Aprile 28, 2024
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Se lo Ius soli -che vede un bambino nato da una coppia straniera essere dichiarato Italiano perché nato in Italia- è ancora oggi una chimera, lo Ius soli sportivo sembrava l’unica certezza di inclusività garantita nel nostro paese. Fino a due giorni fa, quando per un cavillo burocratico, lo ius soli sportivo è stato abrogato.

Cosa prevede la legge

Tutto parte dalla legge n.12 del 20 Gennaio 2016, cosiddetta dello ‘ius soli sportivo’. La legge permette ai minori extracomunitari residenti in Italia ,di praticare attività sportiva agonistica dal decimo anno di età. In pratica, si garantisce  a tutti bambini residenti in Italia di essere tesserati presso le federazioni sportive “con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani”.  Questa legge è già stata in parte abrogata dal Decreto legislativo n.36 del 2021 e successivamente attuato ‘a puntate’ tra Gennaio 2022 e Gennaio 2023. Se si va a leggere nel dettaglio, in realtà sembrerebbe che il decreto legge parli a favore dei bambini extracomunitari. Si chiedono maggiori controlli sulla tutela e sulla frequentazione scolastica (la frequentazione continuativa di almeno un anno scolastico). Lo scopo è di evitare eventuali maltrattamenti o abusi nei confronti dei bambini, e scoraggiare la dispersione scolastica. Un buco nero che inghiotte ogni anno tanti bambini e adolescenti  sia extracomunitari che italiani.  

L’inghippo dov’è? Proprio nella maggior tutela. Il nuovo Dlg prevede che entro un anno dall’entrata in vigore (Luglio 2024), venga introdotta una commissione a tutela dei minori che deve dare un nullaosta alle federazioni per procedere con il tesseramento. Insomma un guazzabuglio burocratico degno del nostro caro Belpaese, che non fa altro che allungare i tempi di attesa per dei bambini che attraverso lo sport si sentono parte di una comunità.

Ius soli sportivo abrogato, il pasticcio Figc

Il bastoncino che ha fatto inceppare il meccanismo, è partito proprio dalla Figc, che si è dimostrata inadeguata nel gestire la burocrazia degli aspiranti atleti. Non sapendo più che pesci prendere, si è allineata ai parametri Fifa, molto più rigidi ed esigenti, che richiedono una documentazione difficile da presentare per un immigrato. Tra questi, certificato di nascita e di lavoro dei genitori. Forse la Figc dimentica che in Italia la maggior parte degli extracomunitari – residenti anche da anni nel nostro paese- sono contrassegnati da un codice alfanumerico, ben diverso dal codice fiscale.

Il problema burocratico per gli extracomunitari

Per molti di loro bisogna aspettare decenni prima di possedere dei documenti standard, e nel frattempo molte coppie di extracomunitari fanno nascere i loro bambini in Italia, che però di fatto, non sono cittadini Italiani, e non possiedono i documenti richiesti. Di fronte a queste inesattezze burocratiche, stando ai parametri Fifa, le richieste di tesseramento sono respinte per evitare una tratta di bambini, e così lo ‘ius soli sportivo’ è abrogato. Un cane che si morde la coda in un loop snervante che come sempre, grava sulle spalle delle nuove generazioni.

La Figc prende provvedimenti

Una interrogazione parlamentare da parte del PD ha però ribaltato la situazione. Lo ‘ius soli sportivo’ è stato ampliato, e quindi può bastare la dichiarazione del dirigente scolastico che attesta la frequenza del bambino. Nel frattempo la Figc ci mette una pezza. Con una circolare, nella quale oltre alla dichiarazione del dirigente scolastico, si permette ai bambini di ogni età ( senza più il vincolo dei 10 anni) di praticare attività sportiva. Insomma per adesso l’unico baluardo dell’inclusività sembra essere salvo, fino alla prossima legge.

Paola Aufiero

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