Marzo 28, 2024
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A cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, un modo di ricordarlo è raccontarlo anche attraverso i cantautori e gli artisti che lo hanno messo in musica.

CSI: Irata

La canzone mette in musica una poesia del primo Pasolini, quello di “Poesie a Casarsa”, dell’opera d’esordio non in italiano, ma in dialetto friulano, precisamente nel dialetto di Casarsa, paese natale della madre. Negli anni della guerra lo scrittore scopre con entusiasmo la cultura popolare friulana. La scelta del dialetto, lingua originaria, lontana dall’artificiosità dell’italiano letterario, assume il valore del ritorno alle origini, della riconquista della felicità infantile.

Fabrizio De André: Una storia sbagliata

È lo stesso Fabrizio De André che ci spiega come è nata questa canzone:

“È una canzone su commissione, forse l’unica che mi è stata commissionata. Mi fu chiesta da Franco Biancacci, a quel tempo a Rai Due, come sigla di due documentari-inchiesta sulle morti di Pasolini e di Wilma Montesi. In quel tempo, se non ricordo male, stavo cominciando a scrivere con Massimo Bubola l’ellepì che fu chiamato L’indiano (quello per intenderci che ha come copertina quel quadro di Remington che rappresenta un indiano a cavallo). E così gli ho chiesto di collaborare anche a questo lavoro. Ricordo che decidemmo tout-court di fare la canzone su Pasolini, e non tanto perché non ci importasse niente della morte della povera Montesi, ma per il fatto che a noi che scrivevamo canzoni, come credo d’altra parte a tutti coloro che si sentivano in qualche misura legati al mondo della letteratura e dello spettacolo, la morte di Pasolini ci aveva resi quasi come orfani. Ne avevamo vissuto la scomparsa come un grave lutto, quasi come se ci fosse mancato un parente stretto.

Francesco De Gregori: A Pa’

Roma. Anni ’70. I cosiddetti anni di piombo in cui si sparava per le strade, si uccideva, si combatteva, si finiva in galera, si urlava e ci si scontrava quotidianamente con la polizia. In quegli anni un giovane cantautore e un grande poeta-scrittore tessevano, ognuno a suo modo, con la propria arte, un ritratto nitido e spietato dell’Italia di quei tempi, sottolineando spesso gli aspetti più inquietanti della politica e del potere. Ma non solo. I due artisti scrivono delle loro passioni: il calcio, l’amore, il cinema e la città dove vivono, centro nevralgico e turbolento di una nazione che da lì in poi non sarà più la stessa. Un giovane De Gregori scrive A Pa’ dedicandola a Pasolini.

Tre Allegri Ragazzi Morti: Pasolini. Un incontro

Alba dei Tram” la canzone per Pasolini, composta da Remo Anzovino, testo di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, interpretata da Mauro Ermanno Giovanardi

L’Alba dei Tram” è un progetto speciale che, grazie alla forza evocativa della musica di Remo Anzovino, ha unito alcuni grandi artisti di fama internazionale per rendere omaggio al più grande intellettuale del 900 italiano e non solo, Pier Paolo Pasolini.
Il progetto è stato ideato due anni fa da Remo Anzovino, uno tra i più originali e visionari compositori della scena contemporanea – che nella sua scrittura ha molto attinto dall’immaginario pasoliniano – sull’impulso emotivo di una visita notturna all’Idroscalo di Ostia, nel posto in cui Pasolini fu assassinato

Stefano Battaglia: Totò e Ninetto

Stefano Battaglia è un pianista di indiscussa qualità artistica, apprezzato non solo in Italia. Nel 2004 inizia una collaborazione con la label tedesca ECM grazie alla quale nascerà, tre anni più tardi, il doppio “Re: Pasolini”. Disco che diventerà anche uno spettacolo rappresentato nelle più prestigiose sale da concerto del mondo, tra le quali la Stainway di New York. “Totò e Ninetto” è un omaggio ai due protagonisti di “Uccellacci e uccellini”, il film girato da Pasolini nel 1966.

Flavio Giurato: La Giulia bianca 

Tratta da “Il manuale del cantautore”, il lavoro che segna il ritorno discografico di Flavio Giurato dopo 23 anni di assenza, “La Giulia bianca” gioca su rimandi e piani di lettura diversificati. Non solo l’omicidio di Pier Paolo Pasolini ma anche gli scioperi al Pignone di Firenze e i funerali di Palmiro Togliatti. Il tutto In un intreccio tipico del cantautore.

Lorenzo Hengeller: Pasolini

Lorenzo Hengeller è un pianista Napoletano di musica swing che in questo brano decide di omaggiare il grande Pasolini.

Giovanna Marini Francesco De Gregori – Lamento per la morte di Pasolini

“Persi le forze mie persi l’ingegno / la morte mi è venuta a visitare / ‘e leva le gambe tue da questo regno’ / persi le forze mie persi l’ingegno. / Le undici le volte che l’ho visto / gli vidi in faccia la mia gioventù / o Cristo me l’hai fatto un bel disgusto / le undici volte che l’ho visto”. Canta e suona Giovanna Marini con la sua voce e la chitarra che imparò a pizzicare al cospetto di Andrés Segovia.

Michel Petrucciani Trio: Pasolini

Michel Petrucciani era un genio della musica che però credeva nel duro lavoro più che nel talento. Un artista straordinario, capace di regalare magia pura con le sue dita su quel pianoforte che era molto più di un semplice strumento. In questo brano omaggia il grande intellettuale italiano.

Ostia (From “Pasolini, un delitto italiano” Soundtrack) – Ennio Morricone

Ennio Morricone aveva conosciuto e lavorato con tutti i grandi autori del cinema italiano. Cresciuto a scuola con Sergio Leone, a cui diede l’inconfondibile colonna sonora della Trilogia del Dollaro, era poi maturato nella Roma dei Sessanta e Settanta, dominata da due figure iconiche dell’epoca: Federico Fellini, che proprio la vita romana aveva immortalato ne La dolce vita, e Pier Paolo Pasolini, regista e autore che aveva svelato il volto popolare della città al mondo. Con quest’ultimo il maestro collaborò spesso, nonostante le difficoltà: «Da un certo punto di vista mi risultava complicato avere a che fare con lui: in tutti i nostri incontri mi fu difficile, se non impossibile, scorgere un sorriso sul suo volto. Sempre imbronciato, cupo, sorrideva solo quando lo raggiungevano Ninetto Davoli o Sergio Citti. Era un po’ come quando ci si rapporta con un professore, anche se lui non dava sfoggio delle sue capacità, perché era molto umile. Ma l’aura che lo circondava, questo sì, imponeva un certo distacco». Eppure fu proprio durante una cena con Pasolini che Morricone propose il suo film. Un film, purtroppo mai nato.

Pier Paolo Pasolini era autore di canzoni

Il Valzer della Toppa è uno di quegli stornelli che, oltre a raccontare un mondo delle borgate romane (che richiama l’opera di Una Vita Violenta e Ragazzi di Vita), anticipa il futuro genere che verrà ripreso dai cantautori della scuola romana dialettale (Stefano Rosso e Mannarino, per citare due nomi importanti).

Dalla sua raccolta La Meglio Gioventù estrapolò Il Soldato di Napoleone per Sergio Endrigo, una marcetta militare che comincia con i famosi versi:

“Addio, addio Casarsa vado via per il mondo
Lascio il padre e la madre vado via con Napoleone
Addio vecchio paese, addio giovani amici
Napoleone chiama la meglio gioventù.”

l brano che lo rende più celebre nel campo musicale è Che Cosa Sono le Nuvole, scritto per Domenico Modugno

Su un arpeggio di chitarra scuro e ansiogeno, Pasolini scrisse un testo unendo diverse parti prese dall’Otello di Shakespeare. Modugno stesso la interpretò magistralmente, con quella voce delicata e cupa che era uno dei suoi tratti distintivi. I due avevano già collaborato per la colonna sonora de Uccellacci e Uccellini.

Non sorprende anche l’uso dei testi di Pasolini in abito rock progressivo. Una vecchia poesia intitolata Notturno viene trasformata nel brano Danze della Sera. Pasolini, quindi, ha contribuito a uno dei periodi d’oro della musica leggera italiana con una manciata di brani, che traevano spunto dalla sua poetica

Eretici e Corsari” Pasolini dialoga con Gaber

Ultima citazione per questo spettacolo di Neri Marcorè e Claudio Gioè che con le loro voci mettono in scena l’eterna attualità dei grandi, l’incontro della letteratura alta di Pier Paolo Pasolini con la vulgata pop delle canzoni di Giorgio Gaber, sotto la regia di Giorgio Gallione.

Da questo link potrai ascoltare molti dei brani citati nell’articolo

Giovanni Scafoglio

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