Marzo 19, 2024
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Nel 2041 la popolazione italiana compresa tra i 19 e i 25 anni, rischia di ridursi al 16%. Lo afferma l’Istat a seguito di uno studio sul rischio di desertificazione universitaria in Campania. Questo rischio sarebbe da ricondurre al calo demografico del nostro Paese. L’Italia invecchia e le nascite diminuiscono sempre più. Solo 399 mila i bambini nati nel 2021. Nemico di questo problema è stato e continua ad essere la pandemia da Covid-19. 

La crisi demografica porta con sé delle conseguenze poco promettenti.

Tra queste c’è la previsione che gli iscritti alle Università potrebbero diminuire drasticamente. Fino a spopolare gli atenei. La Campania è al centro di questo rischio. Non a caso, parliamo di una regione che è la seconda per numero di Università statali (sei atenei), ma è anche la terza per flussi di studenti che si trasferiscono al Nord. Sono più di 31 mila i giovani campani che scelgono di vivere al Settentrione. 

Com’è possibile che questi luoghi adibiti all’istruzione e alla specializzazione dei giovani rischiano la desertificazione?

Sono dati che lasciano l’amaro in bocca, ma che nello stesso tempo ci rendono consapevoli del disfunzionamento di molti servizi di base. Strumentazione tecnologica, aule didattiche, spazi dedicati allo studio, mezzi pubblici: sono tutti servizi poco funzionanti. In certi casi, addirittura assenti. Sono problemi reali, che potrebbero essere ovviati attraverso piani di intervento mirati. 

Per esempio si potrebbe fare qualcosa per attirare gli stranieri nel Mezzogiorno. Infatti, dalla ricerca Istat, emerge che al Sud la percentuale di studenti stranieri è solo il 6,2%. Mentre al Nord è del 39,2% e al Centro il 28,7%. Come al solito, il Mezzogiorno risulta essere penalizzato rispetto al resto dell’Italia. Nello specifico, in Campania soltanto l’1,3% degli studenti è straniero. E sempre in questa regione, manca una buona fetta di ricercatori e professori. 

A maggior ragione, occorrerebbe risanare tutte le criticità per allontanare il rischio dello spopolamento universitario. Queste ricerche dovrebbero allarmare le istituzioni e fare in modo che qualcosa possa migliorare. Avvertire dei problemi, presagire dei rischi, significa anche e soprattutto intervenire in tempo. Che senso avrebbe altrimenti la ricerca?

La Federico II infatti si sta mobilitando per coinvolgere i giovani, organizzando Open Day e incontri volti all’orientamento.

I ragazzi hanno bisogno di sapere quali possibilità hanno, quali indirizzi di studio si adattano alle loro predisposizioni, quali sbocchi lavorativi esistono per ogni percorso. Serve partecipazione affinché i giovani possano credere nel futuro, specie al Sud. Non è bello leggere notiziari che raccontano di flussi migratori che partono dal Mezzogiorno per arrivare al Nord. 

Vuol dire che c’è qualcosa nel Meridione che non soddisfa. Significa che i giovani del Sud non intravedono prospettive e quindi Il Nord diventa il luogo in cui ormeggiare e gettare l’ancora. La ricerca Istat sul rischio desertificazione universitaria in Campania, mostra infatti che gli atenei presentano un raggio attrattivo molto scarso rispetto al resto del Paese. 

Desertificazione delle Università Campane: chi rischia di più?

Tra le Università della Campania maggiormente a rischio c’è quella del Sannio. A questo proposito, il rettore di questa Università, ovvero Gerardo Canfora, dice che le difficoltà non sono solo circoscritte agli atenei. É la società nel suo complesso a presentare impedimenti per la popolazione. Ecco perché sarebbe bene investire su progetti volti a rendere gli atenei campani non meno sfidanti di quelli europei. 

Gerardo Canfora afferma che il rischio della desertificazione universitaria non è dovuta ad una mancata qualità formativa. In quanto c’è un 70% di giovani inattivi, ovvero giovani che non studiano e non lavorano. Si tratta di ragazzi tra i 18 e i 19 anni. Per questi ragazzi, sostiene Canfora, bisogna creare delle opportunità. Ed è quello che l’università del Sannio cerca di fare, favorendo orientamento nelle scuole superiori. 

“Il vero tema è sviluppare sinergie. Lavorare con spirito di collaborazione e non solo di competizione” (Gerardo Canfora).

Le parole del rettore dell’Università beneventana lasciano intravedere fiducia e speranza. Ma non basta essere fiduciosi. Serve un reale attivismo nello scongiurare il rischio dello spopolamento universitario in Campania. Occorre mobilitarsi attraverso progetti ed iniziative concrete. Il Sud non può pagare sempre le conseguenze dei problemi strutturali che riguardano l’intero Paese. 

Emanuela Mostrato

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