Ottobre 26, 2024
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La trap, uno dei sottogeneri del rap, è spesso criticata per i suoi contenuti espliciti e tossici. Droghe, denaro, violenza, misoginia: molti detrattori puntano il dito contro questi temi, sottolineando come la trap sia un modello negativo per i giovani. Ma è davvero giusto etichettare la trap come il genere più violento e tossico nella storia della musica? In questo articolo, esamineremo la storia della musica e le dinamiche sociali che hanno portato alla nascita di questo genere, cercando di comprendere meglio se la trap sia davvero così pericolosa come viene dipinta. la domanda è: la trap è davvero la musica con il linguaggio più violento di sempre?

Sin dalle sue origini nei primi anni 2000, la trap ha puntato i riflettori su realtà spesso nascoste o ignorate dalla società mainstream

Questo genere musicale è nato nei quartieri di Atlanta, negli Stati Uniti. E’ una forma di espressione che racconta la vita difficile di chi affronta povertà, violenza e disuguaglianza sociale. Artisti come T.I., Gucci Mane e Young Jeezy sono stati tra i primi a portare la trap sotto i riflettori, parlando delle esperienze vissute nelle “trap house”, edifici abbandonati usati per il commercio di droga. Questi racconti, pur crudi, riflettono la realtà vissuta da molti giovani afroamericani.

La trap, quindi, è una forma di narrazione di esperienze reali. La violenza e la criminalità presenti nei testi non vanno interpretate come una glorificazione. Vanno inquadrati piuttosto come una testimonianza di ciò che accade in determinate realtà. La mancanza di una chiara morale nei testi può sembrare tossica, del resto gli artisti non devono educare il pubblico, bensì raccontare e condividere le proprie esperienze in modo “autentico” e senza filtri. Da punto di vista musicale, rispetto al rap il beat è molto più spinto, accelerato.

La diffusione della trap è stata profondamente influenzata dall’accessibilità alla tecnologia e dalle piattaforme digitali. La trap è stata uno dei primi generi musicali a sfruttare completamente i social, consentendo a giovani artisti di raggiungere un vasto pubblico senza passare attraverso le grandi case discografiche. Questo ha contribuito all’esplosione del genere. in particolare tra le generazioni più giovani e le classi sociali meno abbienti, democratizzando la produzione musicale e rendendo possibile la creazione musicale anche a chi non aveva risorse economiche significative.

Quando si parla di violenza nella musica, è fondamentale fare un confronto storico

Negli anni ’80 e ’90, il gangsta rap ha affrontato accuse simili a quelle odierne rivolte alla trap. Artisti come N.W.A. e Tupac Shakur raccontavano, in maniera brutale, la vita nei quartieri più difficili degli Stati Uniti. Anche in quel caso, la violenza e l’illegalità erano presenti nei testi, rappresentando, in questo caso, oltre che una testimonianza, una forma di denuncia sociale.

Tutto ciò spesso senza una chiara morale o denuncia sociale alla fine della storia. Tuttavia, bisogna considerare che molti artisti di trap non intendono glorificare, ma piuttosto descrivere in maniera fredda e distaccata ciò che hanno vissuto. C’è una differenza sostanziale tra raccontare una realtà e promuoverla, anche se la linea di demarcazione può sembrare sottile. Le accuse di tossicità, quindi, derivano spesso da una lettura superficiale dei testi e dalla mancanza di comprensione del contesto in cui vengono prodotti.

Un altro punto interessante riguarda il pubblico della trap. A differenza del gangsta rap, che aveva un pubblico più limitato, la trap è diventata mainstream, raggiungendo anche giovanissimi che potrebbero non avere il contesto necessario per interpretare correttamente i messaggi degli artisti. Questo è uno dei motivi per cui il genere è considerato da molti più pericoloso rispetto ad altri stili musicali che affrontano tematiche simili.

Un altro aspetto rilevante della trap è la sua estetica della “bruttezza cercata”, che trae origine dalle realtà sociali difficili che il genere rappresenta

Questo approccio è parallelo a movimenti artistici passati, come il “camp” e il cinema “quinqui” in Spagna, caratterizzati da una rappresentazione volutamente cruda e anti-normativa della vita urbana. Tale scelta estetica contribuisce alla rappresentazione autentica delle esperienze di chi vive in contesti di emarginazione. Volendo, in modo simile a quanto fatto dal punk e dal gangsta rap in passato.

La trap è davvero il genere più violento di sempre?

È giusto dire che la trap è il genere più violento di tutti i tempi? Probabilmente no. Storicamente, la musica ha sempre affrontato temi difficili e spesso controversi. Se guardiamo indietro, già la musica blues e jazz del primo Novecento trattava il dolore, la sofferenza e le difficoltà della vita. Negli anni ’60 e ’70, il rock ha introdotto temi di ribellione contro il sistema, abuso di sostanze e comportamenti autodistruttivi. Negli anni ’90, il grunge ha reso popolare la depressione e l’alienazione, mentre il punk è stato sinonimo di ribellione e nichilismo.

La trap non è altro che l’ultimo esempio di come la musica popolare rifletta le sfide e le realtà della società contemporanea. I temi tossici, legati a violenza e droga, non sono una novità esclusiva della trap. Ciò che è cambiato è il contesto mediatico e la percezione del pubblico. In un’epoca in cui i social amplificano ogni messaggio, è più facile che una canzone venga mal interpretata o presa come esempio negativo.

Come ogni altro genere musicale, la trap riflette una realtà sociale, e la sua funzione non è necessariamente quella di educare, ma di esprimere. Forse è più utile, invece di demonizzare questo genere musicale, cercare di capire cosa ci sta dicendo sulla società odierna cosa stia portando alla luce.

La trap, come molte altre forme di musica prima di essa, è una finestra su un mondo che molti non conoscono, e come tale merita di essere ascoltata e compresa, non semplicemente condannata. È cruciale che il pubblico, soprattutto i più giovani, riceva strumenti critici per comprendere il contesto dei testi trap, anziché semplicemente recepirli come modelli da seguire. In questo modo, possiamo utilizzare la musica come uno specchio per capire la società, anziché come un facile capro espiatorio per i mali del nostro tempo.

Alla fine, la vera domanda da porsi non è se la trap sia il genere più violento, ma quanto di ciò che viene raccontato sia autentico

Molti artisti trap, ormai parte del mainstream, potrebbero non aver vissuto personalmente le esperienze che descrivono. Interpretano un personaggio costruito per aderire all’immagine del genere e soddisfare le aspettative del mercato. Questo non è un fenomeno nuovo nella storia della musica: da sempre, artisti di vari generi hanno recitato una parte per raggiungere il successo commerciale. Tuttavia, ciò che rende questo aspetto più delicato oggi è l’enorme impatto che la trap, attraverso i social media e le piattaforme digitali, ha sui giovani, che spesso recepiscono questi racconti senza il filtro critico necessario.

La mancanza di autenticità nella narrazione, quindi, contribuisce a perpetuare un’immagine distorta della realtà, che rischia di essere accolta come verità da un pubblico sempre più giovane e impressionabile. Invece di condannare superficialmente il genere, è importante promuovere un ascolto critico e consapevole, che permetta di distinguere tra arte e realtà, tra narrazione e verità.

Giovanni Scafoglio

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