Maggio 6, 2024
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Quando, a giugno del 2023, Luciano Spalletti rassegna le dimissioni da allenatore del Napoli, i media e i tifosi restano sgomenti. Ma come è possibile? Perché rompere un giocattolo? Avrebbero potuto inanellare una serie incredibile di risultati utili. Invece, il tecnico toscano, che peraltro non è uno sprovveduto, lascia. La storia gli avrebbe dato ragione. Prima di lui, Conte lasciò prima la Juventus e poi l’Inter da vincitore. Sempre l’Inter fu abbandonata da Mourinho, fresco vincitore di un triplete. Questo perché storicamente ripetersi è molto difficile e se non alleni squadre di Milano e Torino è praticamente impossibile.

In 125 anni di storia, solo Juventus, Inter e Milan hanno vinto due scudetti consecutivamente

La Juventus ha realizzato questa impresa più volte nella sua storia, con una serie notevole di vittorie consecutive negli ultimi anni, addirittura 9. L’Inter ha ottenuto questo risultato durante gli anni di dominio dell’allenatore José Mourinho, che ha guidato la squadra a vincere la Serie A in modo consecutivo nelle stagioni 2008-2009 e 2009-2010. l Milan ha vinto la Serie A in modo consecutivo in varie occasioni nella sua storia, anche se l’ultimo periodo di vittorie consecutive si è verificato negli anni ’90 sotto la guida dell’allenatore Fabio Capello. Impresa che non riuscì al grande Milan di Sacchi.

Il caso dell’inter del triplete è sintomatico

Detto della fuga di Mourinho, l’allora Presidente Moratti rinunciò a cifre mostruose pur di confermare la rosa vincitrice del triplete. Un errore strategico pagato a caro prezzo. Negli anni successivi l’inter si classificò: al secondo posto l’anno successivo, per poi racimolare un sesto e addirittura un nono posto e tornando a vincere lo scudetto dopo 11 anni con Conte. Lo stesso Napoli di Maradona non riuscì a ripetersi l’anno successivo e una volta finita la parabola di Diego il Napoli calcio attraversò il periodo più buio dei sua storia.

Il Napoli, rispetta semplicemente una regola non scritta del calcio. Ha sviluppato la sindrome da pancia piena. I giocatori sembrano ora fare il minimo sforzo in campo, con la fisiologica pigrizia che accompagna il successo. Alcuni potrebbero essersi impigrati dopo aver ottenuto il massimo, mentre altri sono forse più interessati a lamentele contrattuali o trasferimenti milionari. Nessun allenatore di spicco avrebbe mai accettato la sfida di guidare il Napoli dopo l’anno di Spalletti. Sarebbe impossibile fare meglio.

Fare meglio dopo uno scudetto è quasi impossibile

Il caso di Stefano Pioli è un esempio paradigmatico della volubilità del mondo calcistico. Due anni fa, Pioli veniva osannato e portato in trionfo per il suo ruolo chiave nella vittoria dello scudetto del Milan. Per poi essere messo in dubbio l’anno seguente nonostante un quarto posto e il raggiungimento delle semifinali di Champions League. Oggi è spernacchiato dai suoi tifosi che ne chiedono la testa alla luce di prestazioni altalenanti che comunque lo vedono al terzo posto in classifica.

Che il calcio non sia uno sport grato lo sa bene anche Claudio Ranieri, esonerato dal Leicester City nel febbraio 2017, solo nove mesi dopo aver guidato la squadra alla storica vittoria della Premier League nella stagione 2015-2016. Ancelotti fu esonerato dal Real Madrid nel maggio 2015, un anno dopo aver vinto la Liga e la Champions League nella stagione 2013-2014. Sempre da vincente Ancellotti venne esonerato anche dal Chelsea e dal Bayer Monaco. Al Chelsea una Champions la vince da allenatore Di Matteo, per la prima volta dopo 15 anni la Champions League viene vinta da una squadra che non l’aveva mai ancora alzata. L’anno successivo però Di Matteo viene esonerato. Ancora una volta la riconoscenza non avrebbe avuto la meglio.

Il Napoli vinse lo scudetto delle meraviglie proprio per ingratitudine

La stagione dello scudetto del Napoli fu etichettata come un periodo di grandi addii, con giocatori di spicco come Kalidou Koulibaly, Dries Mertens, Fabián Ruiz e Lorenzo Insigne che lasciarono il club. Un club definito ingrato e infame per i mancati ingrati rinnovi di Mertens e Insigne. Questi addii furono accompagnati dalla sostituzione di giocatori sconosciuti. L’addio particolarmente sentito di Koulibaly sollevò le ire dei tifosi, ma questo segnò anche l’inizio di una fase di responsabilizzazione per il Napoli.

Liberandosi di un gruppo di calciatori splendidamente perdenti, il Napoli intraprese una nuova direzione. La squadra, ora guidata da giocatori meno noti ma altamente motivati, cominciò a raccogliere successi. Questo cambiamento di dinamica portò il Napoli a conquistare un titolo storico nel 2023, dimostrando che la responsabilizzazione e la gestione oculata delle risorse potevano portare a risultati sorprendenti. La vittoria del titolo nel 2023 segnò un capitolo di successo nella storia del Napoli, contraddistinto dalla capacità di superare le aspettative nonostante le partenze significative.

Il Napoli oggi, quale soluzione? Essere ingrati come i tifosi

Il successo sembra aver influito notevolmente sulla gestione del presidente Aurelio De Laurentiis, trasformandolo da un magnifico presidente “pappone”, odiato, a un pessimo presidente, osannato dagli stessi tifosi che l’insultavano solo un anno prima. La sua sete di rivalsa dopo le partenze di Giuntoli e Spalletti lo ha reso un presidente solo al comando, circondato da individui che acconsentono a tutto, incluso l’allenatore.

Le responsabilità per la situazione attuale non ricadono solo su Garcia, ma sul presidente che avrebbe dovuto rivelarsi ingrato. Vendere senza remore giocatori con la pancia piena e di liberarsi di possibili problematiche come evidenziato dai rinnovi discutibili, come quello di Mario Rui. La decisione di mantenere giocatori scontenti come Zielinski e Kvaratskhelia, senza rinnovi adeguati si è rivelato un errore grave. Come già accadde ai tempi di Gattuso.

Con il proseguire della stagione, è probabile che la situazione continuerà così, a meno di cambiamenti radicali durante la sessione di calciomercato invernale. Un quarto posto e una qualificazione agli ottavi sembrano essere il massimo raggiungibile, nella speranza che De Laurentiis possa ritornare ad essere una figura più equilibrata. Magari attuando una nuova rivoluzione estiva che getti le basi per accogliere un nuovo allenatore capace di prendere decisioni importanti in uno spogliatoio bonificato.

Rinnovarsi e ricominciare. L’unico mantra possibile.

Giovanni Scafoglio

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