Ottobre 8, 2024
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La zia Flo è arrivata in città’. Oppure ‘gli inglesi sono sbarcati’, o anche: ‘ho le mie cose’.
Ma quante sono le espressioni che usiamo per non dire mestruazioni?
Decine, centinaia, a volte buffe, ricordano vagamente l’evento, così, in qualche modo se ne può parlare. Anche in pubblico.

Il fenomeno di utilizzare metafore che evocano il colore rosso, quando parliamo di ciclo mestruale, è diffuso in tutto il mondo mondo. Oltre al più comune ‘ho le mie cose’, in Italia usiamo anche ‘è arrivato il marchese’, perché pare che questo usasse palandrane rosso fuoco come abito da cerimonia. In Francia, si usa dire: ‘gli inglesi sono sbarcati’, facendo riferimento alla battaglia di Waterloo e al colore rosso delle uniformi militari britanniche.
In Germania e in Svezia, invece, il riferimento è simile: ‘la settimana delle fragole’, ‘la settimana dei mirtilli rossi’, facile intuire il perchè. Nel Regno Unito ‘sono arrivati i pittori’ e dipingono di rosso, ovviamente. Negli Stati Uniti invece, ad arrivare in città è la ‘zia Flo’, dove il suono ricorda “flow”, ovvero flusso, in tal caso mestruale.

Apparentemente innocui, questi modi di dire, sono gabbie di pregiudizi, in cui viene represso un aspetto fondamentale del femminile. Un pò ovunque il contesto è chiaro: le mestruazioni sono un tabù e per romperlo dobbiamo iniziare a chiamarle con il loro nome.

Cosa vuol dire mestruazione?

Menstrum deriva dal latino e vuol dire una volta al mese. Semplice.

Le mestruazioni sono un fenomeno ciclico, tipico delle femmine dei mammiferi placentali. Consistono nella fuoriuscita periodica di sangue misto a secrezioni e frammenti della mucosa uterina e si verifica quando l’ovulo non è fecondato. È un momento decisivo, importante, perché legato al ciclo ormonale e ha luogo durante l’intero arco del periodo riproduttivo. Un processo naturale, come, dormire, piangere o respirare.

Quindi perché nasconderlo, camuffarlo, vergognarsene?

In passato, le mestruazioni non erano un evento regolare come lo conosciamo oggi. Diverse le cause: un’alimentazione povera di nutrienti, le frequenti gravidanze e la menopausa che arrivava in anticipo rispetto ad oggi. Erano eventi sporadici e l’incostanza alimentava la visione negativa del ciclo mestruale. Nell’Antico Testamento (Levitico 15, 19-21) è definito come qualcosa di impuro: “Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la sua immondezza durerà sette giorni; chiunque la toccherà sarà immondo fino alla sera”.

Oltre alle religioni, l’idea che la donna mestruata fosse ‘sporca’ è descritta da filosofi e medici. Negli scritti ippocratici sono “il sintomo dell’instabile equilibrio delle donne”, mentre Plinio il Vecchio, all’interno del Naturalis Historia, dice: “All’arrivo di una donna mestruata il mosto inacidisce, il grano si secca, le piante bruciano, i frutti cadono dagli alberi, le api degli alveari muoiono, gli specchi si appannano e perfino il bitume si scioglie”

Dicerie, superstizioni e stereotipi sulle mestruazioni

Dall’antichità fino all’illuminismo, la convinzione era che il sangue mestruale fosse dotato di un qualche potere maligno. Così, nel tempo, si radica la teoria che le mestruazioni sono un fenomeno invalidante per la vita delle donne. Una malattia che le obbliga ‘in quel periodo del mese’ ad isolarsi, escludendole dall’istruzione, dalla vita lavorativa o pubblica.
Solo nella seconda metà dell’800 le donne iniziano a farsi sentire. Conquistano i primi diritti, come l’accesso alle università, si approcciano diversamente alla salute femminile, cercando di accrescere la propria consapevolezza.

Le credenze sulle mestruazioni vengono tramandate fino ai nostri giorni, diventando un tabù che accomuna tutte le culture patriarcali, da oriente a occidente.

Nell’islam, durante il ramadan, sono poche le persone che non possono digiunare e tra loro ci sono le donne con le mestruazioni. “Questo significa che, se una donna ha il ciclo durante il ramadan, non potrà partecipare alle preghiere – spiega in un’intervista l’educatrice sessuale musulmana Angelica Lindsey-Ali – rivelare perché non possono digiunare vuol dire confrontarsi con lo stigma che ancora circonda il ciclo mestruale.
Per molte ragazze è un momento di grande disagio, sia fisico che mentale. Hanno paura di parlare apertamente delle loro mestruazioni, perché è stato insegnato loro che sono sporche durante questo periodo. Preferiscono non frequentare gli spazi religiosi, se qualcuno le vedesse evitare la preghiera capirebbero il perché”.

In Irlanda, nel 2020, una pubblicità per gli assorbenti interni è stata censurata in quanto ritenuta volgare, solo perché mostrava il loro corretto inserimento. La conduttrice radiofonica, ex medico, Ciara Kelly si è opposta pubblicamente alla censura: “Come può essere vietata ai minori di 18 anni se il primo ciclo mestruale può arrivare anche a dieci anni? Perché le ragazze non sono tenute ad informarsi e a considerarlo normale per altri 8 anni?”.

Ci vergognavamo in passato e ci vergogniamo ancora oggi

Durante il ciclo mestruale, noi donne, siamo abituate a nasconderci. In pubblico abbiamo l’abitudine di infilare l’assorbente nella manica per andare in bagno, così nessuno si accorge che in quel momento abbiamo le ‘nostre cose’. Quest’insana idea di peccato, di indecenza, ha contaminato ogni aspetto della società. Anche nelle pubblicità di grandi marchi di assorbenti il rosso del sangue è sostituito da un colore azzurro, quasi trasparente. Eppure tutti sanno che le donne sanguinano una settimana ogni mese e siamo consapevoli dell’importanza di questo evento legato alla vita. Quella di ognuno di noi.

Il mondo continua a parlarne poco e sottovoce, eppure la stigmatizzazione delle mestruazioni influenza di fatto la vita di noi donne. Le mestruazioni sono spesso dolorose: crampi ai reni e all’addome, mal di testa, nausea, instabilità emotiva. “Secondo i medici – ironizza durante uno spettacolo la comica Sasheer Zamata – i dolori che proviamo, quando abbiamo i crampi, equivalgono al dolore che si prova quando si ha un infarto. E non lo abbiamo saputo prima, perché i ricercatori erano uomini e non hanno mai avuto il ciclo! Non sapevano che era un qualcosa su cui effettivamente fare ricerca.
Quindi abbiamo sopportato questo dolore per anni, andando a lavoro come se niente fosse. Perché siamo addestrato a fare così, a pensare che va tutto bene, che non è niente, che possiamo sopportare tutto. E di fatto è così! Ma in cambio dovrei essere libera di dire come mi sento”
.

Mestruazioni e uguaglianza di genere

La disparità di genere ha contribuito ad aumentare il divario di conoscenza tra il corpo degli uomini e quello delle donne. Patologie come l’endometriosi solo da poco sono oggetto di studio, malgrado questa malattia sia una delle cause principali di isterectomia e di infertilità nelle donne.
Si manifesta quando l’endometrio o il rivestimento dell’utero, crescono al di fuori dell’utero stesso e non possono essere espulsi naturalmente al corpo durante il ciclo. L’unico modo per rimuovere i tessuti è attraverso un intervento chirurgico e solo in Italia 3 milioni di donne ne soffrono. Nonostante i fortissimi dolori che causa, è ancora mal diagnosticata e soprattutto trattata nel modo sbagliato.
Non va bene che siate costrette a letto per due, tre, cinque giorni, ogni mese, soltanto perché siete donne e avete le mestruazioni – sostiene Padma Lakshmi, fondatrice di The Endometriosis Foundation of America – questo è anormale. Io ne soffro, come tantissime altre donne. Molte di loro sono condizionate a pensare che sia semplicemente parte dell’essere donna, ma non lo è davvero”.

Per le patologie debilitanti, correlate al ciclo mestruale, non esistono forme di tutela lavorativa. Nessuna legge garantisce, a chi soffre, il diritto di assentarsi dal lavoro per un dato periodo di tempo ogni mese. Parliamo di congedo mestruale, da molti definita una politica sessista e per questo ancora tanto dibattuta. Solo pochi Paesi nel mondo hanno introdotto leggi a riguardo.
Il parlamento spagnolo, il 16 febbraio 2023, ha approvato in via definitiva una legge per la tutela dei diritti sessuali e riproduttivi. Tra i vari provvedimenti, introduce anche un congedo in caso di dismenorrea o altre patologie legate al ciclo mestruale. La durata è di tre giorni ed è sovvenzionato dallo stato.

Assorbenti e diritti umani

L’ingiusta tassazione sugli assorbenti dimostra che non sono considerati un bene di prima necessità. Forse sembrano oggetti scontati, banali, ma sono stati uno dei motori dell’emancipazione delle donne. Per secoli, abbiamo usato di tutto per assorbire il sangue mestruale: papiri avvolti come tamponi, fiori di cotone, foglie, carta, muschio, lana. Insomma giocare di fantasia è stato fondamentale per nascondere la perdita d sangue.

Per i primi assorbenti l’attesa durerà fino alla prima guerra mondiale, quando medicando le ferite dei soldati, si intuì che le bende di cellulosa assorbivano meglio del cotone. Nonostante l’elevato costo, questo materiale portò alla distribuzione dei primi assorbenti usa e getta. Per favorirne l’acquisto, i negozianti lasciavano gli assorbenti accanto ad una scatola e le clienti inserivano il denaro senza interagire con i commessi in cassa.

Negli anni 30 venne brevettato anche il primo tampone interno. Purtroppo, la disinformazione portò a credere che usandoli si potesse perdere la verginità e quindi veniva venduto solo alle donne sposate. Anche la coppetta mestruale in gomma fu brevettata in quegli anni e per le stesse preoccupazioni morali fu un vero fallimento. Solo oggi è stata rilanciata sul mercato come alternativa ecologica, perché il suo utilizzo è uno dei rimedi all’inquinamento causato da infiniti di assorbenti non biodegradabili.

Il progresso nel campo degli assorbenti è lento, sono ancora considerati un bene di lusso, e questo definisce una discriminazione fiscale di genere. In Italia l’IVA sugli assorbenti, introdotta nel 1973, è cresciuta nel tempo fino ad arrivare al 22%. Pari a beni di lusso come tabacco o alcol. Grazie al lavoro di attiviste e comitati, nel 2024 è scesa al 10% ma, oltre a variare continuamente, non si avvicina all’IVA imposta per i beni di prima necessità che è del solo 4%.

La tampon tax continua a far discutere

Il ciclo mestruale non è un lusso e non è una scelta”, i movimenti femministi gridano all’abolizione definitiva della tampon tax, proprio come messo in atto da governi esteri, tra cui il Regno Unito, Irlanda, Canada e Australia.

La scrittrice Igiaba ScegoIl racconta in un articolo che in Somalia del nord, suo pese d’origine, “il costo di un pacco di assorbenti può essere pari allo stipendio mensile. Non avendo accesso a questi prodotti, molte donne riusano lo stesso assorbente mille e mille volte con il rischio altissimo di infezioni vaginali. Le mestruazioni sono un grosso tabù e le ragazze spesso sono costrette dai familiari a non uscire di casa, perché la vergogna di macchiarsi è insostenibile”.

Le conseguenze della mancanza di accesso ai prodotti sanitari porta molte ragazze a saltare la scuola più giorni al mese, ad avere risultati scolastici meno brillanti dei compagni e di conseguenza a essere più esposte a situazioni di marginalità e povertà.

L’esigenza di produrre assorbenti nei paesi poveri ha catturato l’attenzione di molte ONG. ActionAid in India, a Hapur un villaggio poco distante da New Delhi, ha aiutato un gruppo di donne ad aprire una piccola impresa che produce e vende assorbenti alla propria comunità. Oltre a scardinare la vergogna che avvolge il ciclo mestruale, l’obiettivo è raggiungere l’indipendenza economica per se stesse. Produrre gli assorbenti ha migliorato radicalmente la condizione delle donne del villaggio, rendendole consapevoli, determinate e le ha liberate dal vivere ogni mese quel momento come una condanna.

Parlare di mestruazioni vuol dire parlare di diritti umani: per un cambiamento sociale, per ottenere la parità di genere, dobbiamo insistere su questo tema e normalizzarlo.

Dopotutto le mestruazioni ci sono sempre state e il sangue continuerà a scorrere.

Nessuna resistenza culturale potrà fermarlo.

Joyce Donnarumma

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