Aprile 25, 2024
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L’Hiv è ben lontano dall’essere sconfitto e l’aumento delle diagnosi tardive può indicare un abbassamento dell’attenzione sul tema. Uno dei principali problemi lo si incontra in una narrazione ancora piena di falsi miti e stereotipi che compromettono la lotta alla malattia e favoriscono lo stigma.

Ma quali sono i pregiudizi legati all’Aids?

Siamo sul finire del 2022, ma nel nostro paese in molti continuano ad avere paura di confidarsi con parenti, amici o colleghi, di sottoporsi al test per l’Hiv o alla profilassi pre-esposizione. Esiste inoltre una narrazione sbagliata ancora diffusa che racconta che l’infezione colpirebbe solo determinate categorie. Persone ancora troppo spesso considerate “trasgressive” o “sbagliate”, come omosessuali, sex worker, assuntori di droghe, perpetuando un doppio stigma ingiustificato e pericoloso.

Grazie alle terapie oggi l’Hiv si tiene facilmente sotto controllo

Le persone che vivono con Hiv e che hanno una carica virale non rilevabile (quasi tutte) non trasmettono il virus, purtroppo non basta. Miti e stereotipi vengono rafforzati dal linguaggio quotidiano, contribuiscono a dare forma al mondo in cui viviamo e alimentano la sierofobia. Per combattere un nemico, è fondamentale sapere come nominarlo: ecco quindi alcuni punti chiave da conoscere per un linguaggio Hiv-consapevole. “Sierofobia” è una parola importante per riconoscere lo stigma al suo manifestarsi: indica infatti i sentimenti di paura e avversione rivolti contro le persone che vivono con Hiv in quanto tali. Sentimenti irrazionali e infondati, che possono portare a isolamento ed emarginazione.

Per combattere lo stigma è importante fare chiarezza: Hiv e Aids non sono la stessa cosa

L’Hiv infatti non è una malattia, ma un virus che, se non trattato, può eventualmente, dopo una fase di “infezione primaria”, portare a una “sindrome di immunodeficienza”, o Aids. Le terapie che abbiamo a disposizione abbattono il rischio di arrivare a sviluppare Aids. Per questo è tanto importante sottoporsi regolarmente a test, evitando una diagnosi tardiva: quanto più precoce è il trattamento, tanto più sarà efficace. Non si può fare affidamento sui soli sintomi per le diagnosi, in quanto molte “sieroconversioni” – l’acquisizione dell’infezione – sono asintomatiche. Insomma, usare i termini Aids e Hiv come fossero intercambiabili crea confusione. Soprattutto sul funzionamento di contagio e malattia e, di conseguenza, su cosa è necessario fare per proteggersi. E per quanto riguarda i test? Si parla di “periodo finestra” per indicare il tempo minimo che deve trascorrere dall’esposizione al rischio perché un test possa determinare la condizione sierologica di una persona. Questo periodo generalmente è di novanta giorni per un test di terza generazione e di quaranta per un test di quarta generazione.

Le parole sono veri e propri strumenti per dare forma al mondo

Per sconfiggere lo stigma è importante usare invece un linguaggio centrato sulle persone che crei chiarezza laddove ancora ci sono confusione e paura. Il cammino è ancora lungo.

Francesca Rampazzo

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