Aprile 25, 2024
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Ormai è evidente quanto sia in atto una vera e propria maratona tra le varie regioni a chi vaccina più velocemente e più persone. Leggiamo continuamente di Open day a base di vaccini a vettore virale. Siamo proprio sicuri che vaccinare i giovani con AstraZeneca e Johnson & Johnson, contravvenendo alle indicazioni di Aifa sia corretto?

Secondo Antonella Viola è sbagliatissimo vaccinare i giovani con AstraZeneca e Johnson & Johnson

E’ un concetto che la dottoressa, immunologa, docente di patologia generale a Padova, direttore scientifico dell’istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza ripete da parecchio tempo. Concetto ribadito a una intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Per non aver dubbi basta leggere un lavoro uscito sulla rivista Science dove si spiega come man mano che si scende con l’età i rischi di ricevere questi vaccini superano ampiamente i benefici. Nei più giovani il pericolo di avere conseguenze gravi a causa del Covid è invece molto basso. Ecco perché la Francia ha stabilito di limitare i due vaccini a vettore virale agli over 55. Continua la dottoressa Viola.

Eppure è stato ben indicato il termine di uso preferenziale

i vaccini a vettore virale sono sconsigliati sotto i 60 anni. È importante soprattutto che le donne giovani sappiano che per loro questi composti hanno un rischio superiore a quello degli uomini per quanto riguarda lo sviluppo di trombosi rare accompagnate da carenza di piastrine.

Lo dicono i dati. In un documento del 23 aprile l’Ema ha pubblicato un grafico che mostra chiaramente come il beneficio di ricevere AstraZeneca diminuisce con l’età in una situazione epidemica paragonabile alla nostra attuale. Un ragazzo di 20-29 anni ha 4 probabilità su 100 mila di evitare il ricovero in ospedale per il Covid e 1,9 probabilità di avere una trombosi post vaccinale. Prendiamo la fascia 60-69: 19 casi su 100 mila di evitata ospedalizzazione, a fronte di 1 caso di tromboembolia, la metà.

Il problema è che le Regioni stanno vaccinando secondo un criterio quantitativo e non qualitativo

La sensazione è che gli Open Day siano iniziative apparentemente virtuose realizzate però con lo scopo di “smaltire” le riserve di Astrazeneca e Johnson & Johnson, somministrandone decine di migliaia di dosi anche a persone di età inferiore ai 60 anni in contrapposizione rispetto alle indicazioni dell’Aifa.

Raccomandato ma non imposto

Di certo anche qui l’Agenzia Italiana del Farmaco avrebbe potuto adottare una comunicazione più chiara, in quanto che ha raccomandato ma non imposto l’inoculazione di questi due farmaci agli over 60 per scongiurare al minimo il rischio che i pazienti incorrano in eventi avversi, anche gravi. Risultato? Un pò tutte le regioni stanno impiegando i vaccini Astrazeneca e J&J anche tra persone con meno di 60 anni. E sempre più spesso verso ragazzi molto giovani.

Intanto l’associazione Coscioni chiede la sospensione della somministrazione dei vaccini Astrazeneca e Johnson & Johnson ai giovani

Firmatari dell’appello scienziati e accademici dell’associazione Luca Coscioni, come il suo copresidente Michele De Luca, professore ordinario nel Dipartimento di scienze della vita e direttore del Centro di medicina rigenerativa `Stefano Ferrari´ dell’università di Modena e Reggio Emilia.

Gli scienziati chiedono la sospensione «a causa dei documentati rischi per la salute e la vita» si legge nel comunicato. «L’appello si fa particolarmente urgente in occasione degli Open Days aperti a tutte le fasce di età, compresi maturandi, che si stanno tenendo in tutta Italia, infrangendo le raccomandazioni dell’Aifa di riservare il vaccino AstraZeneca agli ultrasessantenni.

Intanto la Francia, Belgio, Norvegia e Danimarca,hanno stabilito di limitare i due vaccini a vettore virale agli over 55. la Spagna ha deciso di limitarne la somministrazione alla fascia d’età 60-69enni,  mentre la Germania, come l’Italia, ha raccomandato l’uso agli over 60 seguendo il principio della massima precauzione.

Intanto, la campagna di vaccinazione prosegue a pieno ritmo

Il commissario Figliuolo parla già di possibilità di una terza dose, guardando al dopo pandemia. Secondo le sue stime, a fine settembre sarà vaccinato l’80% della popolazione italiana e in autunno sarà fondamentale un maggiore coinvolgimento di medici di base, pediatri e farmacie.

Francesca Rampazzo

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