti si sono bloccati e si sono arresi, non vedendo alcun tipo di speranza.

Non esisteva lo spazio per le femministe. E presto non esisteva nemmeno più lo spazio per il settore privato che richiedeva una riforma regolare, per gli ambientalisti, per gli attivisti. Tutti quelli che oggi aspirano a questi cambiamenti si rivedono nel grido di: “donna, vita, libertà.” Un grido femminista che si porta dietro i dolori di una società altamente variegata.

Una bambina iraniana ha avuto, addirittura, il coraggio di chiedere in classe che cosa volesse dire “diddatore”. E queste parole non sono irrilevanti per loro

Il contrasto tra la vita dei cittadini iraniani che vediamo online, sui social, e l’immagine ereditata che abbiamo di loro, insieme al messaggio ideologico, della Repubblica Islamica non potrebbe essere più rigido. Il regime è devoto ai martiri. Si vedono ancora ovunque ritratti di soldati iraniani morti durante la guerra tra Iran ed Iraq.

Ma questi ricordi traumatici non hanno un così grosso impatto sulle nuove generazioni. Loro sono preoccupati per le proprie difficoltà. Come, ad esempio, le sanzioni degli Stati Uniti che hanno devastato l’economia iraniana. E vivere una vita paralizzata da un sistema dogmatico che preferisce isolarsi economicamente, invece di aprirsi al mondo.

È una ribellione che va avanti da tantissimo tempo e il governo, pur riconoscendo la validità delle lamentele, non da risposta. Un analista esterno potrebbe vederlo come un regime formatosi da decenni di isolamento internazionale. Un analista iraniano potrebbe vederlo come un sistema sottile e fragile che cerca di aggrapparsi al potere ad ogni costo.

Una ragazza iraniana si vedrebbe come una bambina sfortunata. Nata in un paese che ideologicamente ti taglia fuori economicamente, socialmente e culturalmente

Anche nei paesi vicini come Iraq e Afghanistan, dove la violenza contro le donne viene, anche li, normalizzata, gli attivisti hanno mostrato poster e cartelloni delle loro ‘sorelle’ iraniane. Femministe in tutto il mondo, specialmente in Europa e nell’America del sud, vedono le proteste in Iran come un risultato delle difficoltà delle iraniane stesse.

Nessuno, ne la polizia morale iraniana, ne i governi di tutto il mondo che hanno reso l’ostilità verso le donne una questione politica, ha mai avuto così tanto potere come una ragazza iraniana che brucia il proprio hijab o che esige di essere lasciata in pace. Le donne iraniane saranno le vere eroine del 2023?

Alexa Panno

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