Luglio 7, 2024
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L’Unione Europea ha stanziato 74 miliardi di euro per l’Italia nel quadro dei fondi europei destinati al periodo 2021-2027. Tuttavia, nei primi tre anni, il nostro paese ha utilizzato meno dell’1% di queste risorse, pari a circa 535 milioni di euro, che rappresentano solo lo 0,7% del totale. Questo dato solleva importanti interrogativi sull’efficacia e l’efficienza delle strutture amministrative italiane nel gestire e utilizzare i fondi europei disponibili. E’ un dato vergognoso alla luce anche del fatto che sono a fondo perduto

L’Unione Europea mette a disposizione dei suoi Stati membri vari strumenti di finanziamento attraverso i Fondi Strutturali e di Investimento Europei (Fondi SIE)

Tali fondi includono il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE), il Fondo di Coesione, il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) e il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP). Questi fondi sono destinati a promuovere la coesione economica, sociale e territoriale, riducendo le disparità tra le diverse regioni europee.

Le ragioni dietro la bassa percentuale di spesa dei fondi europei da parte dell’Italia sono molteplici

Un fattore cruciale è rappresentato dalla burocrazia italiana, che spesso rallenta il processo di approvazione e implementazione dei progetti. Procedure amministrative complesse e tempi lunghi per l’ottenimento delle autorizzazioni necessarie possono scoraggiare enti locali e privati dal presentare progetti.

Inoltre, la mancanza di competenze specifiche nella progettazione e nella gestione dei fondi europei tra i funzionari pubblici può portare a un utilizzo inefficace delle risorse disponibili. In molte regioni italiane, soprattutto quelle meridionali, vi è una carenza di personale qualificato in grado di redigere e gestire progetti complessi che rispettino i rigidi criteri imposti dall’Unione Europea.

Il mancato utilizzo dei fondi europei comporta una serie di conseguenze negative per il paese

Innanzitutto, si perde l’opportunità di realizzare progetti infrastrutturali, sociali e di sviluppo economico che potrebbero migliorare significativamente le condizioni di vita dei cittadini e la competitività del paese. Inoltre, non spendere i fondi stanziati potrebbe portare alla riduzione dei finanziamenti futuri, poiché l’Unione Europea potrebbe considerare l’Italia un paese incapace di gestire efficacemente le risorse assegnate.

Per invertire questa tendenza negativa, l’Italia deve adottare una serie di misure mirate a migliorare l’efficienza nella gestione dei fondi europei

Un passo fondamentale sarebbe la semplificazione delle procedure amministrative e la riduzione della burocrazia. Questo potrebbe essere ottenuto attraverso una riforma della pubblica amministrazione che introduca meccanismi di gestione più snelli e trasparenti.

Inoltre, sarebbe essenziale investire nella formazione dei funzionari pubblici, dotandoli delle competenze necessarie per gestire progetti europei. La creazione di task force specializzate, a livello regionale e nazionale, potrebbe facilitare la progettazione, l’approvazione e l’implementazione dei progetti.

Infine, ma non ultimo, la promozione di partenariati pubblico-privati può favorire l’accesso ai fondi europei, coinvolgendo il settore privato nella realizzazione di progetti di interesse pubblico. Questo approccio può contribuire a mobilitare risorse aggiuntive e a garantire una gestione più efficiente e trasparente dei fondi.

Appare evidente che al di la della facile propaganda su autonomia dei territori e la differenza tra nord e sud, alla fine sono proprio i fondi che dovrebbero porre fine alla differenza tra nord e sud a rimanere inattivi a causa della cattiva politica. Questi fondi europei, progettati specificamente per ridurre le disparità regionali, rimangono inutilizzati a causa di inefficienze burocratiche e amministrative. Questa situazione evidenzia una contraddizione intollerabile: mentre il dibattito sull’autonomia regionale e sulle differenze territoriali continua a dominare il discorso pubblico, le risorse disponibili per affrontare concretamente questi problemi restano bloccate, incapaci di realizzare il loro potenziale trasformativo. È essenziale che la politica italiana affronti con decisione queste sfide per garantire un futuro di crescita equilibrata e sostenibile per tutto il paese.

Cristina Ferrari

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