Aprile 26, 2024
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Probabilmente vi starò causando un’indigestione di amore per quante volte ho usato questa parola… ma non posso farci niente, trovo sempre nuovi punti di vista e nuove sfumature da analizzare.
Oggi vorrei spiegarvi perché questo sentimento comune a tutti è la più saggia delle follie.

A volte mi capita di leggere frasi del tipo “l’amore è una cosa semplice”, oppure “l’amore, quello vero, non ti fa soffrire”. 
Volete un esempio familiare, magari letterario? 

Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa.

Giuseppe Ungaretti

Devo essere onesta: questa visione dell’amore un po’ mi affascina, in parte la condivido. Mi tranquillizza, mi consola. 
Prendiamo in analisi la prima frase. 
Una finestra illuminata in una notte buia: è stupendo. Immaginare di camminare nel buio e trovare infine una luce fissa, brillante, che non ci abbandona. Sembra un pensiero dolce, un finale felice. 
Il vero amore secondo Ungaretti tranquillizza, acquieta. Lo percepite anche voi questo senso di piacevolezza e abbandono? 

Ma l’amore è solo questo? 

Alle volte mi è capitato di trovare anche altre citazioni, totalmente opposte a quella appena riportata. 

Il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno. Solo allora si ama sinceramente.

Madre Teresa di Calcutta

Questa visione è meno piacevole della precedente. Trovo quasi inutile questa mia precisazione. 
L’idea che l’amore ci faccia sicuramente del male, l’idea che possa straziarci e abbandonarci, l’idea che possa fare di noi un relitto… vengono i brividi solo a pensarci. 
Eppure, proprio come prima, sento di condividere (in parte) anche questa affermazione. La ritengo quasi vera, proprio come ritengo quasi vero quanto detto da Ungaretti. 

Non voletemene se mi espongo citando (amo le citazioni, amo rinnovare i pensieri dei grandi autori e glorificarne il lavoro), ma ritengo che il concetto più giusto (almeno secondo il mio punto di vista) sia stato espresso da un autore la cui esistenza viene addirittura messa in dubbio: William Shakespeare

Egli disse: l’amore è la più saggia delle follie. Un’amarezza capace di soffocare, una dolcezza capace di guarire

Leggete ancora una volta la frase. Sapete perché mi piace? Perché mi permette di percepire entrambe le sensazioni: paura e piacevolezza. 
Trovo che questa sia la definizione più calzante, quella che fa al caso nostro. 

Ritengo limitante e fuorviante una visione di amore deliziosamente positiva come quella espressa da Ungaretti. Ritengo altresì limitante e fuorviante una visione di amore dai soli toni negativi come quella di Madre Teresa di Calcutta. 

Mi guardo attorno ed è questo che percepisco: l’amore non è solo gioia.

L’amore non è solo spensieratezza e calma… ma anche dolore e smarrimento. È, banalmente, l’amarezza che soffoca e l’aria che salva. Il dolore e la cura. Il buio e la luce. La paura e il conforto. Ecco perché è follia

Scegliamo di amare qualcuno, scegliamo di donarci, di dare il meglio di noi stessi pur consapevoli del dolore che affronteremo. 
È così bello amare qualcuno che l’idea stessa di perdersi passa in secondo piano. 

Non abbiamo limiti in amore, ed è giusto che sia così.
Pensate all’amore filiale o parentale. Pensate a tutte le persone che amate: la sofferenza conta poco, davvero poco, perché basta un bacio, un abbraccio, a ristabilire l’armonia. Basta una carezza sentita a farci dimenticare il dolore. 

Troppo spesso ci si convince del fatto che l’amore sia facile. “Se ti fa soffrire non è amore”: vi è mai capitato di sentirvelo dire? 
Se ti fa solo soffrire, sì, allora non è amore. Ma non è questo l’argomento dell’articolo. 

Amore è condividere un sogno, è complicità, è crescita positiva, è incoraggiamento, è supporto.
Amore è un momento di quiete, una luce che illumina la via della vita. 

Ma amore è anche litigare, avere le lacrime agli occhi, cadere e sbucciarsi le ginocchia. È soffrire, sbandare, essere accecati dall’oscurità, essere assordati dal silenzio.

È un pensiero banale? Forse è vero, ma vi assicuro che troppo spesso ce ne dimentichiamo. Io ci tengo a ricordarvelo.

Maria Francesca Ruscitto

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