Aprile 27, 2024
A ECORANDAGIO ospitiamo e formiamo i giornalisti di domani

Dura la legge del web, soprattutto se ti chiami Donald Trump ed eri abituato a “cinguettare” con successo. “Truth Social” il social dell’ex presidente USA sarebbe dovuto essere il grande strumento per diffondere la (sua) verità, libero da ogni censura. Ebbene oggi forse andrebbe cambiato il nome, da Truth Social a Flop Trump o meglio ancora un più empatico Flop Donald.

Ma veniamo ai fatti. Donald Trump che da sempre rimesta nelle teorie del complotto e accusa i media di sfornare fake news a suo danno, aveva progettato questo social come vessillo di libertà

Anche perchè, dopo l’attacco al congresso statunitense a gennaio 2021, per il quale era stato accusato da più fronti come sobillatore, i suoi stessi account Twitter e Facebook erano stati bloccati. Quindi più che un nuovo strumento per diffondere verità, il social è, al momento, l’unico modo dell’ex presidente a stelle e strisce per diffondere il suo pensiero. Numeri alla mano pare che il sogno di un salotto virtuale capace di fare concorrenza ai colossi si stia infrangendo.

Truth di Trump è un flop: lanciato il 21 febbraio 2022, Truth ha perso il 93% dei nuovi iscritti

L’app è stata automaticamente scaricata sui dispositivi Apple appartenenti agli utenti che l’avevano preordinata. Dovrebbe essere “pienamente operativa” entro la fine di marzo. “Questa settimana, inizieremo a distribuirla sull’App Store di Apple”, ha affermato Devin Nunes, Ceo del Trump Media & Technology Group (TMTG), società madre della nuova app Truth Social. “Penso che entro la fine di marzo saremo pienamente operativi, almeno negli Stati Uniti”, ha aggiunto Nunes, che si è dimesso dalla Camera degli Stati Uniti per guidare il gruppo Trump.

Tutto pronto? Non proprio, sono infatti molti gli utenti che hanno da subito riscontrato problemi tecnici non riuscendo a creare un proprio account. Secondo Cnet alcuni di loro hanno ricevuto un messaggio di errore quando hanno provato a creare un account per accedere all’app. Altri mentre provavano a inserire data di nascita, e-mail o numero di telefono. Altri ancora hanno riferito di essere stati inseriti in una lista d’attesa dopo essersi registrati, “a causa della enorme domanda”.

Doveva essere l'emblema della libertà ma da Truth Social a Flop Trump il passo è corto: Truth ha perso il 93% dei nuovi iscritti. Giovanni Scafoglio

Il progetto sembrava essere solo il primo passo del Trump Media & Technology Group (TMTG)

Una nuova società dall’obiettivo ambizioso: proporre un’alternativa al presunto monopolio dell’informazione. Il primo messaggio pubblicato dal profilo ufficiale di Trump è rimasto anche l’unico. Un “tweet” strano, un po’ da sala d’attesa del dottore («Preparatevi, il vostro presidente preferito arriverà presto!») che avrebbe dovuto catalizzare le varie anime della destra americana – da Fox News a QAnon –, radunandole nella loro nuova casa. Per dirla con una slide ufficiale del TMTG, unificare il frammentato universo “Non-Big Tech”, fatto di reti televisive, siti improbabili e app come Gettr, altro clone di Twitter fondato da un ex collaboratore di Trump. Non è successo granché da allora. Il secondo “tweet” di Trump deve ancora arrivare. pare che Donald sia furioso per lo scarsissimo interesse suscitato dall’impresa, che non è riuscita nemmeno a fare presa tra i suoi fan più sfegatati. 

Le installazioni dall’App Store di Apple sono crollate da 800 mila a 60 mila circa

il Daily Beast ha monitorato e analizzato i dati sulle visite a Truth Social. Mercoledì 30 marzo, ha fatto sapere che il calo del traffico continua a ritmi preoccupanti. Le installazioni dall’App Store di Apple sono crollate da 800 mila a 60 mila circa. L’ex presidente statunitense ha detto che l’app «si sta aprendo lentamente e gli utenti la adorano». Come faccia a esser cosi sicuro di tale gioia e tripudio resta però un mistero per chi vi scrive.

Certo, gli esordi di un social network non sono mai rose e fiori

Twitter passò dall’avere 20.000 utenti a contarne 60.000 in un lasso di tempo abbastanza lungo. Nel 2007 i cinguetti furono 400.000 ogni trimestre, salirono nel 2008 a oltre 100 milioni. Nel 2010 Twitter contava 50 milioni di tweet al giorno. Il 2013 vide Twitter arrivare ad avere 500 milioni di utenti. Una crescita espotenziale durata sei anni. Non molto diverse le storie di Instagram o Facebook. Da un social ideato e realizzato per diffondere il verbo di un ex presidente americano con un elettorato di quasi 75 milioni di americani e innumerevoli fan sparsi in tutto il mondo, forse, era lecito aspettarsi qualcosa di più. Anche se la storia imprenditoriale di Donald Flop Trump non è scevra di fallimenti.

«State pronti! Il vostro presidente preferito tornerà presto!» Intano meno bufale per tutti

Ad oggi questo è l’unico post pubblicato dall’ex uomo più potente del pianeta. Se rimarrà tale o meno lo scopriremo solo vivendo. Nel frattempo gli analisti ci informano che dopo il grande deplatforming di Trump si è notata una diminuzione di bufale, disinformazione e hashtag controversi. È stata Zignal Labs, con uno studio pubblicato originariamente da The Washington Post e ripreso poi da numerosi media di settore tra cui Business Insider, a provare a capire cosa stesse succedendo.

In una settimana, a partire dal 9 gennaio 2021, il giorno dopo la decisione di Twitter e le altre di silenziare il repubblicano, la quantità di bufale e notizie manipolate sulle elezioni americane sarebbe crollata di almeno il 73%: i contenuti in cui in diverso modo erano menzionati frodi e brogli elettorali sarebbero passati infatti da oltre due milioni e mezzo a poco più di 680mila. Con un’analisi più strettamente linguistica, la società ha osservato che nella stessa settimana espressioni come “stop the steal” o “shredded ballot”, diventate una sorta di motto dei sostenitori di Trump e dell’idea che il voto del 3 novembre 2020 sia stato pilotato e oggetto di gravi irregolarità, hanno avuto dal 70% a oltre il 90% di ricorrenze in meno in Rete.

The New York Times ha pubblicato la lista completa degli insulti usati da Trump su Twitter

Si parte da «zimbello patetico» e «politico corrotto» rivolti a Joe Biden a «ipocrita totale» detto di Neil Young, ce n’è per tutti e per tutti i gusti. In questi cinque anni «Donald J. Trump ha usato Twitter per lodare, persuadere, intrattenere, fare pressioni, stabilire la sua versione degli eventi e, forse in modo più notevole, per amplificare il suo disprezzo», scrivono infatti dalla testata.

Doveva essere l'emblema della libertà ma da Truth Social a Flop Trump il passo è corto: Truth ha perso il 93% dei nuovi iscritti. Giovanni Scafoglio

Violenza verbale che non ha mai risparmiato stampa e media, a cui sarebbe roiconducibile almeno il 10% dei tweet offensivi postati da Trump. Guardando la lunga lista di The New York Times è possibile farsi rapidamente un’idea dei soggetti – e sono davvero innumerevoli – che nel tempo sono stati al centro del mirino delle offese di Trump.

Come finirà? Flop Trump o viva Trump?

Ad oggi nessuno è in grdi di poter dire se il Truth Flop Trump sia stato realmente un buco nell’acqua, così come ci si dovrebbe chiedere se sia davvero corretto eticamente continuare a tenere fuori da tutti i social un ex presidente (seppur bullo) degli stati uniti d’America. Chi vi scrive è profondamente contratio a ogni forma di censura anche se allo stesso tempo trovo inaccettabile e da combattere con tutte le armi possibili la deriva violenta del linguaggio sui social e la diffusione di bufale on line.

Giovanni Scafoglio

Leggi anche:

Show Full Content
Previous Non è stato lo schiaffo di Dio
Next La giusta campagna per il Diritto all’oblio oncologico
Close

NEXT STORY

Close

Criticare Israele è antisemitismo? NO!

Novembre 18, 2023
Close