Facebook ha chiuso la pagina de Il Primato Nazionale, testata legata a Casapound, gruppo sovranista italiano.
Facebook chiude il primato nazionale e Casapound annuncia di voler fare causa al social creato da Mark Zuckerberg
La decisione di Facebook di chiudere la pagine al momento è legittima e in sostanza inoppugnabile. È un po’ come se fosse un appartamento privato dove per entrare accettiamo un contratto e chi non lo rispetta può essere messo alla porta.
Secondo quanto appreso da fonti della società, la decisione di Facebook sarebbe stata presa dopo una attenta analisì dei comportamenti adottati dai militanti in attività sia online che offline. In pratica nella vita reale e ovviamente sui contenuti postati sul social incriminato.
Facebook non ha fornito dettagli su post specifici incriminati
Ne come accaduto in passato per decisioni analoghe sempre legate a pagine di Casapound, su azioni violente valutate. Ha precisato inoltre che non ci sarebbe alcuna motivazione ideologica. Facebook ritene che i gruppi e i partiti legati alla pagina, siano promotori di violenza e di discriminazione, e di conseguenza che non possono più avere spazio sui social.
Facebook chiude il primato nazionale, è giusto chiudere un account di un gruppo politico o di un capo di Governo?
Senza entrare nel merito di una decisione che appare più che legittima agli occhi di chi vi scrive, crediamo però che sia lecito porsi qualche domanda. In particolare se sia realmente giusto che siano società private come Twitter e Facebook a decidere di escludere dai social un organo legato a un partito politico o, addirittura, il Presidente degli Stati Uniti.
Sono interrogativi che vanno ben oltre le discutibili figure “censurate”
Pensiamo sia giunto il momento di fermarsi a fare una rilfessione sulla censura applicata dai social. Dai nudi a ciò che è considerato blasfemo o pornografico fino ad arrivare all’ex inquilino della Casa Bianca.
Se i social sorvegliano i contenuti e decidono chi e cosa può essere pubblicato, chi sorveglia i sorveglianti?