Jeff Beck se ne è andato. Mai come in questo caso per capire chi fosse e l’importanza avuta da questo titano della sei corde, dovremmo semplicemente ascoltare cosa dicevano (e dicono di lui) i più grandi chitarristi. Ecco oggi vi scriverò di lui, in occasione della sua morte. Vi scrivo di colui colui che è stato definito “il migliore” da Jimi Hendrix, Jimmy Page, passando per John McLaughlin, George Martin e Paul McCartney. Lo farò anche attraverso le parole dei più grandi, seminando qua e la qualche piccola curiosità per farvi capire perchè ho intitolato l’articolo: Jeff Beck chitarrista dei chitarristi.
Che David Gilmour dei Pink Floyd si fosse ispirato a Jeff Beck è risaputo
Divenne evidente quando Roger Waters, lasciati i Pink Floyd arruola proprio Jeff Beck per alcuni soli di chitarra nel suo album Amused to Death. In effetti, chi vi scrive pensa che nessun chitarrista avrebbe mai potuto competere o superare il sound di Gilmour, eccezion fatta per Jeff Beck. In queste ore sul suo profilo instagram, il chitarrista dei Pink Floyd scrive:
Jeff Beck, ha emozionato e ispirato me e innumerevoli altri per tanti anni
David Gilmour
Da Jeff Beck a Jimi Hendrix, andata e ritorno
Jeff Beck, ha ricordato la prima volta che vide dal vivo Hendrix: «Era uno dei suoi primissimi concerti a Londra, in un piccolo club sottoterra a Queensgate, molto di moda» ha detto in un’intervista con la rivista Rolling Stone, «Jimi è uscito con indosso una giacca militare e i suoi capelli inconfondibili e ha attaccato Like a Rolling Stone di Bob Dylan. Io ho pensato: bene, una volta anche io ero un chitarrista!».
Jimi Hendrix a sua volta dichiarò più volte di essersi ispirato a Beck e che Jeff Beck era uno dei suoi idoli. Tra l’altro Shapes of Things di Jeff Beck era uno dei suoi pezzi preferiti. Lo amava talmente tanto che pare non ne abbia mai fatto una cover (ndr). Ed ascoltando il brano si intuisce immediatamente quanto Jeff Beck abbia profondamente influenzato la “mano sinistra di Dio”.
Jeff Beck chitarrista dei chitarristi, ogni nota una badilata
Ricordo quando lo andai as ascoltare per la prima volta. Erano gli anni ’90 e suonava con la chitarrista Jennifer Batten, all’epoca osannata funambola delle sei corde al soldo di Michael Jackson. Il pubblico era composto da tantissimi giovani chitarristi italiani accorsi per vedere Jennifer Batten. Beck aveva due pedalini collegati alla testata e alle casse, mentre Batten due “frigoriferi” stracolmi di effetti. Lì ha dimostrato che il suono gli usciva dalle mani e dalle prime note, furono tutti letteralmente investiti dalla potenza e dalla tecnica del chitarrista londinese. Innamorandosene immediatamente.
Non potrò mai dimenticare quando, su un tappeto di note tessuto dalla biondissima Batten, irruppero due note, e dico due, di Jeff Beck: potenza, sound, tecnica, espressione, dolore, commozione. Ancora oggi nello scriverlo mi vengono i brividi. Di Beck parlavo spesso con Andrea Braido che ne era innamorato e che ripeteva quanto fosse complessa e innovativa la tecnica di Jeff Beck e come ogni sua nota fosse una vera e propria “Badilata”. Devo confermare che non esiste un grande chitarrista o una leggenda del rock con il quale io abbia avuto modo di interagire, da Mike Stern a Noel Redding, da Bon Jovi a Buddy Miles tutti mi hanno indicato Jeff Beck come il più grande ispiratore.
Nel 1975 le cronache segnalano il suo grande rifiuto ai Rolling Stones
quando Jagger e Richards gli chiesero di sostituire Mick Taylor Beck rifiuta. Dichiarerà in seguito: “sarei diventato ricco, ma sono felice“. Per molti Beck è stato colui che ha insegnato il mestiere a Jimmy Page e in queste ore sono molti i guitar hero che gli riconoscono tributi importanti. E’ il caso di Steve Vai che sul suo profilo instagram scrive: Non riesco a immaginare lo scenario della chitarra contemporanea se non ci fosse mai stato Jeff Beck, il suo contributo ha rimodellato per sempre la nostra idea di cosa la chitarra possa fare. Se Eric Clapton si limita a un laconico “Sempre per sempre estasi”, Per Joe Perry era “era il Salvador Dalì della chitarra, vederlo suonare era sentire l’ultimo alchimista a 6 corde creare magia in un mondo a parte.” Sul suo profilo Rod Stewart scrive: eff Beck era di un altro pianeta. Ha portato me e Ronnie Wood negli USA alla fine degli anni ’60 nella sua band il Jeff Beck Group
e da allora non ci siamo più guardati indietro . Era uno dei pochi chitarristi che quando suonava dal vivo mi ascoltava cantare e rispondere . Jeff, sei stato il più grande, amico mio. Grazie di tutto . RIP
Tutta l’umanità e la grandezza di Jeff Beck la potrete osservare in questo video quando sorride felice per l’assolo eccezionale di questa giovanissima bassista prima di rirendere a regalarci magia.
Quando l’inventore della Stratocaster non lo fece entrare in fabbrica
La prima cosa che Jeff Beck fece arrivato in California fu andare alla fabbrica della Fender, ma non poté entrare: Leo Fender non amava i capelloni. E dire che poi si meritò un modello che porta il suo nome, la Jeff Beck Stratocaster. Stessa cosa fece per lui Les Paul che gli dedicò una spledida chitarra elettrica che ne porta il nome.
Sono molti gli aneddoti che potrei scrivere sul leggendario chitarrista londinese, dalla sua passione per le auto sportive e il lavoro di meccanico “Il garage è pericoloso, mica delicato come uno studio. Là sotto lavoro sodo, mi sono tagliato spesso, le cose esplodono e dovrei portare la protezione per gli occhi. Ma lo faccio da sempre e se iniziassi a preoccuparmene probabilmente mi succederebbe qualcosa di grave”. O della lettera che gli scrisse Mingus: “Mingus mi scrisse quando mi sentì suonare ‘Goodbye Pork Pie Hat’. Disse che la trovava eccezionale e non potevo crederci”; Potrei scrivere della sua dieta vegetariana o del suo rifiuto di usare il plettro.
Potrei srivere di quando recitò a fianco di un collega degli Yardbirds, Jimmy Page. Si tratta di Blow Up, descritto da molti artisti a mani basse come il capolavoro di Michelangelo Antonioni che ha ispirato Stanley Kubrick e Brian De Palma. La scena è iconica: Beck spacca la sua chitarra sul palco.
Jeff beck è il chitarrista dei chitarristi e lascio che siano le parole scritte da Jimmy Page a concludere questo articolo
Il guerriero della sei corde non è più tra noi per farci ammirare l’incantesimo che sapeva lanciare alle nostre emozioni mortali. Jeff incarnava la musica dell’etereo. La sua tecnica era unica e la sua immaginazione apparentemente senza limite. Mancherai a me e milioni di fan.
Jimmy Page
Giovanni Scafoglio