Aprile 16, 2024
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Clima natalizio, molti hanno già superato con fatica la prima parte delle festività, pranzi e cene familiari comprese. Il tutto condito da domande di merda da non fare alle cene in famiglia. Ecco una guida pratica.

Esiste una vera e propria via crucis di domande inopportune che chi torna a casa per le vacanze natalizie puntualmente si appresta a ricevere. Ecco le domande di merda da non fare alle cene in famiglia

Eppure non sarebbe giusto riceverle poichè spesso sono domande scomode, invadenti, fuori luogo. Quasi sempre usate per riempire un vuoto di comunicazione e che vengono poste da persone in realtà molto poco interessate a te e alla tua vita e che hanno come unico risultato quello di farti sentire a disagio. Tutto ciò non sarebbe giusto poichè sono frutto di aspettative sociali più che di un vero interesse per la nostra sfera emotiva. Del resto ciò che ci frega sempre sono le stramaledette aspettative.

Quando ti laurei?

Uno dei grandi classici delle cene con nonne, zie, zii e parenti acquisiti. E non conta se tu stia vivendo lontano da casa, magari lavorando per mantenerti gli studi e non gravare troppo sui tuoi genitori. No. Quando ti laurei è quella domanda che ti aspetti e che sai che arriverà, puntuale, come la cravatta o il set di mutande che riceviamo in dono a Natale e che sono, oltre ogni ragionevole dubbio, regali riciclati.

Tale domanda nasce da un processo mentale radicato che non esprime alcun interesse sulla qualità degli studi intrapresi, ma è il risultato di un’ansia che vuole che ci si laurei il prima possibile per poi spendere quel titolo per entrare nel mondo del lavoro.

Che lavoro fai… …ti sei trovato finalmente un lavoro vero?

Di fornte a tale domanda, qualsiasi forma di autoironia è depotenziata. Non esiste arma in grado di difenderci dal sorriso “sordo” che ogni nostra risposta provocherà in coloro ci porranno tale questione. Se non risponderemo con un “mestiere” che aderisce perfettamente alla narrazione da boomer otterremo solo sguardi perplessi che genereranno in noi delusione, frustrazione, delusione e malumori vari. Perchè tutto ciò che è lontano dal concetto di “spaccarsi la schiena” o “posto fisso” tanto cari agli zii, mai potrà essere accettato.

Ma ti pagano?

Che tu sia solista nell’orchestra più prestigiosa della città, imprentitrice digitale, social media media di successo, trapper di grido o volontario in una Onlus, il senso di sbigottimento rispetto alla tua scelta lavorativa sarà il medesimo perchè con certi “lavori” non si campa. Meglio trovarsi un lavoro vero e essere pagati poichè è impossibile che per fare certe cose tu possa venir pagato! Del resto con la cultura non si mangia. Lo sanno anche i bambini no? Dunque smettiamola di dedicare la nostra vita a stupidi hobby e cerchiamo di diventare adulti.

Ti sei findanzata? Quando metterai la testa a posto?

Primo scoglio da superare: si da per scontanto tu sia etero. Dunque se sei maschietto devi avere la fidanzatina, se sei femminuccia devi avere un futuro maritino che ti porti all’altare. Ma anche qualora la domanda, per puro miracolo, contemplasse il tuo orientamento sessuale, non prevede minimamente la possibilità di aver scelto di restare single perchè in questo momento della tua vità essere single ti fa stare bene. Tale domanda è frutto della tossica retorica che rende inconcepibile la possibilità che ci si possa sentire completi e vivi anche senza un partner fisso. Del resto siamo o non siamo alla costante ricerca della fantomatica “altra metà della mela”?

Quando vi sposate

In realtà quando o se vuoi sposarti non sono affari altrui; tuttavia, questa domanda è spesso rivolta a coppie che stanno insieme da un certo numero di mesi o anni. Molte giovani coppie hanno deciso di posticipare il matrimonio o non vogliono nemmeno considerarlo dopo aver assistito all’alto tasso di divorzi manifestato dalla generazione dei loro genitori. Mettendo da parte le ragioni per cui non ti sposi ma frequenti una persona o convivi, essere armati di risposte buone ma di classe quando si è assaliti da queste domande è vitale per mantenere senso dell’umorismo e della prospettiva. Suggerimenti? Rispondere alla domanda con una domanda: “Voi invece quando divorziate?”; Con ironia: “Ci sposeremo quando la gente smetterà di chiedercelo”; Oppure con na risposta civica: “In Italia sposarsi è un lusso troppo costoso. Non possiamo permettercelo”.

Quando arriva l’erede?

Ecco questa è fuor di dubbio, fra le domande di merda da non fare alle cene in famiglia la più insulsa e inopportuna perchè rischia di colpire punti deboli e ferite nascoste. Tralasciando che una coppa puà semplicemente non aver voglia di avere un figlio perchè non ne sente la necessità e non ha intenzione di usare un neonato per aderire alle aspettative sociali, a volte dietro questa “scelta” ci sono motivi intimi, a volte dolorosi. Si potrebbe non avere la stabilità economica per poter accogliere un figlio. Ci potrebbero essere degli impedimenti fisici o psicologici. Potrebbe accadere che semplicemente non accade anche se la coppia ce la sta mettendo tutta. Questa tra le domande di merda da non fare alle cene in famiglia è quella che più andrebbe evitata poichè inconsapevolmente ( ma a volte consapevolmente) ferisce chi vorrebbe ma non può.

Gli atteggiamenti passivo aggressivi dei boomer alle cene di famiglia

Occhiatacce, sguardi allusivi, atteggiamenti di rimprovero verso il tuo look o alla tua espressione di genere vista come una ostentazione che andrebbe “non ostentata”. Frecciatine, frasi dette o non dette, allusioni con i tuoi genitori. Ormai certi atteggiamenti andrebbero stigmatizzati come vere e proprie forme di violenza implicite. Becere. Tossiche.

Aderire a un modello sociale per non sentirsi falliti è la strada più diretta verso l’infelicità

Chi vi scrive è sempre stato considerato la pecora nera della famiglia. Quello che non ha mai fatto un lavoro adeguato ai modelli standard o accettato scelte sociali atte a essere inquadrato in un modello standard di società. Beh in tutta franchezza come ho scritto nel mio ultimo romanzo: tra l’esser come tutti gli altri ed esser considersto normale ho preferito essere felice.

Giovanni Scafoglio

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