Aprile 23, 2024
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E se fosse il porno a salvare i musei dalla censura?” Questo è quello che devono aver pensato i musei di Vienna prima di aprire un account su Onlyfans, popolare sito di intrattenimento anche per adulti.

I musei di Vienna hanno infatti visto ripetutamente i loro account social bloccati. La causa? Aver postato delle opere d’arte raffiguranti corpi nudi.

Il problema è noto da tempo. Diversi altri istituti d’arte sono stati bannati dai social perché i loro post erano contrari alle policy delle piattaforme.

I musei dovranno quindi aprire una pagina su siti per adulti? Sarà il porno a salvare i musei dalla censura?

La vicenda

Il Museo Albertina di Vienna, ospitante una delle maggiori collezioni d’arte del mondo, a luglio 2021 ha postato su TikTok delle foto del fotografo Nobuyoshi Araki. La foto violava le linee guida del social perché mostrava un seno femminile. TikTok ha quindi bloccato l’account del museo.

Ancora prima, nel 2019, Instagram bloccò l’immagine di un dipinto di Rubens perché raffigurante dei corpi nudi.

Un altro museo viennese, il Leopold, ha postato su Facebook e Instagram un video con il quadro Liebespaar di Koloman Moser. Anche qui, il video è stato rifiutato dalle piattaforme perché “potenzialmente pornografico”.

“Liebespaar” di Koloman Moser censurata dai social

La scelta di aprire un profilo su Onlyfans

Stanchi di vedere le loro opere d’arte censurate e i loro account bloccati, i musei e le gallerie d’arte di Vienna hanno deciso di aprire un profilo su Onlyfans.

Il turismo di Vienna ha spiegato questa scelta sulla sua pagina ufficiale:

Vienna e le sue istituzioni artistiche sono tra le vittime di questa nuova ondata di pudore, con statue di nudo e opere d’arte famose inserite nella lista nera secondo le linee guida dei social media, e i perseveranti hanno persino trovato i loro account temporaneamente sospesi. Ecco perché abbiamo deciso di mettere su OnlyFans le opere d’arte “esplicite” di fama mondiale della capitale. OnlyFans ha scosso i social media offrendo ai creatori una piattaforma in cui potevano condividere liberamente contenuti nudi e pornografici con gli abbonati.

In questo estratto, c’è sia la motivazione della decisione, sia un messaggio di protesta per questa insensata e ipocrita censura.

Oggi, si sa, la presenza sui social è fondamentale per qualsiasi istituto volto al grande pubblico. Essere bannati significa perdere questa possibilità. Ma il vero problema è che questa censura social non consente la libera espressione agli artisti.

Il danno è reciproco poiché anche gli utenti sono privati delle opere d’arte sia di artisti famosi, sia di quelli emergenti.

Tuttavia, i social media non sembrano essere né art friendly né ben disposti a cambiare le cose.

Cosa dicono le linee guida dei social e come funziona la censura social?

Prendiamo ad esempio TikTok. Nelle Linee guida della Community, capitolo “Immagini di nudo e atti sessuali” leggiamo:

Non consentiamo sulla nostra piattaforma la pubblicazione di contenuti pornografici, sessualmente espliciti o immagini di nudo. Le immagini di nudo e le attività sessuali includono contenuti che ritraggono esplicitamente parti del corpo quali il seno, i genitali, l’ano, i glutei, o comportamenti che imitino, ricordino o mostrino atti sessuali.

Che di per sé è un concetto corretto. È un social media, non un sito per adulti.

La censura è però eseguita completamente dall’intelligenza artificiale che, tramite un algoritmo, va a rimuovere il materiale ritenuto non idoneo. Senza distinguere un contenuto pornografico da un nudo d’arte.

Fino a poco tempo fa, l’intelligenza artificiale era affiancata dai moderatori. Il ché garantiva un po’ di “umanità” ai controlli e quindi minor possibilità di errata censura. Da luglio 2021, però, TikTok ha deciso di eliminare la parte umana e di lasciare totalmente all’algoritmo il compito di decidere cosa è pornografico e cosa non lo è. Con il risultato di aver aumentato il numero di quei contenuti che non andavano censurati.  

E se fosse il porno a salvare i musei dalla censura?

Possiamo dire che la questione è di principio.

Gli istituti d’arte non devono essere obbligati a rifugiarsi sui siti per adulti a causa di una censura applicata da un algoritmo ipocrita. Ipocrita perché è lo stesso algoritmo che privilegia le foto di persone semi-nude, soprattutto donne. L’algoritmo sfrutta infatti la carica sessuale di queste foto per attirare l’attenzione.

È lo stesso meccanismo che ha lasciato aperti, per diverso tempo, profili palesemente contro le policy dei social, nonostante le numerose denunce (vedasi il caso Andrea Diprè).

Ed è lo stesso meccanismo che permette che sui social possano diffondersi il razzismo, il cyberbullismo, la violenza verbale e fisica…

Diversi fotografi di nudo hanno visto le loro opere censurate e i loro profili bannati. Oppure sono costretti ad applicare adesivi sulle parti sensibili col risultato di rovinare l’intera foto. Un artista deve essere libero di esprimersi senza avere il pensiero che qualche social possa bloccargli l’opera. Il tutto porta giovani artisti a vedere tagliate le loro possibilità di crescita perché impossibilitati a farsi conoscere da un ampio pubblico.

Diverse le iniziative per protestare contro la censura d’arte social.

L’iniziativa “Don’t Delete Art” punta a sensibilizzare la questione e invita i social media a cambiare i principi che disciplinano la pubblicazione d’arte e avvallino la promozione dell’arte online.

L’iniziativa #WeTheNipple organizzata nel 2019 dal fotografo di nudo Spencer Tunick per protestare contro la politica di censura del seno e del nudo artistico.

Tutte iniziative ancora senza una risposta da parte di quelli che, ad oggi, risultano ahimè essere gli strumenti più potenti e influenti del mondo.

Francesca Bazzoni

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