Il 2020 ha avuto in serbo molte sorprese. Sicuramente quella maggiore è stata la pandemia del Covid-19, che ha causato milioni di contagi e di morti in tutto il mondo. Nessuno di noi era pronto ad affrontarlo. Per questo, l’unico che realmente ha sofferto a causa del virus è proprio l’essere umano. La terra, in compenso, ha avuto un attimo di respiro, una pausa dall’uomo che, dalla sua esistenza, non ha fatto altro che parassitare su questo pianeta. Forse la terra, in qualche modo, ci sta ripagando con la stessa moneta. Ciò che riporto di seguito sono le mie personali testimonianze durante l’inizio del periodo di pandemia.
Dall’ inizio della pandemia, oltre che nella paura e nello sconforto, le persone stanno vivendo nell’ambiguità e nella disinformazione, dovute alla stampa che pubblica notizie di carattere allarmante solamente per ottenere un click in più, aumentando, così, il panico tra la gente.
Di certo, questa pandemia ha portato con sé anche qualche lato positivo, ad esempio il fatto di averci concesso una pausa dalla nostra quotidianità frenetica. Ci ha dato del tempo per noi stessi, per pensare… a volte anche troppo.
Personalmente, ciò di cui ho sentito particolarmente la mancanza erano, in realtà, le cose più semplici, quelle cose che, molto probabilmente, in tempi ‘normali’, davamo quasi per scontate. Penso che sia questo uno degli insegnamenti più grandi che mi ha dato la pandemia, apprezzare anche quelle piccolissime cose, come, ad esempio, uno sguardo, un abbraccio, un sorriso… e che non bisogna dare mai nulla per scontato. La quarantena, per quanto mi riguarda, l’ho trovata particolarmente pesante, ma penso che fosse proprio a causa del divieto di uscire di casa, del divieto di non poter fare praticamente nulla. Per la nostra libertà tolta, da un momento all’altro.
Questo mi sconfortava parecchio e mi faceva molta paura. Anche per il fatto che non sapevo, probabilmente come tutti, fino a quando sarebbe durato.
Ricordo che dopo ogni chiamata o videochiamata facevo molta fatica a premere il tasto per chiudere la conversazione, perché successivamente si istaurava, per l’ennesima volta, il silenzio nella mia stanza, e dopo un po’… era straziante.
In questo periodo particolare ho potuto notare il cambiamento di alcune relazioni personali, come quella con mia mamma. Vivendo solo noi due in casa per tre mesi consecutivi mi sono accorta, nonostante i nostri caratteri quasi opposti, di come, da un lato, ci siamo avvicinate. La relazione con il mio ragazzo si è rafforzata, nonostante la distanza, e così anche quella con i miei amici più stretti. Con gli amici veri. Dall’altra parte, alcune amicizie si sono perse un po’ per strada.
Per la prima volta, dopo tanti anni, dopo la morte dei miei nonni materni… mi sono rincontrata con la morte, seppure, questa volta, non direttamente. Il compagno di mia mamma ha perso sua mamma, che si trovava in una casa di riposo, e non ha potuto starle vicino, non ha potuto nemmeno vederla un’ultima volta. Anche il mio ragazzo ha perso una zia, anche lei in una casa di riposo, e nessuno ha potuto starle accanto nei suoi ultimi momenti. Moltissimi di noi si sono ritrovati così vicini alla morte, ma allo stesso tempo… così lontani.
La situazione delle due quarantene vissute in questo periodo mi ha colpito, da una parte mi ha anche fatto aprire gli occhi, perché ho potuto osservare l’estrema diversificazione tra alcune testimonianze ed altre durante la pandemia.
Io, dopotutto, mi reputo fortunata, essendo in una casa relativamente grande e, quindi, avendo i miei spazi ho la privacy di cui, come tutti, ho bisogno. In compenso, la situazione del mio fidanzato è nettamente diversa, abitando in una casa molto piccola assieme ai suoi genitori (separati, ma che vivono comunque nella stessa casa) e lui, non avendo neanche una camera sua, non ha avuto molta privacy. Effettivamente, nessuno dei tre. In ogni caso, lui non si è mai mostrato incomodo in queste circostanze… forse perché è abituato, visto che si è ritrovato in questa situazione da quando era molto piccolo. Personalmente, non ce la farei mai… per me la privacy è qualcosa di sacro, soprattutto dai miei genitori. Aggiungerei anche che, probabilmente, questo è un altro fattore che mostra quanto le nostre relazioni con i rispettivi genitori siano diverse.
Volendo analizzare un’altra situazione, invece, mi viene in mente quella di una mia compagna di università, che risiedeva nel campus dell’Università Statale e, scattato tutto, si è ritrovata da sola nel campus assieme ad altre otto persone, poiché tutti gli altri sono tornati nelle loro città, infrangendo, per le altre cose, le regole dello stato di emergenza appena stabilite.
Essendo, quindi, rimasti in pochissimi, l’Università ha deciso di spostarli in un albergo, assieme ad altri ragazzi, di altre università, spostatisi li per lo stesso motivo. All’inizio si sentiva spaesata… mi ha raccontato che i primi giorni piangeva molto. Successivamente, inizia a fare amicizia con alcuni ragazzi li presenti e la situazione cambia radicalmente. Persino la stanza dove albergava è diventata un luogo dove si sentiva al sicuro e a suo agio, anche con la semplice vista del tramonto la sera, che era una visione accogliente e che, da un lato, le dava speranza.
In questi mesi di lockdown mi sono imbattuta in storie molto diverse ma, nonostante questo, ho capito che, comunque, siamo tutti sulla stessa barca. Da un lato questo virus ci ha uniti tutti, unisce il mondo intero. Abbiamo tutti le stesse paure e le stesse speranze. Ci sono stati alcuni episodi in cui ho notato l’unione istaurata anche tra perfetti sconosciuti. L’ho capito anche parlando con mia cugina, che vive in Inghilterra, con cui non mi vedo da parecchi anni ormai… e lei è stata una delle prime persone che ho sentito appena è scattata la pandemia qui in Italia e vedendo come, poco dopo, sia arrivato tutto anche li, mi ha fatto sentire più vicina a lei.
E se pensiamo, invece, a come sarà dopo la pandemia? Cosa ci hanno insegnato le nostre testimonianze dalla pandemia? Abbiamo paura di qualcosa?
Personalmente, si. Ma non del virus… ho paura delle persone stesse. Temo che, nonostante tutto quello che abbiamo passato, la gente si dimentichi tutto e che, a causa dell’elevata superficialità, continui a vivere la propria vita come se niente fosse successo. Ho il timore che nessuno abbia imparato nulla da tutto questo. Credo che questa pandemia sia servita come lezione, come un grande insegnamento, e che sia, in realtà, uno dei primi che la terra ci offrirà nel corso della sua intera esistenza. Ad essere sincera… ciò che io mi aspetto, come ha dichiarato Bill Gates, è che nel futuro ci sarà qualcosa di molto peggio… Qualcosa contro cui ci scontreremo inevitabilmente, come è successo proprio con questo virus e che, conseguentemente, ha portato ad una pandemia. E non avremo scampo.
L’unica cosa che l’essere umano può fare è imparare, trarre insegnamento da ciò che gli accade, non cancellare nulla… non negare nulla (come, purtroppo, succede anche per quanto riguarda il fascismo e l’olocausto… vicende, a mio avviso, molto più gravi, poiché causate dall’essere umano stesso), perché solamente ricordando, a mio avviso, si può costruire un futuro più bello. Attraverso la resilienza l’essere umano può vivere ottenendo risultati più soddisfacenti e diventare, egli stesso, una persona migliore.
Alexa Panno
leggi anche
Fenomeno Hikikomori e pandemia. Chi sono questi ragazzi?