Aprile 29, 2024
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Siamo a giugno, ed inizia il mese del Pride. Mese caratterizzato da arcobaleni ovunque, mese caratterizzato dall’Orgoglio che fuoriesce da ognuno di noi. 

Si scelse giugno come mese del Pride grazie ai moti di Stonewall, quando nel 1969 la comunità LGBT scelse di ribellarsi, scelse di esistere e di essere orgogliosa. 

Lascio qui la testimonianza di Sylvia Rivera, un’intervista che almeno una volta nella vita tutti devono vedere. 

Ma in un paese civilizzato come l’Italia ha ancora senso il Pride?

La risposta è superflua poiché vediamo ogni giorno aggressioni alla comunità, vediamo ogni giorno un demonizzare continuo nei confronti di essa. Vediamo quotidianamente la difficoltà che ognuno di noi ha di accettare se stesso ed è un discorso che è molto più largo del solo orientamento sessuale o identità di genere, è un discorso che almeno una volta nella vita ha toccato ognuno di noi. 

Io per primo, ad oggi, accetto il mio orientamento sessuale ma non il mio fisico e non è facile. 

Ho fatto questo esempio per chiederti di immedesimarti, il tempo di leggere l’articolo, nella storia che la maggior parte di noi deve vivere e che non è nemmeno facile raccontare

Io sapevo della mia omosessualità fin da bambino, ho un episodio che mi è rimasto impresso. 

Guardando Amici sul letto con mia mamma, avevo più o meno 5 anni e ricordo di aver detto che il ballerino aveva un bellissimo fisico e mia madre mi intimava di guardare la ballerina e non lui. 

Ricordo quando provavo vergogna con i miei amici quando magari sul telefono vedevano foto di altri ragazzi, ricordo il senso di vergogna e ribrezzo che provavo quando un ragazzo con cui parlavo mi ha fatto outing con i miei amici più stretti. 

La costante paura di dirlo ai miei genitori, ricordo una per una le battute omofobe, fatte con cattiveria o meno, dai miei amici o presunti tali. 

Ricordo la reazione di mia mamma al coming out, cacciato di casa e arrivato fino a Napoli in una microcar (tempo di viaggio 7h solo l’andata).

La reazione di mio padre, positiva ma che con la rabbia che provavo per essermi tenuto dentro questo segreto cosi gelosamente per tanti anni, l’ho fatta diventare una situazione esplosiva. 

Ricordo come sono cambiati gli sguardi di persone che ritenevo care, ricordo il senso di imbarazzo quando, dopo aver fatto coming out, bisognava farsi la doccia insieme o semplicemente dormire nello stesso letto. 

La paura della prima aggressione omofoba in un paesino vicino Roma. Mentre baciavo il mio primo ragazzo, di nome Gabriel, un anziano signore ci aggredì. 

Ricordo il senso di libertà provato entrando per la prima volta nella mia vita in una discoteca gay nel vedere ragazzi e ragazze libere di esprimersi come meglio credono. 

E costudisco gelosamente la prima volta a letto con un ragazzo di nome Genny, dove sono stato impacciato come mai nella mia vita. 

Ricordo la paura dopo la prima volta, la consapevolezza dell’esserlo davvero gay, la consapevolezza che non avrei avuto una vita uguale agli altri. 

Però, purtroppo, non sono solo Ricordi. 

Ad oggi ancora devo avere occhi dietro la testa quando bacio la persona che amo, per paura che qualcuno possa dire qualcosa o peggio picchiarci. 

Ancora non posso immaginarmi una mia famiglia con la persona che amo, non posso ne adottare ne ricorrere alla maternità surrogata.

Non posso chiamare marito la persona che amo, non posso baciarla davanti alla mia famiglia. 

È proprio per questo che il Pride lo custodisco gelosamente, è proprio per questo che mi emoziono solo all’idea di esso. 

Io sono Orgoglioso di ciò che sono e del mio passato ma il Love is Love che tanto si professa al Pride non basta più. 

Non voglio solo amare, io non voglio essere trattato come un cane da apprezzare. 

Voglio immaginarmi una famiglia con Eugenio, il mio ragazzo. 

Voglio immaginarmi sposato con lui, voglio gli stessi diritti che hanno tutti, che non è solo il diritto di amare. 

È assurdo attaccarsi alla revoca del patrocinio da parte delle regioni governate dalla destra, ma chi lo vuole questo patrocinio. 

Elemosinare il patrocinio da questi governi significa dover scendere a compromessi, se un governo del genere desse il patrocinio al Pride significherebbe che qualcosa non va. 

Perché il Pride deve essere conflittuale con il governo, il Pride deve essere Pride. 

Un Pride accordato con il governo significherebbe abbassare la testa, significherebbe essere come loro e Sylvia Rivera non ha rischiato la sua vita per ciò. 

Buon mese del Pride e fanculo a chi pensa che sia solo una parata, a chi si vergogna di parteciparvi o chi lo ritiene troppo vistoso. 

Il Pride è e deve essere indecoroso, il resto sono chiacchiere. 

Prima di fare queste chiacchiere immedesimati nella mia storia che mai potrai comprendere a pieno se non ci sei passato per primo te. Prima di parlare pensa che la mia storia è anche tra le più fortunate in quanto ragazzo cis.

Se rimani indifferente sei parte del problema, pensaci prima di scegliere di non partecipare al Corteo.

Buon Pride a tutti e tutte

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